Giuseppe Del Bello, la Repubblica 29/09/09, 29 settembre 2009
Il futuro? Un pancreas bioartificiale - Metà naturale, metà frutto della bioelettronica. Il pancreas bionico non è pronto, ma gli scienziati ci stanno lavorando
Il futuro? Un pancreas bioartificiale - Metà naturale, metà frutto della bioelettronica. Il pancreas bionico non è pronto, ma gli scienziati ci stanno lavorando. Ed è solo uno dei fronti battuti dalla ricerca per vincere la battaglia contro il diabete. Strategie innovative e farmaci di ultima generazione di cui si discute da oggi a venerdì a Vienna, al congresso dell´"European association for the study of diabetes". Lo schema-base di un pancreas bioartificiale è costituito da cellule beta (produttrici di insulina) naturali o artificiali. Cellule da inserire in minuscoli contenitori preparati con tecnologie avanzate e successivamente da impiantare nell´organismo con un unico obbiettivo: produrre insulina nella quantità necessaria. Esattamente con le stesse modalità fisiologiche di un organo sano. Non ci vorrà molto, ma al momento il futuro più vicino è rappresentato da un sistema intelligente, cosiddetto ad "ansa chiusa", che riunisce una duplice funzione in un unico strumento il quale, spiega il professor Piero Marchetti, diabetologo all´università di Pisa «in sequenza misura la glicemia e, successivamente, rilascia l´insulina necessaria a compensare le eventuali variazioni registrate e secondo il fabbisogno. Senza rischio di errori». Il meccanismo eviterebbe pericolosi sbalzi dei valori glicemici e sostituirebbe gli attuali microinfusori e sensori sottocutanei che devono comunque essere programmati dal paziente. In alternativa, per alcune persone affette da diabete di tipo 1 c´è l´opzione-trapianto. Una possibilità che può riguardare l´intero pancreas o soltanto le isole di Langherans (che contengono le cellule beta produttrici di insulina). «Entrambe le procedure sono applicabili», precisa Marchetti, «con differenze non di poco conto: il trapianto dell´organo in toto è più impegnativo ma negli anni assicura migliori risultati, sia in termini di funzionalità che di normalizzazione della glicemia; al contrario, il trapianto delle sole "isole" è meno invasivo ma dà minori garanzie di successo nel tempo». E le staminali? «Ricerche promettenti», risponde il docente, «potrebbero in futuro rappresentare una fonte inesauribile di cellule che producono insulina. Per ora, purtroppo, la loro efficacia è dimostrata solo nei piccoli animali di laboratorio».