Marisa Fumagalli, Corriere della Sera, 22/09/09, 22 settembre 2009
Balinetto, Birillo, Lippa... quando il gioco vuol dire cultura - I giochi da salvare, come i cibi
Balinetto, Birillo, Lippa... quando il gioco vuol dire cultura - I giochi da salvare, come i cibi. Per scongiurare l’estinzione di saperi tradizionali, di culture, di territori. la stessa Associazione Giochi Antichi – nata agli albori del terzo millennio – a paragonarsi, in qualche misura, a Slow Food, il movimento di Carlin Petrini, che di anni ne ha molti più, annunciando l’apertura della VII edizione di «Tocatì», festival internazionale dei giochi in strada in scena a Verona da venerdì 25 a domenica 27 settembre.

 Ponendosi fuori da ogni riferimento consumistico e commerciale di talune attività ludiche di gran moda, l’Associazione fa orgogliosamente notare che l’Unesco, nel 2003, ha riconosciuto il Gioco «patrimonio immateriale dell’umanità». Un tesoro, in senso figurato, che va tenuto da conto e valorizzato. Come? Continuando a giocare, innanzitutto. Sennò, il patrimonio si disperde. Durante la kermesse veronese, dedicata quest’anno alla Grecia, la rappresentazione dei saperi ludici prenderà corpo attraverso l’allestimento di cinquanta postazioni, dove si cimenteranno gli esperti, che praticano giochi tradizionali sia italiani che greci. Ed anche se all’interno del Festival i bambini troveranno un’accoglienza speciale (con la sezione laboratori a loro riservata), i protagonisti saranno soprattutto gli adulti. Gli esponenti cioè di quelle comunità locali di gioco (in Italia, l’Associazione ne ha censite una cinquantina) che mantengono viva nei territori la tradizione. L’elenco delle «specialità » è lungo e ci riporta, con la memoria, al passato («Ma la nostra, sia chiaro, è tutt’altro che un’operazione nostalgia», sottolineano gli organizzatori). Eccone alcune: Alli Pitrudde, Balinetto, Birillo Parato, Bossa Buffona, Burul, Cacio al Fuso, Calciobalilla, Caretini, Cuchi, Fionde, Lippa, Morra, Ol Quarantot, Pallone Grosso con Bracciale, Penacio, Senturel, Venga l’Ost. E dalla Grecia: Dielkistinda, Gaitanaki, Lakkudakia, Paradosiachè Pale, Stefani, Tavli, Triota… Nota ambientale: per tre giorni il centro storico di Verona ritroverà il suo antico splendore (bandite le auto, sia in transito che posteggiate) offrendo alle attività delle squadre dei giocatori, italiani e greci, uno scenario affascinante. Attorno al fulcro della manifestazione, ruotano spettacoli di musica e danza, mostre, convegni, incontri culturali.

 Il filosofo Umberto Curi, che condurrà una riflessione sul tema «L’ospitalità come gioco di conoscenza nella mitologia greca », spiega il motivo in più che lo ha indotto ad accettare l’invito al Festival. «Il fatto di partecipare – afferma – a un evento che recupera la migliore tradizione civile e culturale di Verona. Una città rispettosa, aliena da certi estremismi e intolleranze che, purtroppo, a causa di alcuni fatti di cronaca, talvolta perde questa immagine e ne esce svilita». Curi, anticipando i contenuti del suo intervento, evidenzia il grande tema dello straniero/ ospite come appare nei documenti dell’antichità greco-latina. «Riprenderò i miti, traendone i valori che non mutano nel tempo – osserva ”. A cominciare da quello di Filemone e Bauci (raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio), per esaltare l’istituto dell’ospitalità». 

Davide Zoletto, ricercatore dell’area di Pedagogia dell’Università di Udine, illustrerà, seguendo il filo rosso che porta all’integrazione («raggiunta solo in alcuni casi»), uno studio sui giochi in strada dei figli di migranti, in alcune città del Nord. 

L’economista Loretta Napoleoni, invece, relazionerà su gioco d’azzardo e criminalità organizzata. Argomento che esula, in senso stretto, dai giochi di riferimento del Festival di Verona. Ma che è di scottante attualità. «Ai tavoli verdi – nota la Napoleoni – si ricicla parecchio denaro sporco. In tempi di crisi, l’investimento illegale fa un balzo del 20 per cento».

 A Giampaolo Dossena, indimenticabile esperto di cultura ludica, verrà dedicato un convegno. Tra i relatori c’è anche Stefano Bartezzaghi, esperto di giochi di parole con le parole. Dice: «Dossena ebbe il grande merito, e lo ha fatto per primo in Italia, di invitare anche i lettori dei grandi giornali a giocare».