Paolo Bracalini, il Giornale 26/09/2009, 26 settembre 2009
ZERO SCOPERTE, GRANDE NOTORIETA’: ASCESA DI PIERGIORGIO IL TUTTOLOGO
Di formazione matematico ma di professione attaccabrighe, il cuneese (ripieno di narcisismo) Piergiorgio Odifreddi si è distinto in gioventù per i brillanti studi di logica formale ma si è ormai ridotto a un solo sillogismo: chi vota Berlusconi è stupido, la maggioranza vota Berlusconi, quindi la maggioranza è stupida. Cambiate i sostantivi, salvando la forma aristotelica, e il risultato non cambierà: il disprezzo logico di Odifreddi investe con la stessa violenza anche i cattolici, i credenti in generale, gli ebrei, gli americani, i filosofi che non sono d’accordo con lui. «Sono contro le tre B: Berlusconi, Bush e Benedetto XVI» spiegò una volta. Ma, nella foga odiatrice, è anche contro i «tromboni filosofici della RCS», che per lui non è la casa editrice ma il terzetto Reale Severino-Cacciari.
E’ un Travaglio in versione scientifico anticlericale, e come quell’altro anche lui invade gli scaffali delle librerie mitragliando in media due titoli all’anno, tutti in classifica grazie al prezzemolismo dell’autore. Ma se Travaglio è ossessionato dal cavaliere, Piergiorgio dai capelli ondulati vola molto, molto più in alto: lui è in polemica direttamente col Padreterno, cui vorrebbe spiegare tre o quattro cose.
Rivelatosi alle masse come esperto di logica matematica, strada facendo lo scienziato si è messo a discettare su tutto lo scibile umano: religione, etica, politica, arte, diritto, biologia, storia,geografia,educazione fisica.Era la figurina che mancava per completare l’album Panini dei perfetti ospiti da talkshow: il freddo scientista, lo scettico, l’ateo incallito, il Bertrand Russell de’ noantri, il signor Spock delle questioni etiche. La tv lo ha subito adottato come opinionista professionale, cosi che ormai Odifreddi sta alla vera scienza come Paolo Crepet alla psicoanalisi, come Beatrice Borromeo al giornalismo.
Giocoforza il personaggio si alimenta con le sparate polemiche volutamente eccessive, con gli attacchi feroci, con il protagonismo bellicoso e spesso insolente, sport in cui ha ormai surclassato il collega Vattimo ma non ha ancora eguagliato Gabriele Paolini. «Padre Pio era un fascista», «Madre Teresa di Calcutta era atea», «Israele è uno Stato fascista» oppure «Quando ho letto la Bibbia mi sono sbellicato dal ridere. Non riuscivo a credere che una religione si potesse reggere su cose del genere. Un Dio cattivissimo, popolazioni annientate, donne violentate. A volte sembra di leggere Mein Kampf di Hitler». Insomma la Bibbia come vera ispiratrice del Terzo Reich. Una delle tesi moderate di cui la mente di Odifreddi è fucina in continua ebollizione. C’è chi ha voluto vedere un segno del destino nella composizione suo cognome, Odi e freddi, come la rivista Campus che tempo fa gli ha dedicato la rubrica «Gli overrated» (i sovrastimati, ndr), con titolo: «La lunga ma resistibile ascesa del prof. Cold-hate» (perché si, ha insegnato in America, ma anche in Russia e Cina). Lì si spiegava la più importante scoperta scientifica del professore, il «teorema della notorietà»: «Fra sistemi d’equazione, la sua beautiful mind ha capito che il quadrato delle entrate di Piero Angela uguale alla somma dei cachet di Paone e Tozzi per 3,14. Mettendo a fattor comune la blanda allure neopositivista dell’uno e degli altri, è sceso in campo, pestando giorno dopo giorno nel mortaio anticlericale».
La carriera da presenzialista salottiero lo appassiona (e remunera) talmente bene che a 57 anni andato in pensione dall’Università e ora si fa bello su Vanity Fair, a cui racconta di essere un grande seduttore, saltella dalla Dandini alla Cabello, da Bonolis a Vespa, si pavoneggia a tutta pagina su Anna. Ma il fiuto commerciale per il filone del Perché non possiamo essere cristiani (titolo del suo primo bestseller) poggia su un reale odio di Odifreddi verso la Chiesa, la religione (quella islamica molto meno di quella cristiana, perché i musulmani sono «vittime delle Crociate» e della «conquista dei loro pozzi di petrolio»), e pure verso la lobby demoplutocratica degli ebrei americani. Sfotte chiunque veda misteri dietro la realtà misurabile, ma dietro l’11 settembre lui ha visto molti misteri. Ha scritto due controverse interviste impossibili a Gesù Cristo e a Adolf Hitler, da cui è uscito molto meglio il secondo. Perché in fondo «le leggi razziali contro gli zingari degli Usa sono precedenti a quelle della Germania nazista. Molte delle cose che noi imputiamo al razzismo nazista in realtà sono americane». Le sue esternazioni in materia di politica sono la dimostrazione dei danni che la scienza può fare se applicata in altri ambiti. «Il sistema democratico è di tre secoli fa, è anacronistico. Oggi abbiamo mezzi elettronici. Il sistema dei soviet è più modemo. I sovietici erano all’avanguardia rispetto ai tempi. Avrebbero avuto bisogno di mezzi informatici altamente avanzati» ha spiegato una volta a Sabelli Fioretti. Già, è proprio un peccato che Stalin non disponesse di computer. In compenso il prof. Coldhate dà lezioni di logica a gratis, come fece con l’ex presidente del Senato Marcello Pera: «Dice che il motivo per cui l’Occidente domina sull’Oriente è dato dallo studio dei flussi migratori: la gente si sposta verso l’Occidente, quindi secondo lui dal peggio al meglio. Secondo questa logica, allora, per analogia bisognerebbe sostenere che dal momento che i prodotti acquistati nei supermercati poi finiscono nelle discariche, allora la discarica è meglio del supermercato». No, sarebbe sbagliato logicamente. Come sostenere che se uno vende molti libri, allora vale la pena leggerli.