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 2009  settembre 27 Domenica calendario

I ♥ SWAPPING (VOCE ARANCIO) Nel mondo antico non esistevano banconote e per comprare e vendere si ricorreva al baratto

I ♥ SWAPPING (VOCE ARANCIO) Nel mondo antico non esistevano banconote e per comprare e vendere si ricorreva al baratto. Non si badava al valore degli oggetti: io ti do una cosa che ho, tu me ne dai una che non ho. Gli swap parties sono moderne feste del baratto («to swap» in inglese significa scambiare). La moda è nata cinque anni fa a New York, poi è passata a Londra. All’inizio erano semplici riunioni tra amiche organizzate per scambiarsi borse e vestiti. Oggi sono veri e propri eventi. A Milano, tre giorni di ”swapping” hanno inaugurato il primo Urban Swap Point della città (via Asti 17). «Un punto di scambio fisso in città. Una vera e propria boutique in cui scambiare abiti di un certo livello», ci spiega Grazia Pallagrosi dell’Atelier del Riciclo, l’associazione che ha curato l’evento. «Questa settimana abbiamo proposto l’abbigliamento perché siamo nella settimana della moda, ma in futuro si potranno scambiare anche oggetti di design, libri, musica». Gli abiti e accessori da ”swappare” devono essere in buone condizioni, indossati pochissimo e di qualità. Non tutti i capi vengono accettati. «Roberto Ferrari, il nostro selezionatore, è severissimo» ci dice Chiara Bettelli, socia dell’Atelier del Riciclo. Lui dice di non esserlo: «Non sono severo. Accetto solo capi in ottime condizioni e che siano in linea con il gusto del momento. Ad esempio, quest’anno vanno le borse grandi, quindi le piccole vengono accettate solo se hanno una particolare lavorazione o sono modelli vintage. Quelle anonime vengono respinte. Non è una questione di firma, ma di qualità. Un tailleur in seta, non firmato, ma di alta sartoria è andato via immediatamente». A ”swappare” «è un pubblico trasversale. Abbiamo sia la ragazzina che ama la moda ma ha un potere di spesa limitato, sia la signora di 55 anni, benestante, con l’armadio pieno di abiti griffati che non mette più. Molti capi hanno ancora il cartellino attaccato», continua Grazia Pallagrosi. ’Swappare” è semplice. All’entrata le clienti si registrano e pagano un biglietto di 10 euro per la serata inaugurale (incluso swap fee, happy hour, trattamento beauty e gadget), 50 euro per la tessera trimestrale. Lo staff valuta i capi e li cataloga secondo tre classi di valore: 3, 4 o 5 stelle. In cambio vengono dati degli ”swap token”, buoni di scambio, coi quali prendere altri capi del medesimo valore. Consegnato tutto, ci si guarda intorno, si prova in camerino, ci si consiglia con le amiche e, una volta deciso, si swappa. Una camicia nera di Motivi per un abitino Zara (1 stella), un top Pinko per un paio di sandali Gucci (2 stelle), una borsa Bulgari per una giacca Dolce e Gabbana (3 stelle). Giulia ha portato 10 capi, solo 4 sono stati accettati: 3 paia di scarpe (1 stella ciascuno) e una t-shirt Roberta di Camerino (2 stelle). «Anch’io ho organizzato qualcosa di simile con le amiche, in giardino. E’ stato divertente, poi quando ho saputo di questa serata sono venuta subito a vedere. Gli scambi sono buoni, ci sono cose molto carine, adesso devo scegliere…». Simona ha portato un maglione (2 stelle) e si è presa una borsa. Stefania non ha portato niente, ma vuole tornare: «Sono venuta a curiosare. Ci sono cose veramente belle, non capisco come le persone possano disfarsene. Stasera guardo nell’armadio e domani torno». «Perché accontentarsi di abiti che si hanno già? Se non si vuole acquistarne di nuovi, lo scambio è un pozzo infinito di possibilità. E quando ci si stufa basta andare a un altro swapping» (Mischa Barton). Secondo alcuni sociologi, gli Swap party funzionano perché sono una «win win situation»: tutti vincono e nessuno ci rimette. A Victoria Beckham piace scambiare i vestiti con le amiche Eva Longoria, Katie Holmes e Emma Bunton. Barattiamo, a Roma, è il primo swap shop aperto in Italia. E’ nato nel 2008 da un’idea di Arianna Alaimo, «ma per distinguermi dai negozi dell’usato ho puntato sul baratto di alta qualità». Qui le clienti portano gli abiti che non indossano, li consegnano al personale che provvede a inserirli in una delle tre categorie previste: la 1 per i capi più semplici, la 2 per i capi di media fattura, la 3 per i capi di marca o alta sartoria. Il servizio ha un costo: 13 euro per uno scambio in prima categoria, 16 per uno in seconda, 20 per quelli di terza. «Il bello è proprio questo: permettersi cose, come un capo Chanel, che se non fosse per il baratto per noi sarebbero out» (Arianna Alaimo). Da ”I love shopping” di Bologna c’è un angolo riservato al baratto, lo swap corner. Il successo dell’iniziativa, partita nell’aprile 2006, ha portato poi ad aprire il portale online iloveshopping.bo.it e lo swap club, che ad oggi ha più di 500 iscritte. Lo ”swapping” online funziona. I siti italiani più famosi per barattare sono zerorelativo.it (6379 iscritti, 7050 annunci e 2000 contatti al giorno), suesu.it, barattiamoli.com, barattando.com, eticambio.it, scambiamoci.it. All’estero swapstyle.com (3 mila iscritti), clothingswap.com, whatsmineisyours (20 mila iscritti) e freecycle.org. Registrazione e scambio sono gratuiti. Tra gli scambi più curiosi, Paolo Severi di zerorelativo.it ricorda «un libro per cinque paia di mutande, i prodotti della propria terra per uova di gallina, mentre una signora ha scambiato la propria abilità in cucina per un soggiorno a Parigi. Non c’è limite alla fantasia». Sul portale internazionale Favorpals si barattano servizi fotografici per pompe della benzina, marmellate all’arancia per un taglio del prato, consulenze legali per l’estrazione di un dente, piastrelle per bagno e cucina per un intervento di chirurgia estetica, barche da pesca in cambio di un tetto nuovo. Secondo Bernard Lietaer, uno dei maggiori esperti finanziari europei, il baratto è in uso in 200 paesi del mondo. Il giro d’affari è compreso tra 800 miliardi e 1,2 trilioni di dollari. Si ”swappa” di tutto. Atelier del riciclo organizza swap parties per bambini da Mc Donald’s: ”swap fee” di 15 euro, compresi Happy Meal, intrattenimento e consulenza gratuita di pediatra e dermatologo. L’associazione Mamme di Parco Pagano (gli Swap&Fun) e il Club delle mamme scelgono invece i locali milanesi. Oggetto di scambio non solo vestitini, ma anche giochi, seggioloni, carrozzine, passeggini, scaldapappe, etc… Intanto che le mamme socializzano e ”swappano”, gli animatori intrattengono i bimbi. Gli ingressi vanno dai 4 euro per i piccoli (merenda compresa) ai 10-15 euro per gli adulti, con consumazione. «Non l’ho fatto solo per me, ma anche per mia figlia Apple, che già si scambia magliette e giocattoli con le compagne dell’asilo» (Gwyneth Paltrow). Per popolare di fauna ittica i propri laghi, i repubblicani del Minnesota hanno dato ai democratici del Wisconsin 400mila pesci persico in cambio di 40mila minisalmoni. Risparmio: 10mila dollari l’anno. Durante una conferenza dell’International Coffee Organisation (Ico), i produttori venezuelani chiesero di poter ricorrere al baratto: caffè verde contro trattori russi. «Ho appena barattato mia moglie con un fucile. Il miglior affare della mia vita» (adesivo trovato addosso a Francisco Martin Duran, che il 29 ottobre ’94 sparò otto colpi di fucile contro la Casa Bianca). «C’è solo una cosa che non scambierei mai con nessuno. Anche se da anni sono costretta ad ampliare periodicamente il mio guardaroba per sistemarle tutte, non mi separerò mai dalle mie scarpe!» (Liz Hurley). Lo ”swapping” è una scelta ecologica. In Gran Bretagna si buttano circa 900mila tonnellate l’ anno di tessile e scarpe, spesso solo perché sono di una collezione passata. Oltre il 60% di ciò che scartiamo o buttiamo può diventare una risorsa. Riusare un capo o un oggetto riduce la domanda di acqua, energia e materia prima necessarie a produrlo. Barattare 20 kg di vestiti equivale a risparmiare l’energia necessaria per azionare una TV per un anno e sette mesi. A Palazzo Gnudi di Bologna il 18 ottobre si terrà uno swap party nazionale. Seguirà poi Roma l’8 novembre (Casina Valadier). Dal 16 al 22 novembre 2009, durante la settimana del baratto, migliaia di strutture affiliate al portale bedandbreakfast.it offriranno ospitalità in cambio di beni o servizi come piccole riparazioni, tagli del prato, lezioni di kung fu o marmellate. A Napoli il 28 e il 29 novembre ci sarà Bidonville, la fiera del baratto aperta a tutti i privati e nei mesi successivi, a Finale Ligure, "RattoBaratto". Visa, in accordo con l’ associazione di beneficenza Traid, organizza ogni anno uno swap party dove si scambiano capi di Misha Barton, Naomi Campbell, Lindsay Lohan, Kylie Minogue, Mary Kate e Asley Olsen. L’eroe del baratto è il canadese Kyle MacDonald. Partendo da una graffetta, in 12 mesi e 14 passaggi, è arrivato ad avere una casa. Ha messo l’annuncio su Craiglist e da lì è partita la sua avventura. «Considero le cose che non posso più mettere e non voglio dare via, (un quasi batik comprato a Saint-Tropez, una camicia rosa shocking), come opere d’arte. Ogni tanto apro l’armadio e le guardo. Chissà, forse un giorno, con qualche ritocco...» (Ivan Rota, rubrichista di «Chi») «Io non butto via niente» (Gabriella Dompé, moglie di Sergio, presidente di Farmindustria).