Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 30 Mercoledì calendario

Wesley John

• Los Angeles (Stati Uniti) 1928. Pittore • «[...] Dopo aver lavorato come illustratore di manuali di ingegneria per la Northrop Aircraft e aver respirato la cultura in auge nel cosiddetto Stato dei Media, nel campo della fotografia, della moda e del design [...] l’artista si trasferisce a New York all’inizio dei Sessanta, dove entra in contatto con il mondo dell’arte, incontra Rauschenberg e Oldenburg, frequenta Judd, Flavin e Le Witt. La cultura pop che rinvia alla banalità del quotidiano, e quella minimalista che utilizza l’iterazione di griglie e pattern, trovano un punto di confluenza inusitato, addirittura surreale, nel linguaggio pittorico di Wesley, che si muove però sul registro di una dimensione soggettiva, melanconica, perfino intimistica. Ogni quadro ha un significato enigmatico, affidato ad archetipi tratti dal mondo animale che, maliziosamente accostati al nudo femminile, come in Holstein, del 1964 [...] o Egg, del 1966, assurgono a metafora del desiderio e della seduzione. Sono dipinti eseguiti con grande eleganza e senso della decorazione, che rinviano alla grande tradizione dell’Art Nouveau, in bilico tra fantasie erotiche collettive e dimensione onirica personale. [...] Negli ultimi due decenni la celebrazione del nudo femminile, tema prediletto, si concentra nell’ingrandimento di alcuni dettagli del corpo, apertamente pornografici, impaginati con un sapiente uso del taglio fotografico. Wesley trova qui ispirazione nelle immagini provocanti della pubblicità, ritaglia le riviste di moda, trae profitto dalle inquadrature di Helmut Newton e Bruce Weber. “Penso che molto del mio lavoro sia legato allo humor”, scrive l’artista in sua autoironica Valutazione critica del 1976 [...] “Spesso le immagini sono abbastanza divertenti per me, come qualunque cosa è spesso divertente, ma mi sforzo di prenderle seriamente come dovrebbero fare gli artisti”» (“la Repubblica” 14/9/2009).