Varie, 22 settembre 2009
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Zuliani Antonio
• Pordenone 19 febbraio 1920, Conegliano Veneto (Treviso) 30 luglio 2009. Sacerdote. Noto come il padre spirituale di Silvio Berlusconi. • «[...] dirigeva la Piccola Comunità, struttura che dal 1973 accoglie tossicodipendenti. Era da sempre molto vicino al premier e alla sua famiglia: consigliere spirituale della madre di Berlusconi, Rosa, ne aveva anche concelebrato, i funerali. [...]» (’Corriere della Sera” 31/7/2009) • «Telefonare a don Antonio Zuliani e rivolgergli domande sfacciate, col tono sarcastico che ci si dà a propria maggior gloria, era diventata una moda fiacca. Lui rispondeva con la vivacità del prete di campagna, di quelli che calciano il pallone sollevando la tonaca nelle domenica mattina, e ridendo concedeva soddisfazione: ”Certo, garantito, Silvio Berlusconi andrà in paradiso”. Così il titolo era bello e fatto, e così don Antonio si era guadagnato il ruolo di confessore del premier, definizione che non amava preferendo dirsi amico. [...] gli si chiedeva di tutto, dal divorzio alle veline, e lui non tradiva, come fanno gli amici. [...] Si erano conosciuti nel 1960 a Bressanone, quando il ventiquattrenne Berlusconi prestava servizio militare e un giorno prese carta e penna per ottenere da quel salesiano un quartierino dove leggere nei tempi di riposo. Da allora don Antonio gli ha scandito la vita, ha celebrato il matrimonio con la prima moglie, il battesimo dei figli, il funerale dei genitori. Ha raccolto le confidenze del politico e dell’uomo malato. Lo chiamavano, in una di quelle interviste col petto in fuori, il ”garante di Berlusconi presso Dio”. E don Antonio, incurante delle notizie d’alcova che piovevano ben prima di Noemi Letizia e Patrizia D’Addario, preferiva dire quello che sapeva: ”Lo dico a tutto tondo, con sicurezza matematica, senza paura di essere smentito: Silvio Berlusconi è uomo di grande fede e profonda religiosità”. Diceva che era galante, solo un po’ esuberante, e che se si spingeva oltre era da comprendere: a chi non piacciono le belle ragazze? ”Andrei anch’io con le veline”, disse col passo sciolto di chi teme l’ipocrisia e usa a proposito il condizionale. Si ricorda meno diffusamente il rapporto di don Antonio con Oscar Luigi Scalfaro, che da lui andava per i ritiri spirituali e dal quale, al ritorno da una passeggiata nel bosco, gli capitava di ricevere un cesto di more fresche. Peccato, piuttosto, di non aver mai trovato il tempo di domandargli che cosa lo unisse a quei due uomini che si sono detestati e si detestano profondamente. Ma lui, del resto, tirava dritto e si prendeva volentieri la maschera che gli era stata appiccicata. Faceva meno notizia se intimava a Silvio di non attorniarsi di lacché o di trovare il modo di non tracollare, ogni volta, in fatto di buon gusto. Ma non si ritraeva: ”Silvio è un figlio”. ” buono, altruista, trasparente”. ”I suoi interessi sono sempre subordinati a quelli degli altri”. ”Le opere buone che ha compiuto sono tali e tante...”. ” un uomo retto”. ”Le cose che l’Avvenire dice per Berlusconi, valgono per tutti. Preti compresi”. Arrivò a paragonarlo al primo Mussolini, sottintendendo che non diventasse il Mussolini del consenso e quello della guerra. Sapeva di che parlava. In fondo, che si sia preti o no, c’è qualche cosa di profondamente divino nel difendere chi è detto indifendibile» (Mattia Feltri, ”La Stampa” 31/7/2009).