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 2009  settembre 22 Martedì calendario

Emmy, vincono gli outsider della tv - 

La tv imita il cinema. Come succede ormai puntualmente all’Oscar, an­che l’Emmy Award, l’Oscar te­levisivo, quest’anno ha pre­miato show e personaggi po­co noti, alcuni addirittura sco­nosciuti in Italia

Emmy, vincono gli outsider della tv - 

La tv imita il cinema. Come succede ormai puntualmente all’Oscar, an­che l’Emmy Award, l’Oscar te­levisivo, quest’anno ha pre­miato show e personaggi po­co noti, alcuni addirittura sco­nosciuti in Italia. Spesso pre­ferendo gli ultimi arrivati alle star più affermate e le serie di nicchia a quelle con più alto tasso di audience.

 Dopo aver snobbato hit pla­netari quali «Doctor House», «Lost» e «Grey’s Ana­tomy », la giuria del­l’Academy of Televi­sion Arts and Scien­ces ha premiato «The United States of Ta­ra », la nuovissima se­rie di Showtime nata da un’idea di Steven Spielberg, che raccon­ta la singolare odis­sea di una casalinga e madre di famiglia, af­fetta da personalità multipla. Firmata dalla sceneggiatrice Diablo Cody (premio Oscar per Juno ), «Tara» ha portato la statuetta di migliore attrice brillante all’australiana Toni Collette, preferita a Tina Fey (data universalmente per vin­citrice) che la settimana scor­sa aveva già ritirato un pre-Emmy per la sua impecca­bile imitazione di Sarah Palin. Anche se la Fey, creatrice e star di «30 Rock» della NBC, (trasmesso in Italia da Sky) non è riuscita a difendere il premio come migliore attrice comica, la sua serie sulla vita quotidiana di un’emittente te­levisiva è comunque tornata a casa con ben cinque Emmy, (su 22 nomination) incluso uno come miglior attore di commedia andato ad Alec Baldwin. 

E se per il secondo anno consecutivo si è affermato «Mad Men», la serie political­ly incorrect ambientata nel mondo della pubblicità della Manhattan anni ”60 (tre Em­my, incluso quello per la mi­glior sceneggiatura) a ritirare i premi sul palcoscenico del Nokia Theatre di Los Angeles c’erano anche molti altri newcomer . Come Kristin Che­noweth («Pushing Daisies») e Bryan Cranston che ha vinto per lo struggente ruolo di un insegnante malato di cancro in «Breaking Bad», sbara­gliando l’inglese Hugh Laurie che nonostante ben 4 nomina­tion in 5 anni non ha mai vin­to un Emmy.

 Anche quest’anno la tv ha voluto omaggiare le grandi star del cinema costrette dal­l’età e dalle politiche giovanili­ste di Hollywood ad emigrare in tv. Glenn Close ha vinto co­me migliore attrice protagoni­sta in una serie drammatica in «Damages», ambientata nello spietato mondo degli studi legali di New York. Jessi­ca Lange si è imposta come miglior attrice per «Grey Gar­dens », il film del canale via ca­vo HBO (altro grande vincito­re con ben 21 trofei) sui paren­ti anticonformisti di Jackie Kennedy che ha vinto ben 6 statuette battendo la minise­rie «Coco Chanel», co-prodot­ta dalla Rai. 

Sul fronte animazione a vin­cere è stata ancora una volta «South Park», mentre «The Amazing Race» (CBS) è risul­tato il miglior reality show: il programma con concorrenti che attraversano i 5 continen­ti con pochi mezzi improvvi­sati e tutto l’impegno per rag­giungere il traguardo ha sba­ragliato il ben più popolare «American Idol».