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 2009  settembre 22 Martedì calendario

«Noi non faremo come gli Oasis perché siamo una vera famiglia» - 
Anche i ragazzini pro­digio crescono

«Noi non faremo come gli Oasis perché siamo una vera famiglia» - 
Anche i ragazzini pro­digio crescono. E crescendo, cam­biano. Si evolvono. Una legge (qua­si) universale alla quale non sfuggo­no i wunderkinder del rock in salsa tedesca, i Tokio Hotel. A poco più di due anni dal loro terzo album, «Scream», i gemelli Bill e Tom Kau­litz, Georg Listing e Gustav Schäfer sono pronti a tornare sulla scena di­scografica. Il 2 ottobre esce il cd «Humanoid», che è stato precedu­to dal singolo «Automatic», dispo­nibile in download digitale da ve­nerdì scorso.

Il singolo e il relativo video han­no già suscitato reazioni controver­se nelle sterminate legioni dei fan italiani. Con incrinature nel coro di osanna da ex Ddr che di solito acco­glie qualunque cosa sia targata To­kio Hotel. Sul forum ufficiale della giovanissima band (hanno tutti fra i 20 e i 22 anni) c’è chi – Pameluz­za90 – addirittura scri­ve: «Sembra il trailer mal riuscito di Transfor­mers ».

 Dubbi e perplessità coinvolgono pure le scel­te musicali. E quelle di immagine: «C’è un’incre­dibile accelerazione ver­so un look da truzzi», riassume coraggiosa­mente un’altra giovane seguace. E non si faccia­no riferimenti al mondo emo (una delle tribù che vanno per la maggiore fra gli adole­scenti metropolitani), perché allora sì che le diverse anime della galas­sia TH ritrovano unanimità di giudi­zio: i Tokio Hotel «non» sono emo. O almeno, non lo sono più. 

«Che dire? Si cambia, così è la vi­ta », risponde il principale accusato: gemello Bill, cantante e frontboy del gruppo. «Con ’Automatic’, ma il discorso vale per tutto ’Huma­noid’, abbiamo voluto sperimenta­re cose nuove». In che senso? «Ol­tre a chitarra, basso e batteria, ab­biamo puntato su elettronica e sin­tetizzatori. Però si sente sempre lo stile dei Tokio Hotel, non è un di­sco alieno».

 Forse un po’ aliena è la copertina scelta per «Automatic»: stile splat­ter, con la mano di un robot, di un umanoide, che porta in palmo un cuore. Ma il cuore sembra umano, umanissimo... «Non ci sembra così splatter – interviene gemello Tom – forse un po’ lugubre. La cover è una specie di supplemento del te­sto: abbiamo voluto dare un suppor­to visivo alla storia che raccontia­mo nel brano, quella di una ragazza che non ha sentimenti. E il cuore ci è sembrato l’idea migliore per rap­presentare i sentimenti». Chiarito quindi che non c’è alcun tradimen­to, ma solo una naturale evoluzione personale e artistica, gli alfieri del nuovo krautrock («Ci chiamano co­sì? Non lo sapevamo...» rispondono Bill & Tom con una risata) si prepa­rano allo sbarco in Italia.

 I quattro saranno le guest star della finale del Coca cola live@Mtv the summer song che si terrà il 26 settembre a Roma, con concerto gratuito in piazza del Popolo e diret­ta live dalle ore 20.30 su Mtv. Poi, il 27, trasferimento a Milano per un party aperto ai fan (info sul sito ht­tp:// universalmusic.it/specials/hu­manoid/). Infine, il 30 settembre, chiuderanno la loro maratona italia­na partecipando all’X Factor di Rai­due. 

I Tokio Hotel, invece, non hanno avuto bisogno della tv per farsi co­noscere. Anche perché hanno avu­to la fortuna di incontrare quattro signori (Dave Roth, Patrick Benz­ner, Peter Hoffmann e David Jost, produttori già navigati) che hanno fatto la loro fortuna: «Assolutamen­te vero, è da quando Tom e io abbia­mo 13 anni che lavoriamo con que­sti produttori. Anche dietro il nuo­vo album ci sono loro».

 Ma, musica a parte, com’è cam­biata la vostra vita con il suc­cesso? «Vita privata? Quale vita pri­vata? Non ho nemmeno una ragaz­za, anche perché il sesso senza amo­re non fa per me» confessa Bill. Che nell’attesa dell’anima gemella si consola con gli amici a quattro zam­pe: «Ho quattro cani e dormono con me. Non potrei mai rinunciare a loro». E poi c’è il lato oscuro della fama, che in questi ultimi mesi i To­kio Hotel hanno sperimentato sulla loro pelle. Solo per citare alcuni brutti episodi: le molestie di un gruppo di giovanissime «stalkers» a gemello Tom e una scazzottata che ha visto protagonista il batteri­sta Gustav Schäfer. «L’unica cosa che vogliamo dire – rispondono Tom & Bill – è che ci siamo accorti benissimo che il successo ha lati spiacevoli. I fan non capiscono, per esempio, che noi in quest’ultimo anno abbiamo dovuto concentrarci sull’album, praticamente vivendo fra casa e studio di registrazione. Non avevamo tempo quasi per fare altro». 

A proposito di fama e di fratelli in rock, c’è il caso Oasis: potrebbe capitare anche voi di litigare così e di rompere il sodalizio artistico? «Assolutamente inimmaginabile. Noi viviamo assieme 24 ore su 24, siamo una vera famiglia. No, non potrà mai accadere».