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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

Erika Mingotti, 34 anni, e i suoi figli Arianna, 4 anni, e Alessio, 6. La Mingotti, di Castenaso in provincia di Bologna, impiegata in un’azienda meccanica, «dolce, calma, sempre curata», fino a un anno fa fino si vedeva in giro tutta sorridente per il paese, ogni domenica, assieme ai bambini e al marito Gabriele Militello, 41 anni, commerciante di biciclette

Erika Mingotti, 34 anni, e i suoi figli Arianna, 4 anni, e Alessio, 6. La Mingotti, di Castenaso in provincia di Bologna, impiegata in un’azienda meccanica, «dolce, calma, sempre curata», fino a un anno fa fino si vedeva in giro tutta sorridente per il paese, ogni domenica, assieme ai bambini e al marito Gabriele Militello, 41 anni, commerciante di biciclette. Poi la coppia s’era sfasciata, lui era tornato a casa dei genitori nella vicinissima Villanova, lei era rimasta nella casa coniugale coi ragazzini e anche se continuava a comportarsi come nulla fosse - gli amici raccontano che «era dimagrita e aveva gli occhi tristi, ma non sembrava che stesse male» - ma in cuor suo si sentiva sempre più sola e disperata. Mercoledì scorso, di mattina, accompagnò come d’abitudine i bambini a scuola, Alessio in prima elementare, Arianna alle materne. Alle 5 di pomeriggio, coi suoi genitori, portò la bimba alla prima lezione di danza latino-americana e le scattò tante foto assieme alle amichette. Più tardi accompagnò Alessio a basket e poi salutò l’allenatore con una promessa che sapeva di non voler mantenere: «Ci vediamo lunedì». Invece arrivata a casa sciolse del sonnifero nella cena dei bambini, gli mise i pigiamini, e più tardi, quando li vide addormentati nelle loro camerette, afferrò un coltello da cucina, infilò la lama nella gola di entrambi, poi sollevò i corpicini grondanti di sangue e li adagiò nel lettone coniugale. Subito dopo si tagliò le vene ma siccome non riusciva a morire andò in balcone e si buttò di sotto. Volo di due piani. Una lettera di quattro pagine, lasciata su un mobile di casa, in cui spiega i gnitori che la decisione di farla finita, assieme agli amatissimi figli, l’aveva presa da tempo: «Non ne posso più, me ne vado. So che vi sconvolgerò, ma meditavo questo gesto da tempo. Perdonatemi». Nottata tra mercoledì 23 e giovedì 24 stetembre in una palazzina in via Mazzini nel centro di Castenaso, dieccimila anime a dieci chilometri da Bologna.