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 2009  settembre 27 Domenica calendario

ANN JONES



KABUL

In otto anni di Afghanistan le truppe americane hanno esaurito ogni possibile riserva di approvazione da parte della popolazione locale. Ormai, la mera presenza dei militari Usa basta a suscitare opposizione. Nella fornace di quest’estate ho visitato un campo di addestramento vicino a Kabul dove venivano messe in riga le reclute dell’esercito afghano. Gli istruttori americani, della Guardia nazionale dell’Illinois, erano poderosi, di taglia forte, avvolti in divise da cui spuntavano pugnali e pistole. Al confronto, gli afghani erano meschinelli: centinaia di piccoli Davide vicino ai Golia americani. Le reclute erano tutte malnutrite e sottopeso.
Una ventina d’anni fa, i padri e i fratelli di questi afghani, vestiti miseramente e usando solo Kalashnikov, hanno sconfitto l’Armata Rossa. Oggi i taleban sono impegnati in qualcosa di simile contro le forze armate Usa, con grande efficacia. Eppure l’esercito americano è ben determinato ad addestrare questi afghani a un nuovo tipo di guerra. Le reclute escono per esercitarsi nell’afa del deserto pietroso indossando non solo le pesanti uniformi ma anche tutti gli altri indumenti che hanno e l’equipaggiamento completo. Gli addestratori americani si sono accorti che gli afghani si mettono ogni volta tutti gli abiti di cui dispongono perché temono che qualcuno glieli rubi se li lasciano nelle camerate. Questo è indice di poca fiducia fra commilitoni, e rivela pure che gli afghani si sono arruolati badando innanzitutto a quello che possono prendere (o vendere).
I pianificatori americani credono che con un addestramento adeguato gli afghani possano essere trasformati in modelli in scala dei Marines. Ma questo non succederà, né ora né mai. In un altro campo poco fuori Kabul assisto a come una squadra di futuri poliziotti afghani viene addestrata a sfuggire alle imboscate. I combattenti partecipano con grande riluttanza, e sono armati solo di Kalashnikov di gomma. L’addestramento dei poliziotti afghani è stato accelerato nei mesi scorsi per garantire la sicurezza delle elezioni. Il corso di dieci settimane è stato ridotto a tre, dopodiché i poliziotti sono stati sparpagliati nei villaggi remoti e isolati che dovevano sorvegliare. Dopo il voto, era previsto che tutti loro tornassero a Kabul per completare l’addestramento; nessuno mi ha voluto dire quanti siano effettivamente rientrati. C’è da chiedersi se sia saggio produrre e mandare in giro dei semilavorati.
Benché a Washington si dica che l’esercito afghano conti ormai 90 mila uomini, nessuno finora li ha visti in azione. Gli ufficiali Usa e Nato dicono che «non sono ancora pronti a operare in maniera indipendente». Ma dove sono, questi soldati? Sarà verissimo che 90 mila afghani sono stati sottoposti all’addestramento militare per 90 mila volte o anche di più. Quando lavoravo in Afghanistan come insegnante, fra il 2002 e il 2006, ho conosciuto diversi individui che hanno partecipato, anche più volte ciascuno, all’addestramento militare per ricevere la paga e il Kalashnikov che erano stati promessi. Finito il corso, tornavano a casa per un po’ e in seguito riapparivano con un altro nome per ri-arruolarsi. In un Paese dove il tasso di disoccupazione tocca il 40%, entrare nell’esercito per 10 settimane è la mossa migliore da fare. Dà sollievo economico a tante famiglie. Alcuni di questi uomini sono certamente taleban.
Al principio del 2009 c’è stato un cambiamento e i militari americani hanno cominciato a fornire alle reclute afghane non più i vecchi e venerabili Kalashnikov russi ma gli M-16 fabbricati negli Usa. Gli stessi istruttori statunitensi ammettono, in privato, che nel teatro bellico afghano il Kalashnikov è enormemente superiore all’M-16: è più leggero, e non richiede particolare pulizia nemmeno in mezzo alla sabbia del deserto, a differenza del fucile americano. Ma adesso l’esercito Usa sta trasferendo agli afghani gli M-16, prospettiva senz’altro apprezzata dai fabbricanti americani di armi.
Anche l’accesso ai ranghi della polizia afghana è una porta girevole, come avviene per il presunto esercito afghano, ma in questo Paese essere un poliziotto è molto più pericoloso che essere un soldato. Assegnati in piccolo numero a località isolate o a posti di blocco stradali, i poliziotti sono nient’altro che bersagli per i taleban. E in quanto rappresentati di un governo Karzai completamente screditato sei agenti su dieci si dedicano senza problemi al traffico della droga.
Di recente Karen DeYoung ha notato sul Washington Post che i taleban stanno cominciando a usare tattiche militari sofisticate, «come se avessero seguito corsi di addestramento militare presso una base americana». Probabilmente li hanno seguiti davvero, più e più volte. E ogni volta sono stati pure pagati.
Comunque le dieci settimane di addestramento un risultato lo ottengono. I corpi delle reclute cominciano pian piano a riempirsi di carne. Sprizzano più energia e manifestano uno spirito più vivace. Proviamo a pensare se anziché spendere miliardi in armi avessimo speso le stesse cifre per offrire cibo agli afghani, o le avessimo investite nell’agricoltura, o nell’assistenza sanitaria. troppo tardi per farlo adesso? Copyright tomdispatch.com

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