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 2009  settembre 26 Sabato calendario

VIVA IL CONGIUNTIVO!

Valeria Della Valle, Giuseppe Patota, Sperling & Kupfer, settembre 2009.


DIVISIONI «In Italia la popolazione si divide in due grandi categorie: la prima è costituita dalle persone che, a proposito delle frasi introdotte da versi come credere che, sembrare che, volere che, si domandano: “è giusto l’indicativo o il congiuntivo?” La seconda è costituita da coloro a cui qualche membro della prima categoria pone la medesima domanda» (Edoardo Lombardi Vallauri, linguista).

RIDUZIONI Nel 2000 una commissione di linguisti incaricata dal ministero delle Finanze suggerì di ridurre il numero dei congiuntivi presenti nel Modello Unico per la dichiarazione dei redditi. Motivo: migliorarne la leggibilità e la comprensibilità.

GRAVITA’ Un congiuntivo ritenuto sbagliato o mancato è percepito come il più grave degli errori, quello che più degli altri dimostra scarsa confidenza con le regole della lingua.

BOLLATI «Un congiuntivo di più e sei bollato come finocchio» (Piero, protagonista di Ovosodo di Paolo Virzì).

TOTO’ Il congiuntivo di Antonio De Curtis: «Ma mi faccino il piacere» (Totò cerca casa, 1949); «Digli che ti dasse» (Totò cerca moglie, 1950); «Se ne vadino» (Totò e le donne, 1952); «Possino» (Totò a colori, 1952); «Mi permettino» (I tartassati, 1959); «Venghino» (Totò, Peppino e-.. la dolce vita, 1961), «Se ne vada» (Il monaco di Monza, 1963).

FANTOZZI Il più grande erede di Totò nell’uso del congiuntivo popolare è Paolo Villaggio nei panni di Fantozzi. Tutti i verbi di seconda e terza coniugazione che in italiano hanno le prime tre persone del congiuntivo presente in ”a, nel mondo di Fantozzi hanno la desinenza in ”i.

PARLARE Il ministro dell’Istruzione Francesco D’Onofrio in un’intervista al Tg2 il 23 settembre 1994. Sulla possibile soppressione dei licei dall’ordinamento scolastico disse: «Vorrei che ne parliamo».

CULTURA Massimiliano Finazzer Flory a fine ottobre 2008, nel suo primo discorso da assessore alla Cultura del Comune di Milano. Disse: «Vorrei che la cultura si dasse questa dimensione anagrafica».

DECISIONE La campagna pubblicitaria sul trattamento di fine rapporto commissionata dalla Presidenza del Consiglio e dal ministero del Lavoro nell’estate 2007. Diceva: «Il vostro futuro può essere così… o così… oppure così… basta che vi decidete! ».

QUOTIDIANI Dal 1992 a oggi, La Stampa, la Repubblica e Il Corriere della Sera hanno dedicato dieci articoli all’anno sul congiuntivo. Nello stesso periodo hanno parlato di veline 65 volte a testa, sette volte della teoria della relatività.

FACEBOOK Il gruppo Lottiamo contro la scomparsa del Congiuntivo, creato su Facebook nel novembre 2007.

GOOGLE Digitando su Google Penso che sia si ottengono 1.643.500 risultati, scrivendo Penso che sono se ne ottengono 567.400 (test del 17 maggio 2009).

MUSICA Lo studioso Giuseppe Antonelli dice che negli ultimi tempi l’uso del congiuntivo nelle canzoni si è rafforzato: vent’anni fa lo si evitava per ottenere un effetto più grezzo, oggi non è più così.

SIMPSON Homer Simpson non ne sbaglia uno.
SCRITTORI Gli scrittori tendono a rispettare le regole. L’assenza del congiuntivo è motivata dalla volontà di riprodurre la spontaneità della lingua parlata: «Entrambi facendo finta che non erano affatto rivali» (Antonio Tabucchi, Piccoli equivoci senza importanza, 1985); «Io dovrei credere che l’unica persona importante nella vita di mio figlio è l’intercettatore delle sue telefonate» (Sandro Veronesi, Per dove parte questo treno allegro, 1988); «Tutto è relativo, questo già lo si sapeva, meglio che guardo per terra» (Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991) ecc.

SCRITTORI 2 Casi di periodo ipotetico dell’irrealtà nel passato con imperfetto indicativo nell’Orlando Furioso: 32. Con congiuntivo e condizionale: 29.

LATINO Nel latino arcaico il congiuntivo si usava soltanto nelle frasi autonome per espriremre esortazioni (Amemus patriam!), divieti (Ne falsum dixerit), desideri (Utinam verum dicas), dubbi (Quid dicam?); impossibilità (me Phidiam esse mallem) ecc. A volte questo congiuntivo si confondeva (in particolare nella prima persona) con il futuro: dicam poteva significare contemporaneamente io dirò e io dica. Per non confondere le due forme, si prese l’abitudine di far seguire il congiuntivo da un secondo verbo all’indicativo. In seguito tra le due forme verbali si inserì un elemento subordinante, ut.

CORSO Rinaldo Corso che nel manuale di grammatica Fondamenti del parlar toscano pubblicato a Venezia nel 1549 parlò per primo di congiuntivo.

ERRORI I congiuntivi più sbagliati d’Italia: vada, facci, dessi, stessi, tutti in testa a pari merito.

ERRORI 2 «Tu, perché non ti facci maraviglia, pensa che ”n terra non è chi governi» (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso); «Caro amico, ove che tu vadi, le tue lagrime mi bagneranno sempre il cuore» (Giovanni Boccaccio, Filocolo); «Achille portava i suoi fati sotto il tallone, perché ivi stasse il suo fato» (Giovan Battista Vico, Principi di Scienza Nova) ecc.

REGOLE Il congiuntivo ha due tempi semplici, formati da un elemento unico (presente e imperfetto) e due tempi composti (costituiti da due elementi: il passato, congiuntivo presente dell’ausiliare seguito dal participio passato del verbo da formare e il trapassato, congiuntivo imperfetto dell’ausiliare seguito dal participio passato).

REGOLE 2 Il congiuntivo si può incontrare in alcuni tipi di frase autonome. In questo caso si usa per esortare (Proviamo!), per esprimere un dubbio (che abbiano perso il treno?) o un’esclamazione (che si siano lasciati dopo tanti anni! Sapesse come mi sento!), per manifestare un desiderio (magari piovesse!).

REGOLE 3 Di solito si ha l’indicativo dopo verbi, nomi e aggettivi che esprimono certezza e obiettività. Si usa il congiuntivo dopo verbi, nomi e aggettivi che indicano opinioni, sentimenti, necessità desideri e volontà personali o dopo i verbi in terza persona che indicano apparenza. Si usa anche dopo espressioni impersonali formate dalla terza persona del verbo essere seguito da un aggettivo. Esempio: è normale.

OBBLIGO Il congiuntivo è obbligatorio nelle frasi introdotte da: affinché; parole che esprimono un’eventualità (a condizione che, ammesso che, qualora, sempreché ecc); espressioni che introducono una frase che esprime un contrasto rispetto a ciò che si dice in un’altra frase (benché, malgrado che, nonostante, per quanto ecc.); congiunzioni che introducono una frase che indica un modo (come se, quasi, quasi che ecc); parole che introducono una frase che esprime un limite (a meno che, eccetto che, salvo che ecc.). obbligatorio anche con le parole che introducono frasi che indicano una mancanza (senza che) o tempo (prima che).

TEMPI Il tempo del congiuntivo dipende dal tempo verbale usato nella frase precedente. Il congiuntivo presente indica un rapporto di contemporaneità (o di posteriorità) con un tempo presente. Esempio: «credo che siano in casa». Il congiuntivo imperfetto indica un rapporto di contemporaneità con un tempo passato. Esempio: «credevo che fossero in casa». Il congiuntivo trapassato si usa per indicare un rapporto di anteriorità con un tempo passato. Esempio: «Credevo che fossero arrivati il giorno prima».

IPOTESI L’ipotesi reale ha tutti i tempi dell’indicativo: «Se studierà, sarà promosso». Se l’ipotesi possibile o irreale è riferita al presente, si usa il congiuntivo imperfetto nella frase condizione e il condizionale presente nella frase conseguenza: «Se mi offrissero un buon lavoro, accetterei subito». Se l’ipotesi possibile o irreale è riferita al passato, si usa il congiuntivo trapassato nella frase condizione e il condizionale passato nella frase conseguenza: «se lo avessi detto, avresti sbagliato»