Sergio A. Rossi, Il Sole-24 Ore 29/9/2009;, 29 settembre 2009
TOGLIATTIGRAD RICONVERTE LE AUTO IN AUTOMOBILINE
La situazione disastrosa dell’industria automobilistica russa (profondo rosso di -84,9% nei primi otto mesi del 2009, sta ripercuotendoni negativamente su quasi tutti i settori, e per questo burocrati ministeriali e manager stanno pensando a come venirne fuori. L’ultima trovata è del MinProm,il ministero dell’Industria russo, insieme all’imprenditore Alexander Molvinsky, il "ras" dell’industria dei giocattoli Grand Toys, che opera dal 1999 con uno stabilimento a Togliattigrad,città cuore dell’industria dell’auto russa.
Proprio nell’area di Togliattigrad dovrebbe essere creato un nuovo distretto industriale del giocattolo, grazie a finanziamenti che dovranno essere approvati a livello ministeriale. Secondo Molvinsky, il piano implica la produzione iniziale a ciclo completo di giocattoli in plastica a basso costo, seguita dall’assemblaggio di biciclette per bambini, di prodotti tipo Meccano, di automobiline elettriche, con componentistica importata, fino alla produzione completa di nuovi tipi di giocattoli avanzati.
La Gran Toys di Molvinsky gestisce oggi una catena denominata "Begemot" (Ippopotamo) di 50 negozi, importando con accordi vari, giocattoli da produttori bielorussi, cinesi e polacchi. In effetti, la proposta è diventata ufficiale dopo che il viceministro dell’Industria Stanislav Naumov, ne ha parlato la scorsa settimana nell’ambito di un programma di sostegno governativo alle piccole e medie imprese russe, tra cui sono state incluse le proposte dell’imprenditore Molvinsky.
Ovviamente non sono mancate le reazioni tra l’ironico e lo scettico: «A Togliattigrad non sanno più fare le auto, e ci provano ora con le " automobiline". Ma una logica in tutto questo invece c’è, almeno sulla carta. Oltre a creare nuovi posti di lavoro che vadano a compensare almeno in parte l’emorragia e i licenziamenti de facto degli stabilimenti AvtoVaz, un obiettivo tutt’altro che secondario è sostituire in prospettiva le dilaganti importazioni cinesi sul mercato russo.
Attualmente, le più recenti stime indicano che il mercato dei giocattoli in Russia vale intorno ai 120 miliardi di rubli, ovvero 4 miliardi di dollari. Ma di questi, i cinesi da soli coprirebbero il 65% del mercato, i produttori russi il 12% (in tutto sono rimasti in due di qualche rilevanza), e il restante 23% dai grandi produttori internazionali, come Mattel e altri).
Il piano di sviluppo di un distretto di giocattoli e altri prodotti per bambini nella zona di Togliattigrad potrebbe comportare investimenti di varie decine di miliardi di rubli (qualche centinaio di milioni di dollari), fino ad arrivare a un fatturato industriale di 170 miliardi di rubli, cioè 5,6 miliardi di dollari, entro il 2012. «Quello di cui abbiamo bisogno sono finanziamenti a lungo termine, affitti di terreni e stabilimenti a tassi agevolati e, infine, procedure semplificate di certificazione di prodotto, se vogliamo infine controbattere la concorrenza» sottolinea ancora Molvinsky.
E l’Italia? I giocattoli italiani, evidentemente di gamma medio- alta, erano andati bene nel 1997-98, quando l’export sul mercato russo era cresciuto del 19%, da 32 a 38 milioni di euro, e di oltre il 33% rispetto ai 28 milioni del 2006. Tuttavia, con la crisi, nei primi sei mesi del 2009 le nostre vendite sono calate di quasi il 40%, ma la nostra quota comparata di mercato è cresciuta, segno che il giocattolo di marca tiene ancora.