Nicola Pinna, La Stampa 26/9/2009, 26 settembre 2009
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
A volte ritornano. La Commissione Ue ha deciso di rilanciare il dibattito sulla carbon tax a dodici stelle, ovvero un’imposta europea contro l’effetto serra. Incitato dalla presidenza svedese, il responsabile per la Fiscalità, László Kovács, intende sottoporre ai ministri economici dell’Unione l’ipotesi di introdurre un’accisa minima sui prodotti energetici in base alle emissioni di CO2. L’occasione sarà l’Ecofin che si apre giovedì a Göteborg. «Il confronto sarà limitato al principio», spiega una fonte la cui cautela è comprensibile, visto che il dossier è stato più volte bloccato. Adesso, però, la volata verso il vertice sul clima di Copenaghen potrebbe farlo partire una volta per tutte.
Aiuta l’esempio francese e la carbon tax sui combustibili fossili che Sarkozy ha deciso di applicare dal 2010, tassando 17 euro ogni tonnellata di CO2 per dare un colpo di acceleratore alla lotta contro il riscaldamento globale. I tecnici di Kovács lavorano su una ricetta analoga. In gennaio avevano già pronta una proposta, poi il presidente Barroso l’ha fatta slittare al 2010 per non turbare le elezioni europee, il referendum irlandese e (anche) la sua rielezione alla testa della Commissione Ue.
Il testo, di cui La Stampa ha avuto una bozza, prevede di affiancare alle accise minime esistenti sui prodotti energetici, che resterebbero immutate, una nuova imposta di fabbricazione in funzione dell’inquinamento generato. Dalle tassazione sarebbero esclusi i partecipanti all’Ets, le grandi imprese che animano il mercato delle quote di CO2. La sua applicazione sarebbe pertanto ridotta a famiglie, trasporti e piccole aziende.
La direttiva prefigura per benzina, gasolio, cherosene, gpl, e gas naturale un’accisa minima da 30 euro per tonnellata di CO2 dal 2013. La soglia cala a 10 per l’uso non automobilistico e domestico. Nel caso di utilizzo industriale, il livello di partenza sarebbe ancora di 10 euro per tonnellata di biossido di carbonio generata. Le imposte vigenti non sarebbero riviste. I tecnici della Commissione stimano che il peso minimo cumulativo delle nuove accise Ue sulla benzina dovrebbe rimanere nella media invariato (35,9% del prezzo). Sul gasolio si avrebbe un incremento di oltre un terzo (dal 30 al 41%). «Si tratta dei valori di partenza - specifica una fonte Ue -. Gli Stati hanno la possibilità di fare di più, cosa che in genere avviene: nel caso italiano il livello minimo è così distante da quello applicato che l’effetto potrebbe anche non essere rilevante». Un conto? La carbon tax francese, secondo i conti di Parigi, dovrebbe aumentare il prezzo della benzina di 4 centesimi. Con la soglia europea, 30 euro invece che 17 per tonnellata, la variazione sarebbe di circa 8.
Se si farà è impossibile dirlo. Il Regno Unito è contrario. Francia e Svezia spingono. La Germania nicchia. L’Italia potrebbe essere d’accordo, del resto, pochi giorni fa, l’ad dell’Eni Scaroni ha suggerito l’idea di una carbon tax simile a quella di Kovács. Il problema è che le delibere fiscali dell’Ue vogliono l’unanimità. Bisognerebbe allora che gli inglesi fossero folgorati sulla strada di Copenhagen. O che gli altri decidessero di procedere per conto proprio e coordinati. Questione di ore. Venerdì si comincerà a capire quale delle due vie è la più fattibile.
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