Paolo Conti, Corriere della Sera, 22/09/09, 22 settembre 2009
Italia Nostra Ripa di Meana si dimette dai vertici - Carlo Ripa di Meana lascia le cariche istituzionali di «Italia Nostra», si dimette da Consigliere nazionale e da presidente della sezione romana mantenendo solo la tessera da iscritto che ottenne nel lontano 1967
Italia Nostra Ripa di Meana si dimette dai vertici - Carlo Ripa di Meana lascia le cariche istituzionali di «Italia Nostra», si dimette da Consigliere nazionale e da presidente della sezione romana mantenendo solo la tessera da iscritto che ottenne nel lontano 1967. la polemicissima conseguenza dell’elezione di Alessandra Mottola Molfino alla presidenza dell’associazione ambientalista, avvenuta domenica scorsa (a maggioranza e non all’unanimità, come abbiamo erroneamente scritto ieri). Durissimo Ripa di Meana nella sua missiva: nella riunione di domenica c’è stata «solo la sterile e bruta applicazione di ordini di scuderia draconiani, tesi solo all’occupazione del potere. Preceduti e seguiti, questi ordini, con l’eccezione di tre interventi, da scadenti elencazioni di propositi generici e retorici, privi di qualsiasi concretezza, recitati senza una sincera disponibilità ad ascoltare altri». Ripa di Meana accusa la neopresidente di aver «applicato regole non democratiche» proponendo «sguaiatamente» per acclamazione la rielezione del segretario generale Alessandro Alici: «Nella mia lunga vita non ho mai acclamato nessuno, ho sempre votato». In chiusura, addirittura una puntualizzazione su un documento dedicato al difficile recupero del patrimonio artistico a «L’Aquila» che, secondo le note ufficiali, sarebbe avvenuto all’unanimità: «Non è vero, mancavamo sia io che Salvatore Settis». Alessandra Mottola Molfino, che ha ottenuto 13 voti su 24: «Nulla da dire, sono tranquilla per un democraticissimo confronto durato dalle 9 del mattino alle 17». Nicola Caracciolo, secondo votato con 10 preferenze, spiega la sua posizione: «Ho molta stima per Carlo Ripa di Meana, mi auguro che ritiri le sue dimissioni, le sue battaglie sono sempre state preziose per l’associazione. Penso a quanto è riuscito a fare per il discusso parcheggio sul Pincio». Detto questo, Caracciolo non ha difficoltà ad ammettere la divisione: «Ho accettato di candidarmi contro Mottola Molfino perché ritenevo che il suo profilo non fosse quello più adatto al momento. una insigne museologa, ma milita in ’Italia nostra’ solo dal gennaio 2008 e non ha mai partecipato alle nostre storiche battaglie. Detto questo, dopo l’esito del voto, ho accettato la vicepresidenza proprio per evitare nuove e inutili spaccature. Sui massimi obiettivi i disaccordi sono minimi e penso che salvaguardare l’unità d’intenti sia necessario». Caracciolo non rappresenta solo se stesso, insomma: sul sul nome si sono coagulate le preferenze, per esempio, di importanti rappresentanze come quella della Toscana, del Lazio, della Liguria, della Basilicata, della Puglia. Non sono particolari secondari, vista la tradizionale struttura di «Italia nostra» che conta su regioni più o meno «forti». E quelle vicine a Caracciolo sono indubbiamente tra le più significative, sia numericamente che dal punto di vista della tradizione dell’impegno ambientalista. Riuscirà «Italia nostra» a reggere ai terremoti interni, in vista della battaglia contro il Piano casa del governo Berlusconi? Bisognerà vedere se, e come, l’attuale vertice riuscirà a ricucire lo strappo con un «pezzo storico» di «Italia nostra» del rango di Ripa di Meana, ex presidente nazionale.