Max Cassani, La Stampa 27/9/2009, 27 settembre 2009
IN FONDO LA BIOGRAFIA DELL’INVENTORE
Gira e rigira, alla fine le proprietà più temute sono sempre il Parco della Vittoria e il Viale dei Giardini, le due caselle viola subito prima del «Via», che quando ci passi ritiri le 20 mila lire (diventate oggi 200 Monopoly dollars). Se ci capiti sopra con case o alberghi, è sempre una sventura. Ben che ti va, dissangui le finanze. Alla peggio, ti tocca ipotecare i tuoi possedimenti o vai in bancarotta, e sei eliminato.
la dura legge del Monopoly (con la y finale, come nella versione originaria): più che un semplice gioco in scatola, un’icona pop, che dall’alto dei suoi 74 anni vanta aneddoti fantozziani e più tentativi d’imitazione della «Settimana Enigmistica».
Ieri al bar Noy di Milano è andato in scena il primo torneo italiano ufficiale. Tra 120 partecipanti, molti imprevisti e qualche probabilità è stato incoronato il campione nazionale dei monopolisti: Giulio Morini, classe 1984, studente in Scienze Statistiche ed Economiche con la passione per il poker texano. Come premio, a fine ottobre rappresenterà l’Italia nella finale mondiale di Las Vegas contro i più forti finanzieri virtuali del mondo.
Ha solo 25 anni ma i videogames non gli sono mai piaciuti: «Ho una Playstation 2 ma non la prendo in mano da una vita – racconta ”. Al limite gioco a qualche manageriale su Internet, ma quelli in scatola hanno un altro fascino. Giochi dal vivo, contro avversari veri, mica contro il computer. Vuoi mettere?».
Secondo lui possedere Parco della Vittoria e Viale dei Giardini non paga: «Sono due proprietà anziché tre. C’è meno probabilità che gli altri ci capitino sopra. Molto meglio acquistare le gialle o le rosse, e poi le stazioni. Quelle sì, ti fanno svoltare, specie col nuovo dado supplementare Speedy», una delle novità della nuova edizione del gioco, assieme alle pedine storiche in metallo. Lui, in finale, ha vinto così, con quattro case edificate su viale Costantino, Viale Traiano e Piazza Giulio Cesare.
La strategia di Daniele, 24enne di Perugia iscritto a Comunicazione d’Impresa alla Cattolica è invece quella del palazzinaro senza scrupoli: «Il segreto è accaparrarsi tutto subito, e costruirci sopra il prima possibile case e alberghi». Ha sempre vinto all’ultimo tiro di dadi, ma in finale contro Giulio gli è andata male.
andata storta anche a Giorgio, 25 anni, impiegato in un magazzino di prodotti alimentari, contagiato fin da piccolo dal virus della monopolite. Lui la strategia giusta non l’ha ancora capita: «Tutto si decide all’ultimo, quando devi avere liquidi per pagare i soggiorni nelle proprietà altrui. Ma se hai speso tanto prima per comprare le proprietà, come fai ad avere soldi dopo? Mah».
E fin qui è la tattica. Ma come in tutti i giochi anche a Monopoly conta soprattutto il fattore C. Lo ammette anche Marco, 33 anni, batterista metallaro dei Brainwash: «Puoi possedere anche un’intera via, ma con il bonus di punti che ti dà il nuovo dado gli avversari ti saltano con un solo tiro. Credimi, è molto più importante avere fortuna».
Lui si considera un figlio degli Anni Ottanta, ed è cresciuto a pane e dama. «Mi sono sempre piaciuti i giochi da tavolo, che puoi toccare con mano. La dama, Indovina Chi?, Monopoly... Sono un feticista. A dama, per esempio, gioco usando le pedine degli scacchi. Sono più belle, più coreografiche. Con l’X-box cosa tocchi, il joystick?».
C’è anche chi, per partecipare ai campionati italiani di Monopoly, si è svegliato alle 5. il caso di Piervirgilio, Fabio e Roberto, partiti alle 6 e mezza ieri mattina da Torino per essere puntuali a Milano due ore dopo. Del torneo l’hanno scoperto su Facebook. «A Monopoly ci gioco solo con i miei a Natale – svela Pier, 22 anni, sconfitto in semifinale ”. Al primo turno ho vinto perché gli altri erano scarsi, il turno successivo ho sbancato con le stazioni e la Società elettrica, che gli altri snobbano sempre, chissà perché».
Prima di tutti si è però svegliato Fabio, 41 anni, triestino di nascita ma riminese d’adozione. Forse non è neppure andato a letto. partito dalla Riviera alle 3 di notte e, ironia della sorte, è stato il primo a essere eliminato. Una disdetta. E sì che pensava di vincere. Da ingegnere elettronico, in passato ha pure elaborato una teoria matematica sul Monopoly, che ha messo in Rete. Un calcolo statistico sulle caselle più battute. «Evidentemente con i nuovi dadi non funziona! – ride amaro ”. Mi sa che ci devo rimettere mano». Già, gli imprevisti giocano sempre brutti scherzi.
STORIA DEL MONOPOLI
Nel 1935 Charles B. Darrow (foto) era disoccupato. Mentre cercava di trovare lavoro si illudeva di essere una gran capitalista, giocando a comprare terreni e immobili su un tabellone di cartone. Aveva inventato il «Monopoli». Si rivolse a una casa editrice, la Parker Brothers, per cedere l’idea. Ma venne rifiutato. Darrow non si perse d’animo e produsse il gioco da solo, mettendolo in vendita in un negozio di Philadelphia: le prime 5000 scatole andarono a ruba. La Parker Brothers a quel punto ci ripensò, acquistò il gioco, e iniziò la leggenda.