Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 30 Mercoledì calendario

«SANT’AMBROGIO, UN VERO COMUNISTA»


Dario Fo: Vangelo alla mano, difese i deboli e condannò i latifondisti

MILANO – Forse non è un ca­so che entrambi siano nati a Tre­viri. Aurelio Ambrogio, futuro vescovo, santo e patrono di Mila­no nel 334, Karl Marx, futuro teo­rico del materialismo storico nel 1818. «Vero, ma quella frase de­stinata a cambiare la storia l’ha detta per primo Ambrogio», assi­cura Dario Fo. Quale frase? «Che solo il furto ha fatto nascere la proprietà privata. Quindici seco­li prima di Prudhon e Marx, Am­brogio usava le stesse parole per condannare il possesso delle co­se. Un vero comunista ante litte­ram, o meglio un vero cristia­no ».
Tanto da far decidere a Fo, do­po essersi fatto beffe di papi e monsignori, di indossare lui stesso la clamide di quel vesco­vo anomalo, che se non fosse per le tante citazioni storiche sembrerebbe uno dei personag­gi paradossali inventati dal No­bel.
«Invece è tutto vero», garanti­sce Dario, dal 6 ottobre con Fran­ca Rame al Piccolo Teatro in San­t’Ambrogio e l’invenzione di Mi­lano .
«Quella di Ambrogio è una storia straordinaria – prosegue ”. Tanto per cominciare, non solo non era prete, né battezza­to. Nato in una famiglia ricca, è un agnostico con una gran car­riera davanti. Colto, ottimo orga­nizzatore, esperto di questioni amministrative, viene mandato a Milano come consularis major . Dove, nonostante il cri­stianesimo sia ormai religione di Stato, continua a resistere una forte comunità ariana. Mor­to il vescovo ariano Aussenzio, la nomina del successore rischia lo scontro religioso. Un ariano o un cristiano? Grande oratore, sti­mato per la sua onestà, Ambro­gio è invitato a far da arbitro in una pubblica assemblea a San Lorenzo. E lo fa così bene che al­la fine tutti lo acclamano: voglia­mo te come vescovo!».
Ambrogio proprio non se lo aspettava. Tanto più, continua Fo, che lui si trovava benissimo tra mille agi e onori. «Datemi tre giorni», chiede Ambrogio per prender tempo.
«Come mossa estrema orga­nizza a casa sua un’orgia-sceneg­giata e invita gli amici più liberti­ni... Fanno un tale baccano da far arrivare i gendarmi. Gran scandalo. E Ambrogio si dichia­ra subito colpevole. Dice alla gente: vedete? Vi sbagliate. Nes­suno è più indegno di me».
Perfetto, gli ribattono, «sei proprio quello che cercavamo. Un uomo che riconosce i suoi peccati, non un ipocrita: vieni a fare il vescovo».
Nel giro di una settimana, Am­brogio viene battezzato, ordina­to diacono, sacerdote, vescovo. il 374, il 7 dicembre. Data desti­nata a diventare la festa di Mila­no. Il primo miracolo lo compie subito: la sua trasformazione.
«Prende così sul serio il ruolo da devolvere al popolo tutti i suoi beni. E, Vangelo alla mano, si fa avvocato difensore dei debo­li, degli sfruttati. Violente le sue parole contro i ’possessores’, i latifondisti del tempo. La terra non è vostra ma di chi la coltiva, sostiene invitando alla comunio­ne dei beni, ad aprire i granai della giustizia. I ricchi gridano al sacrilegio, se non lo fanno fuori è perché ha dietro un consenso spaventoso».
«Quando muore, a 64 anni, tutta Milano accorre a rendergli omaggio. Invece di essere sepol­to in una bara di legno aperta, come aveva chiesto, viene mes­so in un catafalco dorato. Ma ec­co che sulla piazza scende im­provvisa una fitta nevicata nono­stante sia primavera. Non si ve­de più nulla. Il feretro cade, la salma finisce a terra. La portano a braccia, il volo al cielo come vo­leva lui. Ambrogio non lo si pote­va contraddire neanche da mor­to ».
Una curiosità: Dario Fo e Fran­ca Rame si sono sposati il 24 giu­gno 1954, nella basilica di San­t’Ambrogio.