Jaime DཿAlessandro, la Repubblica 29/09/09, 29 settembre 2009
Così nasce l’archivio della nostra vita - Immaginate di avere la possibilità di sfogliare il vostro passato sullo schermo del computer o del telefonino, attraverso un motore di ricerca simile a Google
Così nasce l’archivio della nostra vita - Immaginate di avere la possibilità di sfogliare il vostro passato sullo schermo del computer o del telefonino, attraverso un motore di ricerca simile a Google. Digitate le parole "prima elementare" e sul display compiano le fotografie del vostro primo giorno di scuola, con i ritratti dei compagni, della maestra, perfino le registrazioni audio degli scambi imbarazzati fra voi e quello che in seguito sarebbe diventato il vostro migliore amico. Ecco la memoria del futuro, quella che apparterà alla generazione "total recall" capace di ricordare tutto e in qualsiasi momento. Persone che sapranno esattamente quante telefonate hanno fatto in un certo mese, a chi e quanto sono durate, se sono andate in palestra e con quale frequenza, se sono uscite con gli amici, che strade hanno percorso e se erano in macchina, bicicletta o a piedi. Altro che vecchio album di famiglia, i bambini di oggi daranno vita a una rivoluzione che cambierà il volto dei rapporti interpersonali e della stessa società. A sostenerlo è Gordon Bell, ricercatore di punta della Microsoft ed ex vice presidente della Digital Equipment Corporation, un´azienda che ha contribuito non poco alla nascita del World Wide Web, in un libro appena dato alle stampe in America intitolato appunto Total Recall, how the e-memory revolution will change everything. «Ogni giorno che passa dimentico sempre più e ricordo sempre meno», scrive Bell a 75 anni. «Ma succede a tutti, anche a voi», continua. Ed è per questo che dal 1998 ha deciso di iniziare a salvare su supporto digitale quel che era possibile salvare della sua vita nell´ambito di un progetto sperimentale chiamato "MyLifeBits". Per sua fortuna nel corso del tempo è stato possibile archiviare sempre più cose e in maniera via via più facile e automatica. Bell ha infatti cominciato a passare allo scanner i documenti e libri che leggeva, poi è passato alla posta elettronica, a tener conto dei siti che visitava sulla Rete, a registrare le telefonate fatte. Infine ha iniziato a portare appesa al collo la SenseCam, una macchina digitale che scatta automaticamente una fotografia ogni 30 secondi. Apparecchio tascabile che ha un gps integrato per tracciare i movimenti di chi la indossa, un sensore a infrarossi per misurare la temperatura corporea e catturare un´immagine quando qualcuno entra nel suo campo visivo. Il risultato? Gordon Bell ora ha un archivio di 261 gigabyte e, considerando il flusso sempre maggiore di video e foto in alta risoluzione, ogni mese deve aggiungere un gigabyte. Ma si diverte perché non deve dedicare tempo a ricordare ma solo a pensare. E poi ammette di trovare gradevole il poter vedere sequenze di immagini della sua vita in rapida successione. Può rivivere il suo viaggio in Australia e seguirlo su una mappa digitale, oppure quella volta che, era il 2007, entrò in ospedale per il bypass al cuore. Eppure non tutti sono convinti che la Total Recall sarà davvero una rivoluzione. Anzi. «Alla fine non cambia molto», commenta il filosofo Maurizio Ferraris, docente all´Università di Torino. «Perché da sempre ogni società ha delle forme di registrazione. L´unico contraccolpo è un aumento dei conflitti, inevitabile quando tutto resta inciso. Perché questa seconda memoria digitale non fa altro che mettere in luce, rendere palese, quel che siamo da ogni punto di vista. Nel bene e nel male. E questo vale anche per la società e la politica. Basti pensare agli scandali degli ultimi tempi che non sarebbero mai venuti alla luce senza i cellulari e le macchine fotografiche compatte. Insomma, non credo sia necessario aver paura, perché è un processo già in atto. E poi non è detto che le immagini scattate oggi o i filmati saranno compatibili con i computer di domani. Di certo la vita sempre più documentata è nel presente, nella contemporaneità. Ho più ricordi che se avessi mille anni, scriveva spossato Charles Baudelaire. Bé quest´impressione io ce l´ho ogni volta che apro la mia posta elettronica. Il problema è che non so se fra dieci anni quelle mail riuscirò ancora a leggerle». Al di là della compatibilità fra formati, a molti farà comunque effetto sapere che una parte sempre più consistente dei loro ricordi esiste da tempo sotto forma di dati digitali. Mancano solo gli strumenti per mettere assieme i vari pezzi del puzzle. Qualsiasi smartphone di ultima generazione infatti ha il gps e attraverso quello è possibile ricostruire i nostri movimenti. Le e-mail le usiamo tutti, scattiamo sempre più fotografie e giriamo video, il nostro lettore mp3 conserva traccia di quel che ascoltiamo, così come il nostro portatile mantiene le impronte di tutto quel che abbiamo letto, ascoltato, visto. Non c´è scampo, scrive Bell, e per tre fattori principali. In primo luogo per l´aumento esponenziale delle capacità di immagazzinamento di degli hard disk. Nel 1970 un disco da venti gigabyte era grosso come una lavatrice e costava trentamila dollari. Attualmente uno cinquanta volte più capiente da un terabyte, le dimensioni sono quelle di un romanzo tascabile, si porta a casa per centocinquanta euro. Nel 2020 sarà grosso come una moneta e contenuto nei cellulari e il prezzo sarà inferiore a quello di un caffè. Cento euro invece saranno sufficienti per duecentocinquanta terabyte: abbastanza per contenere centinaia di milioni di documenti, milioni di immagini, migliaia di ore di video. Una vita intera. L´uso e la diffusione dei dispositivi hi-tech faranno il resto. Infine gli strumenti per archiviare e organizzare tutta questa mole di dati. Che saranno sempre più precisi e semplici. Nonché automatici, invisibili. Scatti una foto e viene trasferita direttamente online. Del resto le macchine digitali con gps e wi-fi integrato hanno già fatto la loro apparizione. Senza dimenticare poi che le generazioni successive al 1984, sempre secondo Bell, distinguono sempre meno fra pubblico e privato mettendo su Web le loro vite, grazie ai social network. Stanno mettendo in atto un processo di progressiva spettacolarizzazione di se stessi. « un sogno che diventa realtà», commenta divertito e un po´ scettico Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e docente di psicologia Dinamica all´Università di Milano che ha a lungo lavorato con gli adolescenti. «Essere i propri pensieri e la propria storia è un´ipotesi affascinate. Pazienza se avviene attraverso delle protesi tecnologiche. A conti fatti meglio così che perdere ogni traccia di quel che è accaduto. E poi pensiamo ai tanti benefici: avere il controllo sulla memoria in maniera tanto facile e immediata salverebbe parecchie persone dall´ossessione di tenere diari o conservare scrupolosamente scontrini dando loro un´importanza capitale. In fondo tutto il trattamento psicanalitico mira a questo, perché ricordare tutto significa rimozione zero. Poi certo, le turbe verranno a noi psichiatri. La disoccupazione, si sa, è un gran brutto problema», conclude ridendo.