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 2009  settembre 27 Domenica calendario

Teheran ha più di un impianto per l’arricchimento dell’uranio ma secondo Ali Ansari, uno dei massimi esperti d’Iran, non gli servirà a molto

Teheran ha più di un impianto per l’arricchimento dell’uranio ma secondo Ali Ansari, uno dei massimi esperti d’Iran, non gli servirà a molto. «Premere sull’acceleratore è stato un passo falso» sostiene il fondatore dell’Institute for Iranian Studies e consulente del think tank Chatham House. L’estrema sfida alle Nazioni Unite, spiega Ansari mentre ragiona sulle notizie delle ultime 48 ore, denuncia il vicolo cieco in cui si è infilato il regime degli ayatollah. Finora gli analisti concordavano sul fatto che Teheran rifiutasse di collaborare con l’Aiea per guadagnare tempo. Ora, a sorpresa, comunica l’esistenza dell’impianto di Qom. Qual è la logica? «Ahmadinejad è in difficoltà, sa che il suo governo è debole e agisce in modo irrazionale. Rivelare che i lavori per l’arricchimento dell’uranio vanno avanti nonostante il veto dell’Onu è una risposta interna alle proteste contro il risultato delle elezioni di giugno. E probabilmente, con l’intelligence occidentale alle calcagna, il regime non aveva altra scelta. Ma ha sbagliato. Chi si fiderà ancora dei diplomatici iraniani che s’impegnassero a negoziare? Dal voto in poi il governo ha collezionato un errore dietro l’altro, è nel caos». Intanto ha messo il mondo di fronte al fatto compiuto. «Nel contesto della risoluzione 1737 l’esistenza dell’impianto di Qom è una bruttissima notizia. Per due anni abbiamo temuto che l’Iran potesse ignorare le minacce e andare avanti di testa propria, ora sappiamo che l’ha fatto. E se ci fossero altri impianti? Ieri giuravano d’averne uno, oggi dicono due, come credere alle prossime affermazioni? Il problema però, ce l’ha anche Teheran: da chi otterrà ascolto domani?». L’intelligence americana ritiene che, a giudicare dalle sue dimensioni, l’impianto possa essere utilizzato a fini nucleari entro un anno, massimo due. Cosa ne pensa? «Un anno è un’ipotesi verosimile. Ma mostrare i pugni non servirà: Ahmadinejad è uno sciocco. Dove vuole arrivare? Che strategia ha? Come provano le prime reazioni dei leader del mondo, l’effetto immediato è stato un aumento della sfiducia nei suoi confronti». Si rafforzerà la posizione della destra israeliana che preme per bombardare preventivamente l’Iran? «Non credo sia tempo di bombe. Se fossi Israele aspetterei. Questo è il momento delle sanzioni dure, come chiedono Francia e Gran Bretagna. L’Iran sta implodendo, la miccia è all’interno del Paese, il governo è stretto in un angolo». Obama ha chiesto che gli ispettori abbiano accesso al nuovo impianto. Cosa accadrà dopo l’incontro di giovedì a Ginevra? «L’Iran acconsentirà sulla carta a nuove ispezioni, prenderà tempo, tra un mese ricomincerà a lavorare al programma nucleare». Il presidente russo Medvedev preme perché Teheran fornisca «prove convincenti» sulle intenzioni pacifiche del suo programma nucleare. A che gioco sta giocando la Russia? «Mosca è l’attore chiave di questa partita, protegge l’Iran ed è possibile che abbia un ruolo di primo piano nella disinformazione che confonde le acque. Solo che la Russia gioca per se stessa. Se dovesse intravedere una convenienza diretta potrebbe cambiare tavolo. Come la Cina. E’ importante capire quanto Pechino sapesse del secondo impianto di Qom». Come si stia muovendo Obama? «E’ molto più astuto del predecessore Bush. All’inizio ha teso la mano a Teheran a rischio di attirarsi le critiche dei falchi. Invece, evidentemente, stava aspettando il risultato dell’indagine dell’intelligence. Ora che l’Iran ha palesemente violato la risoluzione Onu, potrebbe contare su un consenso diffuso anche se adottasse la linea dura». E la Gran Bretagna? Il premio Nobel iraniano Shirin Ebadi ha accusato Londra di essere troppo timida con gli ayatollah. «Il problema non è Londra, l’Europa agisce in ordine sparso. Anche l’Italia, per esempio, potrebbe essere più incisiva se non pensasse solo alla propria politica energetica. Gli iraniani sono frustrati, nonostante Ahmadinejad commetta errori su errori resta in sella grazie alla macchina della propaganda, come ai tempi dell’Urss. Ma attenzione, il governo di Teheran è nel caos». Stampa Articolo