Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 29 Martedì calendario

IL MURO DI COMO SARA’ ABBATTUTO


L’orripilante muraglia costruita chissà perché sul lungolago di Como, che aveva l’unica funzione di privare la città di uno dei panorami più famosi del mondo, verrà abbattuta. Alla fine il sindaco Stefano Bruni ha ceduto. La scorsa settimana, dopo gli attacchi del quotidiano locale «La Provincia» e le proteste dei cittadini, aveva annunciato che l’avrebbe soltanto abbassata un po’: «Mi ha convinto mia moglie Raffaella», aveva detto in consiglio comunale. Ieri, dopo che il caso è diventato nazionale - anzi, internazionale: invece dei turisti, ormai dall’estero arrivavano le tv per riprendere lo scempio - è giunto a più miti consigli e ha annunciato la tabula rasa: giù tutto. Siccome la moglie non bastava, per dargli una mossa sono intervenuti alcuni leader politici nazionali della sua stessa coalizione di centrodestra. Umberto Bossi ha chiesto di tappezzare Como di cartelli con scritto «No al muro. Como non è Berlino». E Roberto Formigoni ha fatto al sindaco una telefonata di quelle che non si dimenticano.
Como riavrà la sua vistalago, dunque. Resta un’inchiesta della magistratura, perché il muro oltre che brutto inutile e dannoso sarebbe anche abusivo; e restano soprattutto alcuni particolari che fanno di questa storia una tipica storia italiana.
La costruzione del muro era stata ipotizzata più di vent’anni fa per evitare le esondazioni del lago in piazza Cavour; ma ormai era diventata inutile perché grazie alle dighe di Olginate queste sia pur sporadiche esondazioni non ci sono e non ci saranno più. Il Comune di Como aveva tuttavia deciso di procedere ugualmente per non perdere il finanziamento (17 milioni di euro), approfittandone per rifare l’intero lungolago. Già questo era bizzarro. Ma a peggiorare il tutto era arrivato il cambio di progetto: da paratie mobili - e quindi invisibili - a una muraglia fissa, tale da privare la città della vista lago. Sarebbe come se alle Cinque Terre eliminassero la vista del mare, a Courmayeur quella del Monte Bianco, alla finale di miss Italia quella delle concorrenti.
Il secondo aspetto tipicamente italiano è l’assoluta mancanza di assunzione di responsabilità. Il muro di Como ormai era difeso solo da due persone: il sindaco Stefano Bruni e il suo vice Fulvio Caradonna, assessore alle grandi opere. Ebbene. Ieri il primo ha detto che per soddisfare la volontà popolare dovrà essere sostenuto «un certo costo». Per soddisfare la volontà popolare, o per rimediare a un suo errore? Quanto a Caradonna, le sue parole di ieri sono le seguenti: «In questa storia quello che mi ha fatto davvero male sono gli insulti della gente nell’incontrarmi per strada». Nient’altro? I costi per rimediare al danno, che saranno a carico della collettività, non fanno male?
La città invoca che, dopo il muro, vengano abbattuti (politicamente, s’intende) anche coloro che l’hanno fatto costruire, oltre tutto senza informare del cambio di progetto. Su uno striscione si legge: «Buttiamo giù il muro e questa giunta di incapaci». Ma Caradonna non ha crisi di coscienza: «Dimettermi? Non ci penso nemmeno». Quanto al sindaco, non ha neppure ritenuto di parlare di una simile possibilità.
L’impressione è che chi ha dato il la a quest’opera diventata una barzelletta mondiale abbia dovuto far marcia indietro obtorto collo; ma in realtà continua a dar la colpa di tutto alla «disinformazione dei giornali», come aveva detto il sindaco. E che sui giornali a volte si scrivano cose inesatte, è vero; il problema è quando oltre agli scritti ci sono pure le fotografie.
Il muro non era un’invenzione di una stampa faziosa, bensì una realtà. Domenica ha richiamato in piazza destra e sinistra. C’è stata una manifestazione organizzata dal Pd: ma con presenti anche consiglieri di Pdl e Lega. E almeno questo merito, a chi ha voluto quest’opera, va riconosciuto. Il muro di Berlino divideva; quello di Como ha unito destra e sinistra. Un miracolo, di questi tempi.