Guido Olimpio, Corriere della Sera, 22/09/09, 22 settembre 2009
Il supermilitare e la strategia della fiducia - 
 
Per molti dei suoi uomini il generale Stanley McChrystal è «il Papa»
Il supermilitare e la strategia della fiducia - 
 
Per molti dei suoi uomini il generale Stanley McChrystal è «il Papa». Ascetico, un pranzo al giorno – di solito una cena leggera ”, amante del jogging e del parlar chiaro. La scrivania gli piace poco, come le presentazioni in Power Point: alla terza scheda, se non è puntuale sul tema, tradisce segnali di insofferenza. La sua specialità sono le operazioni segrete ed è in parte «top secret», quello che ha combinato in Iraq tra il 2003 al 2008.

 Parlano i risultati: avrebbe ideato un sistema che ha messo fuori combattimento centinaia di terroristi.

 In omaggio al mantra dei rangers – find-fix-finish, ossia trova-sistema-concludi’ McChrystal non gradisce lasciare i lavori a metà. Invano aveva chiesto nel 2005 un’azione più muscolosa per scovare Bin Laden. L’allora segretario alla Difesa Rumsfeld – non certo un tenerone – lo aveva fermato: troppi rischi e informazioni labili. Oggi, alla guida della difficile missione in Afghanistan, McChrystal non rinuncia al dogma delle Special Forces che è spazzare via il nemico prima possibile, ma lo addolcisce con un pragmatico «ascoltiamo la gente». Si fida di quello che vede sul campo e scrive nel rapporto: non basta conquistare terreno e distruggere i ribelli. Il cuore della strategia deve essere la popolazione afghana. Dobbiamo comprenderne scelte e bisogni, se conquistiamo la loro fiducia – è il messaggio – la sicurezza potrà migliorare. La battaglia delle idee dove la percezione dipende dai fatti e non solo dalle solenni enunciazioni.

 McChrystal suggerisce un rapporto stretto con gli abitanti, la condivisione dei rischi con i civili. E’ così che il «Papa» spera di vincere la guerra. O almeno non perderla.