Enzo Armando, la Stampa 22/09/09, 22 settembre 2009
«IO, CAMPIONE IN PUNTA DI POLLICE»
Andare a Verona non per ammirare il balcone di Romeo e Giulietta o per assistere all’Aida all’Arena ma per giocare la finale del campionato italiano di ciclotappo. Durante «Tocatì», quest’anno, la Federazione italiana di ciclotappo (duecento gli affiliati, con sede a Genova) organizzerà domenica la gara che assegnerà il titolo tricolore.
Io sono stato il vincitore delle ultime due edizioni, disputate a Milano e a Genova, e l’unico ad aver vinto per tre volte questo campionato a punta di dito.
Il nome ciclotappo può indurre al sorriso come il divertimento che procura. un gioco che è più di un gioco. uno sport per interposta persona visto che utilizziamo dei tappi di bottiglia con le immagini dei ciclisti di tutte le epoche. L’abilità che comporta questo «sport», ben descritto da Gian Paolo Dossena nell’«Enciclopedia dei Giochi» (Utet, 1999), è paragonabile al biliardo perché occorre colpo d’occhio, e agli scacchi per la concentrazione necessaria. I tappi vengono riempiti di mastice per essere più aderenti al terreno e pesati prima della prova. C’è anche chi «dopa» gli scodellini, rendendoli più scorrevoli con la cera, ma attenzione al caldo: la cera si scioglie e i tappi restano così incollati alla pista. Ci sono le salite e il pavé da superare e le tecniche di tiro sono le più disparate: l’importante è utilizzare sempre il pollice come base d’appoggio.
Il ciclotappo è un passatempo che ha origini antiche: ci giocavano i nostri nonni alla fine della guerra quando non esistevano le consolle della playstation. I ragazzi di allora costruivano con un gessetto dei circuiti sui marciapiedi e nei cortili a imitazione del Giro d’Italia o del Tour de France e poi utilizzavano i tappi a corona della gazzosa o della birra per dare vita a delle mitiche corse.
A metà degli anni ”90 il genovese Gualtiero Schiaffino, vignettista e creatore del premio Andersen per l’infanzia, decise di codificare le regole e di fondare una federazione: nacque così la Figct (Federazione italiana giuoco ciclotappo). Il primo campionato italiano si disputò a Milano nel 1993 all’interno della Fiera del ciclo e del motociclo. Nel ”99 ebbe l’onore di una diretta televisiva su Raidue: la corsa fu trasmessa a «Quelli che il calcio» con la telecronaca di Adriano De Zan. Adesso possiede un sito internet (www.ciclotappo.it) ed è anche su Facebook. Tutti gli anni noi ciclotappisti disputiamo un vero e proprio Giro d’Italia, con una classifica a punti che assegna la maglia rosa a colpi di «stecche».
Domenica si consumerà dunque l’atto conclusivo e io mi affiderò al tappo di Dino Zandegù, il re delle volate che osava sfidare Merckx e Gimondi, che mi ha fatto i suoi personali auguri: «Se mai capitassi a Verona - mi ha detto - mi faccia dare l’ultima stecca, che sia quella della vittoria però».