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 2009  settembre 30 Mercoledì calendario

L’imminente ripresa non tragga in inganno. Il Toro non premierà tutti - Negli ultimi mesi, i titoli europei hanno registrato un forte rialzo grazie al progressivo miglioramento degli indicatori di fiducia sia delle imprese che dei consumatori

L’imminente ripresa non tragga in inganno. Il Toro non premierà tutti - Negli ultimi mesi, i titoli europei hanno registrato un forte rialzo grazie al progressivo miglioramento degli indicatori di fiducia sia delle imprese che dei consumatori. Ciò ha convinto gli investitori che fosse meglio cominciare a prepararsi all’inizio della ripresa economica mondiale. All’origine di tale ottimismo ci sono la riapertura dei mercati del credito, le robuste immissioni di liquidità da parte delle banche centrali unite a politiche fiscali fortemente espansive, e una generalmente positiva chiusura dei conti aziendali nel secondo trimestre. Quest’ultimo elemento è in parte dovuto alle anticipate nonché aggressive politiche di riduzione dei costi attuate dal management di tutti i principali gruppi. L’aumento degli utili che ne è conseguito ha finito per sorprendere il mercato. Tuttavia, con così tanti titoli che si sono apprezzati di quasi il 50% rispetto ai minimi di marzo, ultimamente le valutazioni sono diventate sicuramente meno attraenti. Di conseguenza, recentemente gli investitori hanno assunto un atteggiamento più cauto, cercando di mettere al sicuro parte dei guadagni conseguiti. Vista l’intensità e la particolare natura di questa recessione, e considerate le difficoltà strutturali di partenza, come l’elevato tasso di disoccupazione, la quale non smette di crescere, la continua tendenza alla riduzione dell’indebitamento da parte dei consumatori, la scarsità di credito per le imprese e la necessità che i governi aumentino la pressione fiscale e taglino le spese nel tentativo di risanare il bilancio, sui mercati spira ancora un forte vento di scetticismo sull’entità della ripresa. Il fattore principale che tiene a freno l’economia globale è la consistenza delle scorte aziendali, ancora a livelli eccessivi nonostante la crisi ne abbia significativamente ridotto il livello. Tuttavia, con il tempo, questo elemento potrebbe giovare della ripresa della crescita, contribuendo ad accelerarla. Nonostante queste difficoltà, che contribuiscono a generare incertezza e quindi volatilità, non prevediamo che i mercati testino di nuovo i minimi raggiunti nel primo trimestre dell’anno. Rimaniamo del parere che l’economia mondiale stia per entrare in un periodo di crescita positiva ma inferiore alla media, di conseguenza anche le pressioni (e le aspettative) sui tassi di interesse e sul livello dei prezzi dovrebbero restare modeste nel medio termine. Storicamente, simili contesti macroeconomici si sono dimostrati favorevoli a una crescita dei listini azionari. Il prossimo anno, le piazze finanziarie saranno trainate, da un lato, dalla nascente ripresa, e dall’altro dall’aumento della fiducia degli investitori in una ripresa della redditività aziendale, specie se il fattore alla base di quest’ultima è l’incremento dei ricavi. Pertanto, è probabile che gli investitori subiranno ancora per qualche tempo l’effetto delle oscillazioni sia dei dati macroeconomici che dei risultati aziendali. Inoltre, il dibattito sulla sostenibilità e sulla natura della ripresa globale potrebbe protrarsi ancora per qualche tempo, mantenendo in tal modo un residuo livello di incertezza. In un contesto del genere, è probabile che i ritorni dagli investimenti in azioni non raggiungeranno cifre astronomiche ma si mantengano a livelli modesti. Sarà quindi ancora necessario conservare un approccio di tipo diversificato fino a fine anno. Negli ultimi sei mesi, la performance dei mercati è stata spinta in massima parte dal recupero dei titoli finanziari, dei consumi durevoli e delle materie prime, che hanno molto beneficiato dal crollo dei rispettivi premi per il rischio. Entro breve i titoli più ciclici e di minore qualità lasceranno il testimone alle aziende di qualità superiore, dai bilanci relativamente floridi, e buona capacità di generare cassa e ottenere credito. Dalle considerazioni appena effettuate si trae la conclusione che sui mercati azionari in questo momento agiscono due insiemi di fattori che esercitano pressioni opposte sui corsi dei titoli quotati. In favore di un rialzo giocano elementi di carattere prevalentemente macroeconomico, cioè la convinzione sempre più forte che la ripresa sia iniziata in presenza di inflazione e tassi di interesse a livelli ancora modesti. Ma il contesto più favorevole si scontra con una disoccupazione crescente e alla debolezza della domanda dovuta alla riduzione del debito dei consumatori. quindi probabile che il mercato tenderà a premiare le imprese che avranno saputo approfittare della crisi per rafforzare la propria posizione competitiva, o tramite l’acquisizione dei concorrenti più deboli oppure cercando di ampliare la propria quota di mercato.