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 2009  settembre 30 Mercoledì calendario

CHIUDE LA SANATORIA PER BADANTI E COLF 300 MILA DOMANDE, META’ DEL PREVISTO


Il Viminale esclude la proroga. Denunce per chi non è in regola

ROMA – Le ultime dodici ore a di­sposizione non appaiono sufficienti per modificare il quadro finale: le richieste di sanatoria per colf e badanti saranno meno di 300.000. Il numero è di gran lunga inferiore a quanto ci si aspettava e avvalora l’ipotesi che almeno altrettan­ti stranieri rimangano nella clandestini­tà. E questo senza voler dar credito alle stime dell’Adoc, l’Associazione di difesa dei consumatori, condivise dal Censis, che parlano di «almeno un milione di persone che sono impiegate presso le fa­miglie italiane». Fallisce dunque l’obiet­tivo dichiarato dal governo di regolariz­zare chi è già entrato in Italia e lavora «in nero». E adesso è alta la possibilità che si moltiplichino le denunce per in­gresso clandestino. Ma non solo. I dato­ri di lavoro degli «irregolari» rischiano la denuncia per favoreggiamento del­l’immigrazione e una multa dell’Inps che può arrivare fino a 40.000 euro.

I lavoratori clandestini

Secondo i dati aggiornati alle 17 di ie­ri, sono stati richiesti al sito internet del ministero dell’Interno 313.778 moduli e inviate 255.165 domande. Di queste, 153.297 riguardano le collaboratrici do­mestiche e 70.035 le badanti. Per com­prendere quante persone potrebbero ri­manere in Italia senza permesso si deve fare una comparazione con i numeri del cosiddetto «clickday» per il quale erano state depositate 420.000 richieste.

I posti messi a disposizione dai «de­creti flussi» relativi al 2007 e al 2008 era­no complessivamente 320.000, ma fino­ra sono stati rilasciati poco più di 120.000 nulla osta. Restano dunque 300.000 stranieri, ma di loro soltanto 20.000 hanno comunicato di voler ri­nunciare all’istanza per poter accedere alla sanatoria. E dunque l’ipotesi più ac­creditata è che rimangano in Italia da clandestini. Del resto il provvedimento del governo ha fissato regole che obbli­gano i datori di lavoro ad autodenun­ciarsi sia per quanto riguarda il reddito personale annuale, sia per l’impegno ri­chiesto al dipendente e questo ha con­vinto moltissimi di loro a fare marcia in­dietro.

Ore e redditi

Secondo gli esperti che in queste ore stanno «leggendo» i dati, il primo osta­colo è stato l’obbligo di garantire in ven­ti ore settimanali il tempo minimo di impiego per le collaboratrici domesti­che. Poiché la maggior parte di loro non ha un unico posto, i tecnici del Vi­minale avevano proposto che si potesse­ro accettare anche domande presentate da diversi datori di lavoro per lo stesso dipendente in modo da dividere l’onere dei contributi da versare all’Inps. sta­to il ministro Roberto Maroni a boccia­re l’ipotesi e l’idea è stata così accanto­nata.

Secondo ostacolo si è rivelato l’obbli­go per il datore di lavoro di denunciare un reddito lordo annuo non inferiore a 20.000 euro. Moltissimi hanno preferi­to rinunciare a regolarizzare colf e ba­danti pur di non presentare il proprio «740». Non è sembrato troppo oneroso – almeno secondo i tecnici del Vimina­le che hanno analizzato le richieste – il versamento di 500 euro per accedere al­la procedura, ma non è bastato a com­pensare il deterrente rappresentato dal­le altre regole imposte. A questo punto, se il dato di 300.000 istanze sarà confer­mato, lo Stato incasserà molto meno di quanto aveva previsto: appena 150 mi­lioni di euro, ai quali si aggiungono 4 milioni e mezzo di euro per le marche da bollo.

Milano al top

L’analisi delle tabelle consente di ave­re una mappatura del lavoro domestico e scoprire così che in cima alla lista divi­sa per nazionalità ci sono gli ucraini, se­guiti da marocchini e moldavi. Restano in fondo all’elenco, con appena 12.214 domande, i filippini. Il maggior nume­ro di istanze, circa 50.000, arriva da Mi­lano, seguita da Roma (36.036) e Napoli (24.957). Oggi è l’ultimo giorno utile. Nell’ultima settimana c’è stato un flus­so di circa 25.000 richieste depositate ogni giorno e non è escluso che possa esserci un incremento, anche se difficil­mente si potrà registrare un’impenna­ta.

«Sarà comunque un buon risultato – ribadisce il prefetto Mario Morcone, direttore del dipartimento Immigrazio­ne del Viminale – perché in questo mo­do avremo tracciato un percorso per il futuro per almeno 300.000». Potevano essere molti di più, ma il ministro Maro­ni ha sbarrato la strada a una possibile proroga fino a fine anno chiesta dalle as­sociazioni e ha già detto pubblicamente che «non ci saranno altre sanatorie». Per mettersi in regola e vivere in Italia senza rischi di espulsione, restano po­che ore.