Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 26 Sabato calendario

ROMA – Nel pacchetto di misure anticrisi, il governo ha dimenticato i professionisti e, anzi, in materia tributaria ha addirittura «varato provvedi­menti punitivi per gli avvoca­ti »

ROMA – Nel pacchetto di misure anticrisi, il governo ha dimenticato i professionisti e, anzi, in materia tributaria ha addirittura «varato provvedi­menti punitivi per gli avvoca­ti ». Per questo il Consiglio na­zionale forense, che rappresen­ta un esercito di 226 mila to­ghe di cui 46 mila patrocinanti in Cassazione, ha avviato uno screening nei 26 distretti di corte d’Appello «per rilevare l’attualità dello stato di crisi tra gli avvocati» che, per diver­si motivi, hanno visto diminui­re parcelle e redditi nel corso del 2009. I grandi studi legali licenzia­no e quelli piccoli chiudono non solo a causa della crisi che investe in primo luogo il setto­re finanziario e quello immobi­liare. C’è anche un’altra ragio­ne, azzarda Guido Alpa che del Cnf è il presidente: «Le libera­lizzazioni introdotte con il de­creto Bersani, che ha cancella­to le tariffe minime obbligato­rie, hanno avuto un effetto pa­radossale sugli avvocati. Infat­ti, ad avvantaggiarsene non so­no stati i consumatori ma le grandi imprese, banche e assi­curazioni in prima linea, che hanno imposto condizioni ini­que determinando un abbassa­mento dei livelli di qualità». In realtà, aggiunge Alpa, «a queste condizioni molti colle­ghi rinunciano al mandato mentre altri, che invece conti­nuano ad accettare, possono essere indotti a cedere sotto il profilo deontologico». Un altro fronte - in attesa che il Parlamento vari il ddl che riforma le professioni or­mai arenato al Senato da lu­glio - il Cnf lo apre con l’Anti­trust che ha bacchettato gli av­vocati accusandoli di corpora­tivismo e di scarsa propensio­ne alla libera concorrenza: «Ma noi siamo diversi da un qualsiasi produttore di beni e servizi perché ci occupiamo di tutela dei diritti», incalza Alpa. Che invoca più severità anche per l’accesso alla professione: «C’è poco tempo da perdere perché ogni anno passano l’esame 15 mila candidati e nel complesso la loro preparazio­ne è molto modesta». C’è infi­ne il problema della tenuta de­gli albi intasati da professioni­sti con la laurea in giurispru­denza che tutto fanno tranne che andare in tribunale. Tutto questo e molto altro è scritto nel testo di riforma del­la professione forense ispirato dal Cnf e adottato seppure con 280 emendamenti dal comita­to ristretto della commissione Giustizia del Senato. Quel ddl di iniziativa parlamentare ha navigato spedito fino a luglio quando il governo ha improv­visamente chiesto una pausa di riflessione forse perché l’uf­ficio legislativo del Guardasi­gilli era stato tenuto fuori dal progetto di riforma: «Ora spe­riamo che l’iter si concluda en­tro l’anno», è l’auspicio ottimi­sta del professor Guido Alpa. Dino Martirano