MAURIZIO MOLINARI, la Stampa 22/09/09, 22 settembre 2009
Stiglitz: il dollaro? Vada in pensione - Una valuta internazionale al posto del dollaro, il «Consiglio globale dell’economia» in sostituzione del summit del G20 e rigide regole di sorveglianza sulle «banche troppo grandi per fallire»: sono i tre pilastri del rapporto dell’Onu sulla riforma del sistema finanziario internazionale che ha per destinatari proprio i leader del G20 che si riuniscono giovedì a Pittsburgh
Stiglitz: il dollaro? Vada in pensione - Una valuta internazionale al posto del dollaro, il «Consiglio globale dell’economia» in sostituzione del summit del G20 e rigide regole di sorveglianza sulle «banche troppo grandi per fallire»: sono i tre pilastri del rapporto dell’Onu sulla riforma del sistema finanziario internazionale che ha per destinatari proprio i leader del G20 che si riuniscono giovedì a Pittsburgh. A presentare il documento di 140 pagine frutto di un anno di seminari condotti in sei continenti è Joseph Stiglitz, Nobel per l’economia e presidente della commissione insediata dall’Assemblea Generale del Palazzo di Vetro. «Il cuore della riforma che proponiamo - dice, parlando nella sede del Carnegie Council - è un sistema di riserve monetarie globali». E’ lo scenario che gli Stati Uniti rifiutarono alla conferenza Bretton-Woods, quando al termine della Seconda Guerra Mondiale si gettarono le basi dell’attuale sistema finanziario, «ma è ora di rimediare a quell’errore perché la crisi che ci ha investito dimostra che fondare la stabilità globale solo sulle riserve in dollari della Federal Reserve non basta» osserva Stiglitz, aggiungendo: «Quanto contenuto nel rapporto coincide con le proposte avanzate dalla Cina». Il sistema di riserve globali, per la commissione Onu, potrebbe essere fondato sugli Sdr - i diritti speciali di prelievo del Fmi - oppure su tipi simili di valuta, destinati ad essere assegnati dalle Banche centrali dei singoli Paesi dell’Onu «in proporzione alla percentuale del pil globale». Il rapporto dell’Onu ricorda che fu l’economista John Maynard Keynes «il primo ad immaginare una simile soluzione» e rilanciarla, calandola nello scenario del XXI secolo, serve anche per affermare che «alla nuova architettura finanziaria devono partecipare tutti i Paesi dell’Onu, senza eccezioni». Da qui la formulazione di un «Consiglio globale dell’economia» che si lasci alle spalle il G20. «A designare le nazioni che fanno parte di questo gruppo fu George W. Bush negli ultimi mesi di presidenza - sottolinea Stiglitz - e non mi sembra una grande fonte di legittimazione, come dimostra il fatto che già a Pittsburgh i presenti saranno 22, con l’inclusione di Spagna e Olanda». Per l’ex ministro dell’Economia della Colombia, Josè Antonio Ocampo, anch’egli membro della commissione Onu, «il Consiglio globale dell’economia potrebbe essere composto sul modello del Consiglio di Sicurezza, studiando un sistema di rappresentanza a livello regionale». I primi a lanciare l’ipotesi di un «Consiglio globale dell’economia» sono stati, con un articolo sul Financial Times, l’italiano Arrigo Sadun e l’americano Timothy Adams immaginando però di crearlo sulla base dell’attuale composizione del Fmi. Il terzo pilastro della riforma immaginata da Stiglitz riguarda invece la «creazione di un rigido sistema di sorveglianza sulle banche considerate troppo grandi per fallire» al fine di impedirgli di «gestire in maniera troppo disinvolta prodotti ad alto rischio come hanno fatto con i derivati collegati ai mutui subprime». Saranno i prossimi giorni a dire quale risposta il summit del G20 darà alla sfida che arriva dal Palazzo di Vetro. Intanto gli effetti della crisi globale continuano ad avere conseguenze a pioggia: la Camera dei Rappresentanti di Washington si appresta a votare l’aumento da 26 a 39 delle settimane durante le quali vengono pagati dal governo i sussidi a chi ha perso il posto lavoro.