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 2009  settembre 22 Martedì calendario

Monsieur le président e la principessa triste. Romanzo o verità? - 
C’erano una volta uomini politici pronti a distrug­gere chiunque avesse rivelato faccende private e soprattutto storie d’amore

Monsieur le président e la principessa triste. Romanzo o verità? - 
C’erano una volta uomini politici pronti a distrug­gere chiunque avesse rivelato faccende private e soprattutto storie d’amore. Ma il vecchio Valéry Gi­scard d’Estaing si sente ancora un uo­mo del futuro e lo scandalo se l’è fab­bricato con le sue mani, le mani delica­te dello scrittore col­to e raffinato, con il gusto dello scoop. Non rivela di aver amato Lady Diana, di un amore ricambiato, forte e passionale, consumato nei ca­stelli di Francia e Inghilterra, ma regala ai francesi un roman­zo in cui i protagonisti non pos­sono essere che lui, l’ex presi­dente della Repubblica (sotto pseudonimo Jacques-Henri Lambertye) e la principessa tri­ste (nella fiction, Patricia) che si dedica ad azioni umanitarie e che gli confessa un matrimo­nio disastroso ancor prima di essere celebrato, con un princi­pe che non ha nessuna inten­zione di lasciare la sua amante nemmeno dopo le nozze. Giscard-Lambertye cita Ju­lien Sorel, il protagonista del «Rosso e il Nero» e con vena stendhaliana racconta il primo incontro, durante un ricevi­mento a Buckingham Palace, il suo turbamento al solo sfiorare la mano della principessa e il cuore che «scintilla di felicità» quando lady Patricia gli sussur­ra: «I wish you love me». Sono parole – racconta Giscard – che non provengono dalla me­moria, ma che mi sembra anco­ra di sentire, in inglese: «Vo­glio che tu mi ami». Il libro co­mincia con la frase sibillina «Promessa mantenuta», come se l’autore fosse stato autorizza­to a raccontare ai posteri un rapporto segreto e ostacolato da complicazioni familiari e di­plomatiche, dato il rango dei due amanti. Nessuno saprà forse mai la verità e difficilmente il roman­zo dell’ex presidente diventerà un affare di Stato, ma le circo­stanze descritte, lo scenario di vicende politiche e diplomati­che realmente accadute e le ri­correnti allusioni non lasciano dubbi al lettore. Al contrario, sembrano riferite con il propo­sito di stupirlo. La vicenda si svolge all’ini­zio degli anni Ottanta, quando Diana sposa il principe Carlo d’Inghilterra e Giscard, allora cinquantacinquenne, perde la seconda sfida per l’Eliseo con­tro François Mitterrand. L’amo­re è già sbocciato da tempo, al punto che il presidente si augu­ra di portare in porto la rifor­ma costituzionale che accorcia il suo mandato e avere tempo e libertà per la principessa. La vit­toria della «gauche» – nella storia reale – gli risolse il pro­blema. Nella fiction, Giscard è trionfalmente rieletto con il 56 per cento dei voti. Il presidente va a trovare «lady Patricia» nel­la residenza di Kensington e la invita nel castello di Rambouil­­let, dove ufficialmente Giscard si riposava e andava a caccia. Giscard strizza l’occhio a Sten­dhal, Maupassant, Proust e Du­mas e costruisce un romanzo sentimentale che trascina il let­tore in atmosfere d’altri tempi. Il Figaro ha anticipato i con­tenuti del libro. Una fuga di no­tizie non sgradita alle case edi­trici (Fallois e Fixot) pronte a distribuire centomila copie e all’autore che pensa di oscura­re anche in libreria il successo di storici rivali-nemici, Edouard Balladur e Jacques Chi­rac, dei quali escono in queste settimane le memorie. L’ex pre­sidente avrebbe così inaugura­to un nuovo genere, il roman­zo- verità in cui tutto ciò che viene rivelato non può essere smentito, ma in cui tutto ciò che è raccontato può anche non essere vero. In questo mo­do, la figlia segreta di Mitter­rand, gli amori presunti di Chi­rac e il matrimonio a sorpresa di Sarkozy scendono al rango di cronaca. Giscard d’Estaing è il presi­dente che ha portato la Francia nella modernità, il primo a chiamare donne nel governo, il presidente del voto a diciotto anni, della liberalizzazione dell’ aborto e del Trattato costituzio­nale europeo. Potrebbe però passare alla storia per aver ama­to una leggenda. Come mem­bro dell’Accademia di Francia ha tutto il diritto di costruirsi, a 83 anni, l’immortalità che pre­ferisce.