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 2009  settembre 19 Sabato calendario

INCHIESTA SVOLTA NELLE INDAGINI

Scandalo Bari, Tarantini fermato all’aeroporto La Procura: pericolo di fuga e di inquinamento delle prove -


Lo scoppio del mortaretto e’ arrivato prima del tempo. Un imprevisto. La festa deve ancora arrivare con i suoi fuochi d’artificio. Lui, Gianpi Tarantini, e’ stato fermato dalla Guardia di finanza che staziona all’aeroporto Bari-Palese sulla scaletta dell’aereo che da Roma lo aveva riportato a Bari, per quelle sue abituali toccate e fughe di queste ultime settimane. Un mortaretto, le manette all’imprenditore della malasanita’ pugliese. Perche’, appunto, con la controfirma del neoprocuratore Antonio Laudati, il pm Pino Scelsi ha deciso ieri mattina di procedere con un fermo, che dovra’ essere convalidato nelle prossime ore (lunedi’ mattina). Il reato contestato e’ quello di «spaccio» di sostanze stupefacenti (cocaina e pasticche di Md, un allucinogeno). Ed e’ scontato che le due paginette del fermo si trasformeranno in una corposa ordinanza di custodia cautelare. Il procuratore Laudati che, nell’intervista alla «Stampa» di mercoledi’, aveva annunciato le prime iniziative giudiziarie ad horas, ieri ha tenuto a precisare che «il fermo e’ stato compiuto in relazione a una prospettazione di spaccio ma le indagini che seguiranno immediatamente dopo il fermo riguardereanno tutte le posizioni processuali di Tarantini». Gianpi e’ indagato anche per corruzione (malasanita’) e per le escort ingaggiate per le serate con esponenti istituzionali e politici (dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all’ex assessore regionale della sanita’ pugliese, il dalemiano Sandro Frisullo), e manager e primari della sanita’. Una inchiesta unica al cui centro c’e’ appunto il sistema criminale Tarantini e le sue relazioni istituzionali che, nel tempo, hanno attraversato tutto lo schieramento politico. Il fermo di ieri. Inquinamento probatorio («forte», ha spiegato il procuratore Laudati) e pericolo di fuga. Chi ha letto lo stringato provvedimento spiega che la Procura si e’ convinta che Tarantini stesse costruendo una possibile via di fuga. A giugno era stato una settimana in Tunisia, dopo gli interrogatori di fine luglio, una vacanza con la famiglia a Seefeld, in Austria. E infine i frequentissimi viaggi Roma-Bari di queste ultime settimane, le voci raccolte in citta’ che Tarantini aveva deciso di vendere la sua villa di Giovinazzo. E poi, soprattutto - e qui siamo al capitolo del «fortissimo inquinamento probatorio» - le discordanti dichiarazioni rese dagli indagati e dai testimoni. «La responsabilita’ del Tarantini emerge dalle dichiarazioni dei testimoni o coindagati che potrebbero essere soggetti a modifiche o precisazioni». E’ uno dei passaggi del provvedimento di fermo della Procura. Pare di capire, dunque, che secondo gli inquirenti Gianpi libero stava o avrebbe potuto condizionare i testimoni o i suoi coindagati a modificare le loro dichiarazioni. Di sicuro, in questi ultimi giorni, l’imprenditore attraverso le sue dichiarazioni ai mezzi di informazione stava inviando messaggi precisi in piu’ direzioni. E’ una sensazione diffusa in citta’. E Tarantini in carcere fa paura. Perche’ lui per difendersi potrebbe chiamare in causa o accusare i suoi vecchi amici e interlocutori politici e istituzionali. Delle vecchie giunte di centrodestra ma anche della giunta Vendola. Di certo, fino a ieri, aveva difeso soltanto Silvio Berlusconi.