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 2009  ottobre 24 Sabato calendario

BRUNETTA: «NOI STIAMO CAMBIANDO L’ITALIA, LA SINISTRA DALLA PARTE DEI CATTIVI BUROCRATI»


A Gubbio, al seminario del Pdl, Gianfranco Fini ha accusato governo e maggioranza di aver solo evocato il cambiamento dell’Italia ma di non averlo realizzato. Renato Brunetta, ministro della Funzione Pubblica, ha replicato con fermezza: «Il governo le riforme le sta facendo eccome». Poi è andato a Cortina e - eufemisticamente, diciamo - ha tracimato mettendoci dentro anche la sinistra. E allora? «Fini avrà avuto le sue ragioni - ribadisce Brunetta - io guardo ai fatti. Questo governo è in carica da 15 mesi e sta cambiando l’Italia pur nel mezzo di una spaventosa crisi economica. E’ cambiata e sta cambiando la scuola, grazie alla rivoluzione del ministro Gelmini e alla sue riforme che sono in sintonia con quel che vuole la gente. Il tutto nel silenzio totale o peggio nella connivenza della sinistra col peggior sindacato o col peggior giovanilismo: dov’è finita l’Onda? Guardiamo la sicurezza. Anche qui i risultati si vedono. I mafiosi e i camorristi si catturano; i reati diminuiscono; i clandestini sbarcano di meno. Certo anche con qualche decisione forte come i respingimenti. Guardiamo la giustizia e al lavoro di Alfano per far funzionare un mondo incrostato, anchilosato, ipersindacalizzato, con rapporti da cinghia di trasmissione tra Anm e Csm che non ha portato bene al funzionamento della magistratura».
Poi c’è lei e la lotta ai fannulloni. Che qualcuno giudica molto conclamata e poco realizzata...
«Poi ci sono io, è vero. Abbiamo dimezzato le consulenze...».
...però ha ”assunto” De Michelis, ex socialista...
«Perchè ex? Io sono socialista e ho chiesto una mano ad uno degli uomini più preparati ed intelligenti, già vice premier e straordinario ministro degli Esteri e del Lavoro. Averlo accanto è un onore. Posso andare avanti?».
Certo. Mi diceva della ”sua” rivoluzione...
«Abbiamo dimezzato le assenze, abbiamo realizzato la più grande operazione di trasparenza mai fatta, legata ad un settore per definizione opaco come quello della burocrazia. Non guardando in faccia a nessuno con la class action nel settore pubblico: anche questo mai successo».
E servono le maniere forti? Quelle che usa lei?
«Ogni ministro ha il suo carattere. Tremonti ha gestito in maniera straordinaria la crisi e l’ha fatto a modo suo, con fredda durezza, difendendo il risparmio e il lavoro. La Gelmini è dolce e determinata, io sono fatto come sono. La verità è che questo è un governo rivoluzionario. Ed è chiaro che un governo dei fatti che è in sintonia con i bisogni del Paese, venga visto male da lor signori, dai signori della rendita, dalle elites parassitarie, dagli intrecci perversi tra editoria, finanza, sedicente cultura. Quando questo malumore della rendita si trasforma in volontà eversiva, beh allora Berlusconi a modo suo, i ministri a modo loro, reagiscono. Non è accettabile che ci sia una elite parassitaria che se vince il governo amico tutto va bene e che se invece vince un governo non amico vuole far saltare il banco».
Insisto: mi spiega che bisogno c’è di evocare continuamente il ”nemico”: le elites, i complotti... Se state mietendo così tanti successi come dice lei, dovreste essere più tranquilli, no?
«Vede il problema è che gli italiani tutti le mattine sfogliano i quotidiani e li assale l’angoscia. Mentre occorrerebbe coesione sociale, salvaguardando ovviamente la dialettica politica anche aspra, c’è un pezzo del Paese che ci vuol rubare il voto democraticamente espresso».
Scusi, ma dove sarebbero i segni di questa volontà?
«Li vedo nell’editoria, in un certo giornalismo, in certi maitre à penser, in certi corifei sedicenti intellettuali. Li vedo in determinate congiunzioni tra pezzi della cattiva finanza, delle cattive banche, della cattiva cultura. Questi circoli hanno una caratteristica in comune: appartengono alla galassia parassitaria, non si confrontano con mercato. La ragione è chiara: fanno così perchè questo governo è contro di loro, questo governo sta chiudendo i rubinetti della spesa pubblica. Siamo contro la rendita e la rendita reagisce tramando. E vengono fuori i governi tecnici, i governi di salute pubblica, i governi ”dei migliori”. Le abbiamo già viste queste cose. Nel ”94 è già successo. Rivogliamo gli avvisi di garanzia recapitati a Berlusconi a mezzo stampa nel pieno del G7 di Napoli e poi finiti nel nulla? Gli italiani quel film non lo vogliono rivedere. Il mio rammarico è che un pezzo della sinistra è connivente con queste lobby, con queste elites della rendita. Il mio rammarico è che questa non può essere la sinistra. Il ragionamento che ho fatto a Cortina è semplice: una sinistra sconvolta dal crollo del Muro di Berlino, che non ha ancora trovato la sua strada, che è ancora intontita e in mezzo al guado, si è fatta mortalmente abbracciare da queste elites della rendita. Io mi sono rivolto alla buona sinistra, alla sinistra perbene - e ce ne è tanta - perchè rifiuti questo abbraccio. Quella per male invece...».
... lo abbiamo sentito. E la sinistra ha reagito.
«Non aver voluto capire il mio messaggio, averlo oscurato dietro una polemica sul linguaggio è segno di malafede. E anche di incapacità di guardarsi dentro, di fare autocritica. E’ vero o no che la stragrande maggioranza dei colletti blu, degli operai, vota per noi? Che artigiani, liberi professionisti, commercianti, agricoltori, giovani votano per noi? Mentre per la sinistra prevalentemente votano cattivi burocrati, burocrati della scuola, burocrati delle professioni, quelli del ”Britannia”? E’ questo il posto della sinistra? Non dovrebbe stare dalla parte del popolo dei produttori, del buon capitale e del buon lavoro e non da quello della rendita o del conservatorismo?»
E questa cosiddetta ”buona sinistra” dove sta secondo lei?
«In tanta gente perbene, negli amministratori locali. Un nome per tutti: Chiamparino. Questo è il mio ragionamento. Sono matto?».
Matto no, ma provocatorio sì. Ci sono camion che girano con la risposta all’invito da lei rivolto alla ”sinistra per male”. Li ha visti?
«Certo. Ci sono in giro quattro ragazzini che mi insultano. Io sono un professore universitario, è una vita che studio, ho scritto 30-40 libri, centinaia di saggi. Ma con chi credono di avere a che fare? Se uso un linguaggio forte è una scelta consapevole che sostiene un ragionamento complesso in cui credo e che rimetto alla discussione».
In concreto davvero secondo lei c’è un tentativo di far cadere Berlusconi in questa legislatura?
«Sicuro».
E come?
«Quando si mettono insieme i tanti interessi della rendita: con i media, con certi pezzi deviati della magistratura... Le forze oscure della reazione in agguato sono all’opera per far cadere un governo che ha vinto le elezioni e che aumenta i propri consensi. Questo è quello che vedo. Di qui, da uomo di sinistra, il mio grido di dolore, il mio appello alla sinistra perbene».
Ma se siete così forti, se avete così tanto consenso, che paura avete?
«Le sto dicendo proprio questo: che il consenso non basta. Il gioco non è tutto sopra il tavolo, limpido come dovrebbe essere in democrazia. Una parte è oscura, si gioca sotto il tavolo. I toni alti? Ma scusi, chi ha cominciato? Ha ragione Berlusconi: parliamo delle cose concrete, dei fatti, delle riforme di questo governo. Parliamo della Finanziaria».
Ok, parliamone. Le va bene lo scudo fiscale?
«Le accuse del Pd sono inconsistenti. Quelle norme sono in linea con la strategia mondiale di lotta ai paradisi fiscali. Per la prima volta nella storia contemporanea si fanno norme affinché per i capitali in fuga non ci siano più casematte dove andarsi a rifugiare. Vogliamo mettere un tappetino rosso - e magari neanche tanto - per recuperare questi capitali che rientrano facendogli pagare un tassa? O si preferisce che vadano da qualche altra parte? Meglio che questo capital prodigo, diciamo così, torni entro i confini. La sinistra ha un’altra strada? Ce la dica, la confrontiamo in Parlamento. Però con onestà intellettuale. L’anno scorso volevano la detassazione delle tredicesime per sostenere i consumi. Sarebbe costata 7 miliardi di euro. Ecco: sotto Natale i consumi sono andati straordinariamente bene. Ergo, abbiamo evitato di buttare via sette miliardi».
Se la Consulta boccia il Lodo Alfano, che succede? Il governo va avanti lo stesso?
«Assolutamente sì. E’ la fisiologia del sistema: i governi fanno le leggi, la Corte Costituzionale le valuta. Non c’è nessuna ordalia, nessun giudizio di Dio. Comunque in caso di crisi, si va alle elezioni anticipate, che problema c’è. Ma non succederà: il Paese ha bisogno di continuità nell’azione di governo. Non c’è alcuna crisi politica alle porte. E poi il presidente della Repubblica è una persona seria e perbene».
E quindi?
«E quindi viva la democrazia».