Sergio Romano, Corriere della sera 28/09/2009, 28 settembre 2009
LA DIPENDENZA ENERGETICA LE INTERESSATE LEZIONI USA
Non riesco a capire la preoccupazione dell’amministrazione Usa, fatta sentire tramite l’ambasciatore americano a Roma David Thorne, sul fatto che l’Italia abbia stretto con la Russia un accordo di fornitura energetica che permette al nostro Paese di importare gas russo attraverso il gasdotto South Stream. Mi sembra di aver capito che, secondo gli americani, è nell’interesse del nostro Paese diversificare le nostre fonti energetiche.
Non pensa che gli Usa possano vedere nei rapporti con la Russia un’«alternativa» a quell’influenza che gli americani hanno da sempre esercitato sugli obiettivi di politica estera italiana ed europea riguardanti la sicurezza internazionale?
Francesco Lerro
francescolerro@hotmail.fr
Caro Lerro,
L’ ambasciatore degli Stati Uniti è stato meno esplicito. Nella sua intervista a Maurizio Caprara ( Corriere del 16 settembre) ha detto: «Una delle più grandi preoccupazioni della politica americana è la dipendenza energetica dell’Europa: che non dipenda da una sola fonte e che le diversifichi, Nord Africa, Iran, Russia... L’Italia è in procinto di riprendere il suo programma nucleare, ne ho parlato nei miei incontri e mi pare ci sia un interessante impegno del governo a farlo. Al Dipartimento di Stato, nel governo americano il timore riguarda l’Europa, non solo l’Italia».
Gli Stati Uniti non avrebbero queste preoccupazioni, evidentemente, se non ritenessero che la dipendenza energetica può avere effetti politici; e non è difficile intravedere dietro questi timori il desiderio di evitare che alcuni Paesi europei abbiamo con la Russia, in materia di energia, rapporti speciali. La preoccupazione riguarda principalmente la Germania che ha progettato con la Russia, sin dall ”epoca del cancelliere Schröder, la costruzione del grande gasdotto del Mare del Nord, e l’Italia, dove l’Eni ha firmato con Mosca un accordo per il grande gasdotto del sud (South Stream). Per aggirare il territorio russo e privare Mosca dell’arma energetica, l’America ha un progetto alternativo. Come ha ricordato Stefano Agnoli in una eccellente analisi del problema («L’Italia e le grandi alleanze del gas», Corriere del 21 settembre), si chiama Nabucco e prevede la costruzione di un lungo gasdotto (3300 km) che trasporterebbe il gas del Mar Caspio attraverso il Mar Nero, la Turchia, la Bulgaria, la Romania, l’Austria e l’Ungheria. Ma il progetto caro all’America presenta almeno due inconvenienti. In primo luogo è obiettivamente anti-russo e quindi destinato a incrinare i rapporto politico- economici che alcuni Paesi europei vorrebbero avere con Mosca. In secondo luogo, da dove verrebbe il gas destinato a scorrere nei suoi tubi? I fornitori ideali sarebbero il Turkmenistan, l’Azerbaigian, l’Iran e l’Iraq. Il primo si è detto disponibile, ma il secondo ci penserà due volte prima di irritare la Russia, il terzo è considerato dagli Stati Uniti un potenziale nemico e il quarto soffre di una instabilità politica che potrebbe, dopo il ritiro degli americani, diventare ancora più grave. Non è facile, in queste condizioni, dare all’Europa lezioni d’indipendenza energetica.
Vi è poi un aspetto. Posso capire che all’America piaccia una Europa soggetta alle sue grandi linee politiche, ma non credo che i suoi interessi coincidano sempre e necessariamente con i nostri. L’Ue confina con la Russia, può trarre vantaggio dalle sue grandi risorse naturali, può diventare il suo principale cliente e il suo maggiore fornitore. Ma realizzerà questi obiettivi soltanto se riuscirà a stabilire con Mosca un buon rapporto politico, libero da qualsiasi indebito condizionamento esterno.