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 2009  settembre 28 Lunedì calendario

«HA RESO TRAVAGLIO UN MARTIRE». MALUMORI NEL PDL SU MASI


ROMA – Il paragone si deve a un uo­mo d’azienda (per la precisione un diret­tore di rete) che preferisce mantenere l’anonimato. Ma la battuta circola, tra viale Mazzini e Saxa Rubra: Mauro Masi è un ottimo generale, un eccellente uo­mo di apparato (ha lavorato nel cuore del potere accanto a Berlusconi e a D’Alema), un manager di indubbia tem­pra. Ma non conosce il territorio e ri­schia di rimanerne prigioniero. Non bi­sogna aver letto «Guerra e Pace» per sa­pere che la scarsa conoscenza del cam­po di battaglia può essere affare durissi­mo.

Il «caso Masi» non sta esplodendo. Nessuno pensa veramente che la sua pa­rabola da direttore generale della Rai sia alla conclusione. Ma una cosa è cer­ta. Anche dalla sponda del Pdl arrivano le prime perplessità, soprattutto dopo due episodi. La gestione della famosa puntata di «Porta a porta» con Silvio Berlusconi spostato in prima serata su Raiuno (battuta dalla fiction su Canale 5 con Gabriel Garko 22 punti a 13) a scapi­to di «Ballarò». Ed ora l’intera vicenda del contratto Travaglio e di «Annoze­ro ». C’è chi sostiene che l’aver trasfor­mato Travaglio in un «martire della sini­stra » nelle mani di Michele Santoro ben prima della partenza del programma sia stato un errore tattico e che il rimpallo con l’Autorità per le Telecomunicazioni (Corrado Calabrò non è uomo che si fac­cia coinvolgere in vicende che non ri­guardino atti già compiuti dall’Agcom) abbia avviato una grancassa mediatica ben superiore all’effetto di un inevitabi­le «caso Travaglio» stagionale.

Voci insistenti che filtrano dal setti­mo piano assicurano che persino due consiglieri di stretta fede Pdl come Ales­sio Gorla e soprattutto Antonio Verro, assai cari a Berlusconi, nutrano perples­sità su questa stagione Rai, su certe lun­gaggini che precedono le decisioni di Masi, sull’atmosfera di perenne attesa di una presa di posizione. Al punto da averne discusso informalmente col pre­sidente del Consiglio. Il quale, non è un mistero per nessuno, la mattina succes­siva al discusso «Porta a porta» sul terre­moto chiamò immediatamente Masi, e non proprio per complimentarsi. Ades­so il direttore generale dovrà affrontare una settimana di fuoco: il contratto Tra­vaglio (firmarlo o no?), il pacchetto Rai­tre Tg3 (persino il presidente della Vigi­lanza, Sergio Zavoli ha chiesto chiari­menti sul rinvio delle nomine), l’avvio di «Che tempo che fa» con Fabio Fazio (sarà subito polemica per i corsivi della Littizzetto?). Un’altra voce, circola al set­timo piano: se Mauro Masi avesse una bella offerta (ma quale?) lascerebbe via­le Mazzini senza disperarsi troppo.