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 2009  settembre 26 Sabato calendario

Era comparsa sulla scena già due anni fa, da testimone. La sua deposizione era una delle tante. Ma adesso la partita cambia: le parole messe a verbale all’epoca hanno attirato l’attenzione di periti e consulenti

Era comparsa sulla scena già due anni fa, da testimone. La sua deposizione era una delle tante. Ma adesso la partita cambia: le parole messe a verbale all’epoca hanno attirato l’attenzione di periti e consulenti. E lei, una ragazza amica di Alberto, ora è diventata oggetto di nuovi (ennesimi) approfondimenti del caso Garlasco. Perché il suo racconto («ero a casa e ci sono rimasta fino al primo pomeriggio») non coincide con i rilievi tecnico-informatici: il suo cellulare agganciò due «celle» diverse del Comune. La questione è semplice: la teste raccontò ai carabinieri, ap­punto, che la mattina in cui Chiara Poggi fu uccisa (13 ago­sto 2007) lei era a casa, a Garla­sco (non lontano dalla villa del­l’omicidio), a scrivere la tesi di laurea. Dice che si è alzata ver­so le 7, che ha fatto colazione, che dalle sette e mezzo all’una ha studiato, poi ha pranzato ed è uscita solo verso le quattro. Adesso, più di due anni dopo, periti e consulenti informatici mettono a fuoco che il suo cellu­lare quella mattina agganciò due celle: significa che la coper­tura del telefonino fu garantita da due centraline diverse, cosa che di solito avviene quando la persona (e quindi il cellulare) si sposta da un’area all’altra. Fin qui le certezze. Poi le tante domande: per­ché quel collegamento a due celle? Ci sono motivi tecnici che lo rendono possibile anche se il telefono rimane nello stes­so luogo? Si può dimostrarlo? Oppure la ragazza raccontò il falso? E in quel caso, per quale motivo? Può essersi trattato di una dimenticanza? Di un errore nel ricostruire i suoi movimen­ti? Il perito informatico del giu­dice Stefano Vitelli vuole anda­re a fondo dei dettagli tecnici e chiedere al gup nuovi accerta­menti. Siccome finora il giudi­ce ha consentito ogni approfon­dimento richiesto, è lecito aspettarsi che lo faccia anche in questo caso. Ed è chiaro che ci sono solo due possibilità: o si trova una spiegazione tecnica­mente plausibile e la ragazza re­sta fuori scena com’è stato fino­ra, oppure è facile immaginare che qualcuno, prima o poi, le chiederà spiegazioni sulla dis­sonanza fra il verbale e quelle due centraline. Sia chiaro: «Cercare di capire meglio i dettagli non significa adombrare chissà quale scena­rio... », specificano le persone che hanno ragionato sul dato delle celle telefoniche. La paro­la d’ordine è: non lasciare nien­te al caso. Se c’è anche una pic­cola, piccolissima verifica che può aiutare a ricostruire la veri­tà, il gup consente ai suoi periti di farla. «Qui – esordì il gior­no in cui cominciò l’udienza preliminare – si sta parlando di una ragazza uccisa nei suoi anni migliori e di un ragazzo che fino a prova contraria è in­nocente. Chiedo rigore e corret­tezza a tutti». Il ragazzo «fino a prova con­traria innocente», Alberto Stasi, oggi ha 26 anni, una laurea alla Bocconi. «Vive da recluso e cer­ca di fronteggiare come meglio può questa continua pressione mediatica» ripetono i suoi avvo­cati (il professor Angelo Giarda e i fratelli Giulio e Giuseppe Col­li). Di questo processo di cui è protagonista (è il solo indaga­to) Alberto studia anche il più minuscolo dei passaggi. Parteci­pa, suggerisce, puntualizza. «Non possono condannarmi perché non ho ucciso Chiara» ha ribadito più volte. La difesa mette in fila i successi incassati finora e prova a definire la stra­tegia delle udienze che verran­no. I legali e i consulenti di Al­berto ipotizzarono già un anno fa la presenza di due persone sul luogo del delitto («in due potrebbero aver spostato il cor­po ») e questa è uno dei punti più controversi, così com’è an­cora tutta da discutere, in aula, la possibilità che le due perso­ne fossero donne. I dubbi saran­no sciolti dal professor Nello Ba­lossino, esperto in elaborazio­ne di immagini che, partendo dalle fotografie, ha rilevato nel­la casa del delitto un’orma uguale alle altre attribuite all’as­sassino ma «apparentemente di dimensioni minori». Ancora una volta il gup gli ha consenti­to esami più profondi: la sua re­lazione arriverà per ultima (il 14 ottobre) ma gli ulteriori ac­certamenti sembra riportino al­la teoria di una sola persona presente a casa Poggi quel 13 agosto 2007. L’ultimo giorno di Chiara. Giusi Fasano