Maurizio Ricci, la Repubblica 14/9/2009, 14 settembre 2009
ROMA - Gli americani scoprono un nuovo bacino petrolifero al largo del Ghana. I brasiliani di fronte alla loro costa
ROMA - Gli americani scoprono un nuovo bacino petrolifero al largo del Ghana. I brasiliani di fronte alla loro costa. La Bp nel Golfo del Messico. Nel giro di poche settimane, sembra che il petrolio stia schizzando fuori dovunque. Basta con i profeti di sventura, convinti che la produzione mondiale di petrolio sia inesorabilmente condannata a calare assai presto? E´ singolare che, nelle stesse settimane, due seriose banche si siano ufficialmente iscritte al partito del "peak oil". L´australiana Macquarie sostiene che il picco di produzione è stato raggiunto quest´anno e l´americana Morgan Stanley arriva ad una conclusione analoga: da qui al 2012, la capacità produttiva si ridurrà di 700 mila barili al giorno, la domanda riprenderà a crescere e la "spare capacity" scenderà al 4 per cento della domanda mondiale, troppo poco per impedire al petrolio di saltare nuovamente oltre i 100 dollari a barile. Come è possibile? Primo, le nuove scoperte entreranno in produzione solo fra una decina d´anni. Secondo, quei giacimenti sono difficili e costosi da sfruttare: quello brasiliano è sotto uno strato di sale, quello Bp a varie migliaia di metri di profondità. Terzo, anche se aggiungono qualche decina di miliardi di barili alle riserve globali, per un mondo che ne consuma 30 miliardi l´anno è solo una modesta boccata d´ossigeno. Quarto, non sono neanche inaspettate: nei calcoli sulle riserve globali di petrolio c´è sempre una discreta quota di "pozzi ancora da scoprire". Conclusione: il problema è sempre la domanda. Se l´economia globale riparte, calcola la Iea, occorrono subito 4 milioni di barili in più al giorno e, in giro, non ce ne sono. Maurizio Ricci