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 2009  settembre 30 Mercoledì calendario

Abdelmalek Droukdal è il capo del gruppo nordafricano di Al Quaeda. Secondo Florence Beaugé, il suo obiettivo è la Francia

Abdelmalek Droukdal è il capo del gruppo nordafricano di Al Quaeda. Secondo Florence Beaugé, il suo obiettivo è la Francia. Il gruppo di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) è una costola della rete di Osama bin Laden. Con il passare del tempo è sempre più dificile sostenere che si tratti solo del nuovo nome dell’ex Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc), come affermano le autorità algerine. Nel 2005 il Gspc, ultimo gruppuscolo terrorista algerino ancora operativo, ha deciso di entrare nell’orbita di Al Qaeda, ma ci ha messo due anni per riuscirci. All’epoca il Gspc era sottoposto a forti pressioni. Gli Stati Uniti e l’Algeria avevano istituzionalizzato la cooperazione per la sicurezza un anno prima e le amnistie proposte dal governo algerino avevano decimato la resistenza. Nel 2003 il fondatore del movimento, Hassan Hattab, era stato allontanato. I suoi compagni reclamavano il diritto di andare a combattere in Iraq, ma il leader non era d’accordo. Messo in minoranza, Hattab aveva dovuto dare le dimissioni ed era stato sostituito da Abu Ibrahim, alias Nabil Sahraui, ucciso nel 2004 durante un’operazione dell’esercito algerino. Quando nel 2005 Droukdal ha preso il suo posto aveva 36 anni e una formazione scientifica da fabbricante di esplosivi nei Gruppi islamici armati (Gia). Le guerre in Afghanistan e in Iraq avevano ridato slancio al terrorismo algerino, mentre Al Qaeda era alla ricerca di una nuova strategia: voleva fare del Maghreb un vivaio per alimentare le sue truppe. Nel luglio 2005, quando due diplomatici marocchini sono stati presi in ostaggio in Iraq, il Gspc ha colto l’occasione per lodare l’uccisione dei due diplomatici e fare atto di sottomissione al capo di Al Qaeda in Iraq, Abu Musab al Zarqawi. La rete, intanto, doveva rispondere alla richiesta di affiliazione del gruppo. Nel gennaio 2007 il Gspc è stato rifornito di armi e si è trasformato nell’Aqmi. Il nuovo gruppo ha dato prova della sua credibilità. Ad aprile, Casablanca e Algeri hanno registrato una decina di attentati suicidi organizzati con un metodo iracheno inusuale nella regione. A dicembre Algeri è stata scossa da una nuova serie di attentati contro la sede delle Nazioni Unite e quella dell’Interpol. L’impatto sull’opinione pubblica è stato notevole. Nel 2008 Droukdal ha confermato la sua strategia di internazionalizzazione del movimento. Ha rinnovato la maggior parte dei suoi luogotenenti e i capi delle zone militari, nominando persone molto giovani. L’Aqmi si è finanziato a lungo con il contrabbando e il racket alle frontiere con Marocco, Libia e Mauritania. Ma dalla ine del 2008 i fondi principali arrivano dai rapimenti di occidentali: austriaci nel sud della Tunisia, canadesi, tedeschi e svizzeri in Niger. Fino a oggi è stato giustiziato un solo ostaggio: un britannico, nel maggio del 2009 in Mali, dopo che Londra ha rifiutato di pagare il riscatto. Il gruppo ha moltiplicato le operazioni per non dar tregua al nemico: vuole diventare la prima forza di opposizione armata nel Maghreb. Droukdal lo dice apertamente in un’intervista rilasciata al New York Times nel luglio del 2008. Evita di provocare vittime tra i civili musulmani. In Algeria i suoi principali bersagli sono le forze di sicurezza, ma il suo peggior nemico è la Francia, seguita dagli Stati Uniti. Dov’è oggi Droukdal? Probabilmente in Cabilia, in una di quelle basi che conosce molto meglio dell’esercito algerino e dove si nasconde da sedici anni. Ma dall’arrivo di Barack Obama è diventato più dificile reclutare combattenti. Obama era di origine islamica, e molti musulmani non capiscono perché dovrebbero battersi contro di lui. Perciò negli ultimi tempi il centro di gravità dell’Aqmi si è spostato dal Maghreb verso il Sahel. Le nuove reclute sono soprattutto mauritani e maliani. Forse perché al sud il movimento ha ancora il fascino della novità.