Bianca Piazzese, Affaritaliani.it 29/09/09, 30 settembre 2009
Tra i 30 e i 50, con un figlio lontano o una causa da seguire: sono le donne sui social network - Che uso fanno le donne di blog, Facebook e YouTube? E soprattutto, che uso ne fanno le donne dell’area del Mediterraneo? Se lo sono chieste - all’interno del Prix Italia, il concorso internazionale dedicato ai programmi di qualità per la radio, la tv e il web, in corso in questi giorni a Torino - le relatrici della tavola rotonda Donne tra memoria e futuro organizzata dal Gruppo Donne della COPEAM (Conferenza permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo)
Tra i 30 e i 50, con un figlio lontano o una causa da seguire: sono le donne sui social network - Che uso fanno le donne di blog, Facebook e YouTube? E soprattutto, che uso ne fanno le donne dell’area del Mediterraneo? Se lo sono chieste - all’interno del Prix Italia, il concorso internazionale dedicato ai programmi di qualità per la radio, la tv e il web, in corso in questi giorni a Torino - le relatrici della tavola rotonda Donne tra memoria e futuro organizzata dal Gruppo Donne della COPEAM (Conferenza permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo). Tra uno spezzone della ”ragazza Facebook” di Caterina Guzzanti e uno stralcio dallo storico programma ”Si dice donna” (1977-81) di Tilde Capomazza, si è delineato a poco a poco uno straordinario puzzle di donne protagoniste dello spazio aperto dai nuovi media. Perché, posto che ”non tutte le donne vogliono fare le veline”, come sottolinea Stefanella Campana di BabelMed, i nuovi media possono essere uno ”spazio di libertà in cui le donne, oltre a produrre le notizie, possono anche decidere dove metterle, e questo molto più semplicemente che sui giornali o in tv”. Mentre Carolina Popolani, italo-siriana di Newslab, racconta un Egitto in cui internet è un ”big gate” dove si parla di politica e regime, in cui i blog sono uno strumento di denuncia e di attivismo politico, spesso utilizzati per convocare manifestazioni, Sara Lacomba della COPEAM, in relazione al profilo Facebook ”Femmes Méditerranéennes”, tratteggia due tipologie di donne, l’occidentale e quella del sud del mondo. La prima ha perlopiù dai 30 ai 50 anni, anche se le donne sopra i 40 sono molte meno. Le over quaranta fanno un uso ”serio” dei social media: hanno un’iniziativa, un progetto da seguire, o stanno in contatto con un figlio lontano. Le donne del sud del mondo sono più giovani, al massimo trentenni, e usano i media come strumento per sostenere cause sociali, per cercare lavoro o andarsene da contesti difficili. Insomma - lo dicono tutte: sui nuovi media le donne posso fare, e fanno, facilmente rete, e rete di reti. Danno, ricevono, scambiano informazioni. Affacciate sul Mediterraneo, giornaliste e non usano i nuovi media per superare barriere, rivelando un mondo stimolante, ricco e in grande movimento, di cui esse sono forte elemento propulsivo. E le donne dell’Italia mediterranea? Sumaya Abdel Qader è una nuova italiana musulmana, una seconda generazione. Blogger, autrice di Porto il velo e adoro i Queen, si sente parte a tutti gli effetti della società italiana, che però spesso stenta a riconoscerla perché… porta il velo, il che immediatamente squalifica e incasella nello stereotipo.