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 2009  settembre 24 Giovedì calendario

METROPOLI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI


Che la questione sia seria ha tentato di spiegarlo Woody Allen, costantemente alle prese, nelle sue pellicole, con piccole e grandi nevrosi metropolitane. Credere però che il problema riguardi solo gli attori che stanno a New York e non chi vive nelle nostre metropoli, è un grave errore. Anche noi subiamo una buona dose di stress. Infatti, ricorriamo sempre più alle cure di psicologi e psichiatri.
Tic e panico
Apatie e svogliatezze, tic nervosi e irritabilità, nei casi più gravi attacchi di panico e assenza di relazioni sono le conseguenze di disturbi, non vere e proprie patologie, che riguardano ben oltre la metà delle persone che abitano in un centro urbano. Disagi «soft» da non sottovalutare che si ripercuotono sulla vita quotidiana e sulla salute.
Per questo, in Lombardia, prima in Italia - secondo i dati Istat - per numero d’istituti che trattano disturbi psichiatrici, 121 di cui 44 solo nella provincia di Milano, si apriranno, in questa settimana, altri due centri. Il PoliSomnia, a Brescia per i malati del «cattivo dormire»: disagio spesso dovuto all’inquinamento acustico tipico delle grandi città, che causa spossatezza, sonnolenza, scarsa concentrazione e cambiamenti d’umore.
«Oltre il 30 per cento degli incidenti stradali urbani - dice Paolo Fuligni, psicologo sociale padre dell’”Ecologia urbana”, che studia il rapporto tra la metropoli e l’adattamento psichico di chi ci vive - è il risultato di disturbi del sonno. Chi dorme male va incontro a un rischio d’infortunio 12 volte superiore rispetto a chi non ha problemi di questo genere e, se la malattia non viene curata, può innescare depressioni».
Nell’hinterland milanese, invece, aprirà il primo «addiction center» italiano: un centro polivalente, per la cura della dipendenza da cocaina, da cocktail di stupefacenti e da mix di alcol e sostanze stimolanti. «Manifestazioni chiare di un disturbo di dipendenza, ma chi vive in città rischia di ammalarsi di forme più subdole e altrettanto pericolose, come lo shopping compulsivo e la ricerca esasperata di giovinezza con la chirurgia estetica - spiega ancora Fuligni -, disturbi tipici di chi vive in un ambiente ristretto e caotico dove la competizione è massima e la paura di non farcela anche».
Spazi ristretti
All’origine del disturbo «metropolitano» c’è la frustrazione legata alla condivisione dello spazio. Traffico, code alla posta, open space, anziché stanze per uffici, amplificano l’aggressività che nasce da una sensazione di «costrizione» fisica. A questa, si aggiunge quella «psichica» che scatta invece con l’idea di doversi adattare a una vita a stretto contatto con l’altro.
Una costrizione obbligatoria anche quando il vicino di casa o di scrivania, è maleducato e irritante. Una sovraesposizione quotidiana a stress che può manifestarsi con scatti d’ira - ai quali è soggetto mediamente il 2 per cento di chi vive in città - oppure, come prevenzione a potenziali reazioni aggressive e pericolose, con l’isolamento e l’annullamento delle relazioni. E’ la mancanza di rispetto delle regole condivise e della «cosa pubblica», il disturbo antisociale, all’origine, ad esempio, del vandalismo che spinge a rompere fioriere e vetri dei mezzi pubblici. Ma anche a parcheggiare nel posto riservato ai disabili o in seconda fila bloccando il traffico. La paura di perdersi tra la folla, il timore di smarrire la propria identità, è la molla, invece, che spinge a scarabocchiare i muri. Molti writers, non gli artisti, ma chi sente la necessità di imbrattare anche solo con sigle illeggibili, soffrirebbero di «narcisismo metropolitano». Chi li emula, invece, di «inquinamento comportamentale», un disturbo che riguarda anche coloro che di fronte a una cartaccia buttata per strada si sentono legittimati a buttarne un’altra.
S’insinuano in chi vive in città, poi, i timori dovuti agli allarmi contingenti, come per influenze e pandemie. In questo caso da una corretta abitudine all’igiene si passa a ossessioni per detergenti e disinfettanti. Per la precarietà sul lavoro, invece, entrano in gioco fattori d’ansia, disturbi legati al sonno fino, nei casi estremi, agli attacchi di panico.
La vecchia ricetta
Manie metropolitane che, al pari di patologie più evidenti come le nevrosi, la depressione e i disturbi di personalità gli specialisti tentano di curare con i metodi classici: cicli di ascolto oppure terapie con farmaci. «Non tutti hanno la possibilità di staccare la spina e cercare un po’ di relax in campagna e al mare.
«Pochi possono pagarsi sedute dallo psicologo - spiega Mauro Porta, neurochirurgo dell’istituto di ricerca milanese, l’ospedale Galeazzi -. Per questo le patologie in città aumentano e cresce il numero di persone destinate ad ammalarsi. Ciò che potrebbe, invece, rinvigorire la società è l’antica ricetta che vede le amministrazioni comunali capaci di progettare metropoli con spazi verdi, aree pedonali, viabilità meno congestionate. Città a misura d’uomo».
Anonimato
Paura di perdersi tra la folla. Si manifesta con corpo enfatizzato, abbigliamento stravagante e graffitismo.Antisocialità
Mancanza di rispetto delle regole: auto parcheggiate sui marciapiedi, superamento, in coda, di chi c’è prima.Agorafobia
E’ la perdita dell’orientamento, provocato dall’abbondanza di stimoli sensoriali prodotti dalle metropoli.Emulazione
L’emulazione di comportamenti sbagliati, come il vandalismo, rientra nell’«inquinamento comportamentale».