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 2009  settembre 29 Martedì calendario

Quei titoli italiani tradotti e traditi - E’ molto interessante la mostra, voluta dalla Fonda­zione Mondadori, che si tiene alla Biblioteca Braidense di Milano

Quei titoli italiani tradotti e traditi - E’ molto interessante la mostra, voluta dalla Fonda­zione Mondadori, che si tiene alla Biblioteca Braidense di Milano. Si intitola «Copy in Italy» e illustra la fortuna all’estero della nostra letteratu­ra dal ”45 a oggi. Offre molti spunti di riflessio­ne, anche grazie al catalogo Effigie, che contiene saggi e testi­monianze. Paola Dubini dedica una parte del suo scritto a Elsa Morante e alle sue bizze, che misero a dura prova un agente navigatissimo come Erich Linder. La Morante si inalberò quan­do l’editore americano Knopf, per «La storia», propose una pic­cola variante, «History: a Novel»: «Bisogna togliere quei due punti, che falsano il titolo (sembra che novel sia un attributo di history; come ”la storia è un romanzo”)». E con l’editore spa­gnolo si infuriò quando seppe che in castigliano il suo roman­zo circolava con il titolo «Algo en la Historia» e per di più ta­gliuzzato qua e là per motivi di censura franchista. In genere, nel passaggio da una all’altra lingua, gli editori fanno di tutto per rimanere fedeli ai titoli originali. A meno che non siano intraducibili. celebre il caso dell’einaudiano «Il gio­vane Holden», in sostituzione dell’improponibile «L’acchiappa­tore nella segale» (traduzione letterale di un titolo originale pie­no di allusioni). Per ragioni di non coincidenza semantica tra le lingue, «Il gattopardo» è diventato «leopardo» in inglese e «ghepardo» in francese. Ma si danno casi in cui i titoli originali vengono cambiati senza alcuna ragione plausibile. Ernesto Ferre­ro racconta che «Se questo è un uomo» apparve per la prima vol­ta in francese con il titolo «J’étais un homme» (Ero un uomo), ba­nalissimo e fuorviante almeno quanto quello statunitense, «Sur­vival in Auschwitz» (Sopravviven­za ad Auschwitz). Diventato a ses­sant’anni, per sua stessa ammis­sione, «una specie di Lollobrigido, di Sofio Loren» grazie al suc­cesso del «Pasticciaccio», Gadda dovrà rassegnarsi a far traslo­care la defunta Liliana Balducci del suo capolavoro in versione francese da via Merulana in via dei Merli (e infatti il romanzo uscì come «L’affreux pastis de la rue des Merles»). Ma c’è altro: «Il barone rampante» diventa in francese, pro­babilmente con il consenso di Calvino, «appollaiato» e in ingle­se l’equivalente del «Barone sugli alberi», il «Visconte» france­se non è più dimezzato ma qualcosa tipo spaccato (con il neolo­gismo pourfendu ). Pasolini si vedrà ridurre i suoi «Ragazzi di vita» ai semplici «Ragazzi» francesi. In inglese il suggestivo «Va’ dove ti porta il cuore» è «Follow your Heart» (Segui il tuo cuore). Non si capisce perché mai il bellissimo «Nati due volte» di Pontiggia sia diventato in tedesco «Due vite» («Zwei Le­ben »). E «La lunga vita di Marianna Ucria» di Dacia Maraini, per quanto la protagonista fosse sordomuta, si sia trasformata nell’inglese «The Silent Duchess» (La duchessa silenziosa). Pen­sate a quanto perde «Senilità» tradotto con «Un uomo diventa più vecchio», scelto all’unisono dagli editori tedeschi e inglesi. Un destino anche peggiore di quello di Pirandello, il cui roman­zo in tedesco viene decapitato in «Mattia Pascal». Ovvero il fu del fu.