Antonio Satta, Milano Finanza 30/09/09, 30 settembre 2009
partita la lunga volata di Draghi - Anche Frattini lo ha candidato alla successione di Trichet come presidente della Bce - Dopo il Wsj è arrivata la benedizione della Farnesina
partita la lunga volata di Draghi - Anche Frattini lo ha candidato alla successione di Trichet come presidente della Bce - Dopo il Wsj è arrivata la benedizione della Farnesina. Ma l’incarico sarà libero solo nel 2011 e anche il tedesco Weber è in pista - una regola del ciclismo che vale anche per la politica: mai anticipare troppo una volata perché se si sbagliano i tempi è quasi impossibile poi tagliare il traguardo per primi. E il silenzio tombale che ha accolto a Palazzo Koch l’uscita di ieri del ministro degli Esteri, Franco Frattini, dimostra che non c’è bisogno di essere Rik Van Looy, (campione belga della Faema negli anni 50, forse il più grande specialista delle volate di tutti i tempi), per sapere che non è ancora arrivato il momento per alzarsi sui pedali e lanciare lo sprint. Ieri, infatti, nessuno a Via Nazionale ha voluto commentare le battute del ministro che equivalgono al lancio informale (ma eclatante) della candidatura di Draghi alla guida della Bce. Questi i fatti. Maurizio Belpietro aveva ieri mattina Frattini come ospite della sua trasmissione mattutina su Canale 5, e alla sua richiesta di commentare l’articolo con cui il Wall Street Journal la scorsa settimana aveva definito Draghi «l’uomo giusto per il dopo Trichet», il ministro ha risposto: «Noi ne saremmo onorati, sarebbe un orgoglio certamente per l’Italia». Ovviamente subito dopo il ministro ha aggiunto che questa non è una candidatura, visto «che come è noto la Banca centrale europea ha delle regole molto chiare, ha delle procedure. Vedremo che cosa succederà». Ma ormai il nome era stato fatto e peraltro il titolare della Farnesina, interpellato poco dopo dalla Reuters, ha rincarato la dose facendo capire che l’Italia non vedrebbe bene la candidatura dell’attuale governatore della Bundesbank Axel Weber, forse il più autorevole competitor che Draghi potrebbe trovarsi davanti in un’eventuale scalata all’Eurotower. «Weber è un candidato forte» ha detto Frattini «ma la rotazione dovrebbe, potrebbe riguardare un italiano». A stretto giro è arrivata anche l’immediata dichiarazione d’appoggio del presidente dell’Abi, Corrado Faissola, secondo il quale se Draghi «dovesse ascendere alla massima carica del sistema di vigilanza europeo questo sarebbe un grande onore per l’Italia». E così, mentre Bankitalia e la Bundesbank, si chiudevano nel più stretto riserbo, loro malgrado Draghi e Weber sono ormai ufficialmente in pista. Peccato che Trichet non sia in scadenza. Non solo, l’Italia è già rappresentata nel board da Lorenzo Bini Smaghi, che concluderà il suo mandato solo nel 2013, e quindi per aprire la via a Draghi dovrebbe lasciare Francoforte in anticipo. Trichet, comunque, lascerà nel 2011. Quindi tra due anni. Ora è vero che come ha scritto venerdì scorso il Wsj, che «la statura di Draghi nel mondo finanziario si estende molto al di là dei confini nazionali, e molti lo vedono come probabile successore del presidente della Bce», ma è vero anche che la Germania, nonostante il primo presidente della Bce, l’olandese Wim Duisenberg, fosse considerato quasi un uomo della Bundesbank, non ha rinunciato a vedere un tedesco a capo dell’Eurotower. A questo punto, come è facile immaginare, la partita diventa inevitabilmente politica, andando anche al di là della forza individuale delle varie candidature. Certo ora ogni dichiarazione di Draghi, soprattutto nella sua veste di presidente del Financial Stability Board, sarà passata al microscopio in tutta Europa. Lo si capirà già all’Ecofin informale di Göteborg dell’1 e 2 ottobre, dove Draghi si recherà insieme al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di cui, peraltro, si dice che potrebbe puntare alla successione di Jean-Claude Juncker come presidente dell’Eurogruppo, una candidatura che, se andasse in porto, per effetto dei bilanciamenti tra le varie nazioni potrebbe creare ulteriori ostacoli a Draghi sulla via di Francoforte. Più che l’arte di Van Looy, qui ci vorrebbe quella di Antonio Maspes, il re del surplace ai vecchi tempi del Vigorelli.