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 2009  settembre 29 Martedì calendario

ECONOMIA, SI CAMBIA. MA ANGELA NON HA FRETTA


Lavoro, fisco, tagli alla spesa sono le priorità della nuova coalizione nero-gialla

BERLINO – Ieri, Angela Merkel era an­cora piuttosto «socialdemocratica», sullo slancio di quattro anni in Grande Coalizio­ne con la Spd. Domanda, in una conferen­za stampa: qual è la sua priorità? Risposta: affrontare la disoccupazione, che è al­l’ 8,3% ed è prevista in aumento nei prossi­mi mesi. Editto buono per tutte le stagio­ni, accettabile da qualsiasi coalizione. Ma il suo nuovo alleato nel governo che do­vrà formare nelle prossime settimane, il liberale Guido Westerwelle, qualcosa del genere non l’ha mai detto in campagna elettorale. Piuttosto, ha sostenuto che bi­sogna creare le condizioni per una cresci­ta dell’economia che assorba la disoccupa­zione. Che è poi la differenza tra chi mette prima lo Stato sociale e chi il rilancio delle imprese.

Frau Merkel non sembra volere svolta­re alla velocità degli elettori. «Mi conosce­te, sono così da un po’ di tempo – ha det­to ”. Faccio qualcosa per tutti ma non cambio con i colori di una coalizione». Sembra una promessa: nei prossimi gior­ni, inizieranno i negoziati di programma, oltre che di organigramma, tra la sua Cdu, il partito-sorella la bavarese Csu, i liberali dell’Fdp: la cancelliera riconfermata non intende abbracciare senza condizioni le ri­forme radicali che chiede il nuovo alleato liberale. Vuole passi brevi e lenti. Non sa­rà una trattativa facile, il terreno è scono­sciuto e dossier di ordinaria amministra­zione non ce ne sono.

«Naturalmente insisteremo sulla no­stra piattaforma elettorale, durante i nego­ziati – ha detto ieri il leader dell’Fdp We­sterwelle ”. Tasse giuste non mettono a rischio le finanze statali, sono una precon­dizione per crescita economica, posti di la­voro e, in realtà, finanze pubbliche sane». Già: il prelievo fiscale sarà uno dei primi test del nuovo governo. Sia l’Unione Cdu-Csu sia la Fdp vogliono ridurre le tas­se sulle imprese, sulle persone fisiche e al­leggerire l’imposta di successione. Le dif­ferenze stanno sull’entità e sui tempi. Dal momento che il debito pubblico sta salen­do vertiginosamente a causa delle misure anti-crisi prese dal governo di Grande Co­alizione, la signora Merkel dice che le tas­se si taglieranno ma solo quando e nella misura in cui sarà possibile. Westerwelle, invece, pensa che vada fatto in fretta, per­ché ciò farà crescere l’economia e porterà a maggiori introiti fiscali. Questo è l’esa­me principale che il governo di Berlino af­fronterà nei prossimi mesi per stabilire quanto c’è di liberale nel suo sangue.

Allo stesso tempo, per ridurre deficit e debiti di Stato l’esecutivo dovrà effettuare tagli alla spesa. Westerwelle è stato espli­cito: bisogna cambiare parti del sistema di Welfare State – di base lo vuole conser­vare – per evitare che i sussidi pubblici favoriscano i disoccupati che scelgono di rimanere tali nel lungo periodo, i «fannul­loni » nel linguaggio italiano. Frau Merkel è molto più prudente, sa che la Germania è ipersensibile a questo genere di tagli: sa­rà un argomento acceso di trattativa. Co­me l’altra richiesta dei Liberali: rendere più facile alle imprese licenziare per per­mettere che assumano con meno ansie. Sarebbe un miracolo, per Westerwelle, sfondare la prudenza merkeliana su que­sti temi sociali.

Ieri, la Borsa ha premiato i gruppi ener­getici tedeschi E.On e Rwe. Una delle mag­giori novità del nuovo governo, infatti, sa­rà la revisione della scelta di chiudere le centrali nucleari del Paese entro il 2020, politica che la signora Merkel si era vista imporre dagli ex alleati della Spd. Ora, di certo la vita di molte delle centrali esisten­ti sarà prolungata ed è anche probabile che vengano costruiti impianti di nuova generazione, cosa che E.On e Rwe spera­no da tempo. Si tratta di una svolta sicura ma, anche questa, da contrattare tra i nuo­vi partner. La cancelliera, che ha la vista politica lunga, non vuole infatti compro­mettere il suo rapporto con i Verdi, contra­ri al nucleare: le piacerebbe anzi strappar­li a un abbraccio con la Spd. Anche sul­l’atomo andrà quindi con i piedi di piom­bo.

A breve, il test principale della nuova coalizione sarà però il salvataggio Opel. La vendita della casa automobilistica alla cordata tra la canadese Magna e la russa Sberbank non è anco­ra firmata. E Westerwelle ha più volte promesso che se fos­se andato al governo avrebbe riaperto il dossier. La sua prefe­renza è sempre stata per una li­quidazione ordinata della Opel. Il fatto che il salvataggio abbia preso ora una dimensio­ne europea e che ci si aspetti un intervento di Bruxelles con­trario al piano ideato da Berli­no potrebbe facilitare una svol­ta nell’intera faccenda. Sarebbe però una smentita delle scelte fatte nei mesi scorsi dalla cancelliera. An­che questo non facile da accettare.

Poi, verranno aperte le carte della Sani­tà, delle pensioni e quindi della politica estera: scelta del nuovo commissario da mandare a Bruxelles, truppe tedesche in Afghanistan, relazioni da migliorare con Washington, intrecci politico-affaristici certe volte incestuosi con Mosca. Era tut­to così orribile, fino a ieri, nella mia Ger­mania? – si starà chiedendo Frau Merkel.