Gabriele Beccaria, La stampa 23/09/2009, 23 settembre 2009
DOMANDE E RISPOSTE
Moriremo di effetto serra?
Qual è l’obiettivo della conferenza mondiale sui cambiamenti climatici che si è aperta ieri a New York?
Dare uno scossone ai governi, da sempre pigri sui problemi delle metamorfosi accelerate del clima: in pratica rilanciare i negoziati in vista dell’atteso vertice internazionale di Copenaghen di dicembre. L’appuntamento - al di là del cinismo di tanti - è considerato decisivo. Tra meno di tre mesi, infatti, si dovrebbe firmare un nuovo accordo per il taglio alle emissioni inquinanti che sostituisca il famoso Protocollo di Kyoto. Ideato nel 1997, scadrà nel 2012 ed è da anni al centro di polemiche e scontri che ne hanno ridotto l’efficacia.
Com’è la situazione delle emissioni nocive di CO2? Continuano a crescere?
No. In realtà stanno scendendo. La crisi mondiale e i primi abbozzi di politiche ambientaliste varate da molte nazioni, dall’Europa agli Usa, hanno prodotto il miracolo: le emissioni hanno toccato i livelli più bassi da 40 anni. Il dato proviene da una ricerca dell’Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia, secondo la quale quest’anno il calo globale sarà del 2,6%. Ancora meglio stanno facendo gli Stati Uniti del «verde» Barack Obama: -3.8%.
Se le misurazioni sono precise, perché sul riscaldamento resta così tanta confusione?
Perché gli scienziati non dispongono di strumenti abbastanza sofisticati: non esiste una formula attendibile che possa prevedere tutti gli effetti dei gas serra «sparati» nell’atmosfera e quindi l’innalzamento delle temperature medie. Un’ipotesi è che il raddoppio della CO2 nell’aria provochi un balzo di almeno 1 grado, ma i climatologi riconoscono che la «macchina» del caldo e del freddo è immensamente più complessa di questo brutale rapporto. Il ruolo delle foreste e degli oceani, per esempio, resta al di là delle capacità di simulazione dei computer più potenti e ugualmente oscuri restano molti meccanismi naturali come la formazione delle nuvole e l’insieme delle attività biologiche, dai batteri agli organismi superiori.
Quali sono le conseguenze dell’effetto serra finora osservate?
La più tristemente spettacolare è la ritirata dei ghiacci dell’emisfero Nord. Misurata in molte aree, dalla Groenlandia all’Artico, fino alle aree alpine dell’Europa, non accenna a rallentare, mentre il famoso «Passaggio a Nord-Ovest» è ora percorribile dalle navi per un breve periodo durante l’estate. Più controverso, invece, è l’impatto a lungo termine dell’accresciuta quantità di vapore acqueo causata dal gigantesco processo di scioglimento: se può dare un impulso ulteriore all’effetto serra, potrebbe anche accrescere la copertura nuvolosa, raffreddando così il pianeta.
Quanto sono aumentate le temperature?
I dati sono al centro di ricerche frenetiche: oggi, comunque, si registra un ampio consenso sul fatto che nell’ultimo secolo la temperatura media sia salita di 0,6°, con un significativo picco negli ultimi 3 decenni.
C’è un punto di non ritorno in questa «febbre»?
Non è affatto certo, ma secondo alcune simulazioni ricavate dagli scenari dell’ente delle Nazioni Unite - l’International Panel on Climate Change - la soglia potrebbe essere rappresentata da +6°. A quel punto una serie di eventi catastrofici, dall’innalzamento dei mari fino all’impazzimento dei cicli inondazioni&siccità, potrebbe trasformare radicalmente la Terra, rendendo invivibili molte aree: miliardi di individui - almeno metà dell’umanità - acquisirebbero il non invidiabile status di «profughi ambientali».
vero che ci sono scienziati che negano l’effetto serra?
No. Nessuno lo nega, perché l’effetto esiste da più tempo di quanto pensi l’opinione pubblica più distratta: c’è da milioni e milioni di anni, molto prima della nostra comparsa. Senza questo meccanismo la vita come la conosciamo non sarebbe possibile. Il problema è un altro: non tutti concordano sul ruolo dell’uomo. E’ possibile - sostengono alcuni, come Bjorn Lomborg, alla Copenhagen Business School - che ciò a cui assistiamo sia un processo spontaneo, indipendente dalle ferite inferte dalla civiltà: la Terra si riscalda e si raffredda con regolarità, seguendo fasi alterne che solo ora iniziamo a decifrare.
E’ vero che, anziché il caldo estremo, ci possa aspettare in un non lontano futuro una nuova glaciazione?
E’ un’ipotesi a cui i climatologi stanno lavorando: Mojib Latif, professore all’Università di Kiel in Germania, sostiene che molti dati fanno intravedere - contro tutte le previsioni standard - alcuni decenni di temperature in calo. La colpa sarebbe delle alterazioni delle correnti oceaniche, come la «Nao», l’Oscillazione nordatlantica, e la «Amo», l’Oscillazione sudatlantica. La climatologia non è ancora una scienza esatta.