Stefano Lepri, La stampa 23/09/2009, 23 settembre 2009
I GRANDI CERCANO LA RIPRESA
Parliamo di economia al G-20 di Pittsburgh, più che di finanza, è la scelta di Barack Obama: «occorre gettare le fondamenta di una ripresa equilibrata e sostenibile» spiega il suo ministro del Tesoro Tim Geithner. La ricetta è semplice quanto difficile da realizzare: gli americani dovranno essere più parsimoniosi, e altri, a cominciare dai cinesi, più spendaccioni. La Cina a parole è d’accordo, con tempi suoi assicura un cambio di rotta, però respinge meccanismi che possano condizionare le sue politiche. Obama e il presidente cinese Hu Jintao ne hanno parlato a quattr’occhi ieri sera a New York.
Così dal vertice dei capi di Stato e di governo è probabile che esca un meccanismo di consultazione tra le potenze economiche, timido embrione di un coordinamento delle loro politiche. Ma non saranno previste sanzioni se la Cina continuerà ad affidare la propria crescita soprattutto all’export, aggiungendo altri attivi nei conti con l’estero allo smisurato tesoro che ha in cassa (2.100 miliardi di dollari).
L’idea forte, discussa nei colloqui preparatori, era di rendere obbligatori negoziati qualora lo squilibrio fra esportazioni e importazioni di un paese superasse certi limiti. Non sarà così. Si prospetta una procedura più elastica, con verifiche a cura del Fondo monetario e successivi «dialoghi tra pari». Tuttavia una «sorveglianza» del Fmi sui tassi di cambio c’era anche prima, e non aveva impedito a Pechino di fare il proprio comodo.
Il discorso ai paesi con i conti con l’estero in attivo riguarda anche il Giappone, la Germania e i grandi produttori di petrolio (tra i quali solo l’Arabia saudita fa parte del G-20). Il governo giapponese uscito dalla grande svolta delle ultime elezioni sembra disponibile, ma è dubbio che riesca a far molto. La Germania, dove si vota domenica prossima, con garbo rifiuta; il presidente della commissione europea Josè Barroso la appoggia, facendo notare che considerando l’Europa come un tutto non c’è alcun surplus da riassorbire.
E poi che cosa potrebbero spendere in più la Germania e gli altri paesi avanzati in attivo? Dovrebbero accrescere ancora il debito pubblico? La nuova locomotiva della crescita possono essere solo i paesi emergenti, corregge Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fmi, sono loro a dover «aumentare i consumi» vivere meglio invece di svenarsi per esportare; soprattutto la Cina potrebbe assicurare migliori condizioni di vita ai suoi cittadini, più sicurezza sociale, più cure sanitarie, salari più alti. Al momento, secondo la Banca asiatica per lo sviluppo la spinta anticrisi resta tutta puntata sugli investimenti.
Assicurare prospettive solide alla ripresa è essenziale visto che, nelle previsioni del Fmi e di molti governi, la disoccupazione continuerà ad aumentare durante l’autunno e l’inverno. L’Ilo, organizzazione internazionale collegata all’Onu, ieri ha affermato che le misure anticrisi dei governi - concordate dai due precedenti vertici del G-20 - hanno salvato 11 milioni di posti di lavoro nel mondo, ma non impediranno che ne scompaiano, rispetto al 2007, fra 39 e 61 milioni.
Peraltro, discutere dei grandi squilibri mondiali, ben conosciuti anche prima della crisi, potrebbe essere anche recepita dai cittadini come una divagazione. «Dentro il G-20 abbiamo tutti le stesse priorità, ma non nello stesso ordine» notava ieri Christine Lagarde, ministro dell’Economia francese, esprimendo il timore che i primi segnali di ripresa offrano l’occasione alla grande finanza («Wall Street e la City di Londra») di ricominciare a impazzare come prima.
La Francia insiste su linee-guida precise per i compensi del banchieri, ma sembra escluso che il presidente Nicolas Sarkozy ponga ultimatum su un vero e proprio «tetto» (non più di un raddoppio dello stipendio, nella parallela versione tedesco-olandese). Si potrebbe arrivare a un «compromesso Draghi» (elaborato dal Fsb, l’organismo internazionale che il governatore della Banca d’Italia presiede) che legherà la misura complessiva dei bonus alle esigenze di rafforzamento del capitale di ciascuna banca, secondo le nuove regole in discussione. E’ possibile che vincoli più precisi valgano per il periodo iniziale.
Un’altra questione sarà posta insieme da Silvio Berlusconi e dal primo ministro dell’Australia, il laburista Kevin Rudd. In una lettera indirizzata ieri a Obama, i due premier chiedono una azione più decisa contro la speculazione sui mercati delle materie prime (petrolio e alimentari soprattutto): «Crediamo che misure volte ad una maggiore trasparenza dei mercati e ridurre la speculazione destabilizzante». La loro idea è che la «speculazione amplifichi le fluttuazioni di prezzo».