Wanda Lattes, Corriere della sera 29/09/2009, 29 settembre 2009
MACCHE’ «PRIMAVERA», LA PROTAGONISTA E’ VENERE
La grande tavola dipinta da Sandro Botticelli nel 1482 è esposta dal 1919 nella Galleria degli Uffizi, con il titolo «La Primavera » e come tale viene citata in tutti i cataloghi e nella maggior parte delle pubblicazioni d’arte. Questo titolo, tuttavia, non era stato davvero dato dall’artista, ma si è affermato come indiscutibile soltanto in tempi recenti. E cioè dal 1893, quando Aby Warburg indicò quale protagonista la suggestiva figura femminile che sparge fiori, circondata da splendidi ma meno importanti personaggi mitologici.
Ma la professoressa Mirella Levi D’Ancona, una studiosa italo americana che ha insegnato per trent’anni alla New York University, applicando in particolare le sue osservazioni iconologiche alle opere del Botticelli, ritiene sbagliato questo titolo, rifiutando alla bella fanciulla il ruolo e il nome di «Primavera ». La sua interpretazione, già proposta in alcuni saggi, troverà una nuova eco grazie alla Giornata di studi organizzata per oggi alla facoltà di Lettere di Firenze, in occasione del novantesimo compleanno della «combattiva» signora.
Seguendo la sua interpretazione, possiamo ritrovare un vero racconto mitologico, del tutto diverso dal «poetico omaggio» reso, dal Gombrich in poi, alla più bella stagione dell’anno. Partendo dalla sinistra, come se leggessimo una pagina, troviamo Paride, visto anche come Mercurio, che sta per cogliere il pomo da assegnare (secondo il mito) ad una delle tre dee vicine (Giunone, Venere, Minerva). La vincitrice è Venere che dapprima è soltanto pronta a prendere il frutto della vittoria, ma in seguito, al centro della pagina, è raffigurata maestosa e trionfante. lei, non la «Primavera», la protagonista di un quadro destinato a celebrare l’Amore e non una stagione. La Levi cancella anche la dizione «Tre Grazie» per le tre dee scelte da un Paride, che potrebbe anche incarnare il committente preferito da Botticelli, cioè quel Giuliano dei Medici, ucciso nella congiura dei Pazzi. Le sue battagliere affermazioni (riassunte in un volume edito da Pacini Fazzi in corso di pubblicazione) nascono dalla sua straordinaria capacità di interpretazione delle piante e degli animali nei quadri del primo Rinascimento. Del Botticelli ha analizzato ogni filo d’erba, ogni segno nascosto: «Qui niente ricorda l’arrivo della primavera» dice l’esile, ma sicurissima studiosa. E la mancanza delle rondini e di ogni altro segnale di bella stagione ne sarebbe una delle riprove.