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 2009  settembre 21 Lunedì calendario

«A noi autori di sinistra non resta che Silvio» - Si riapre, come fosse una cosa normale, come si fa con i locali notturni che a inizio stagione sono punto e d’accapo: pochi annunci programmatici, la curiosità tanto arriva lo stesso, portata dal nome del padrone di casa

«A noi autori di sinistra non resta che Silvio» - Si riapre, come fosse una cosa normale, come si fa con i locali notturni che a inizio stagione sono punto e d’accapo: pochi annunci programmatici, la curiosità tanto arriva lo stesso, portata dal nome del padrone di casa. Chiambretti torna, pronto a fare il suo dovere in Chiambretti night da domanisu Italia 1. Tutto invariato, anzi no, piccole sostituzioni che danno un sapore di fresco al menu. Via Jonathan, rimasuglio del Gf. entra Fiammetta Cicogna, tastierista bionda dello spot Tim, antipatica di talento, pare, di certo molto carina. Via Danah, la ballerina del Moulin Rouge fuggita per amore, dentro le gemelle Nora e Lola, anche loro del Moulin Rouge, tedesche di Amburgo, la risposta digitale alle gemelle Kessler. Chiambretti, si prevedono momenti affannati per la tv? «Si prevedono momenti difficili, cambi di strategie che devono stare dietro al mercato televisivo in rapida evoluzione. Ci vuole una tv aggressiva con più frecce al proprio arco. Noi abbiamo rinforzato il cast e abbiamo studiato una campagna per trovare un leader alla sinistra sfruttando le logiche della tv popolare. Il criterio è quello del Gf: nomination, esclusioni e vincitore finale. Un aiutino visto che il congresso di ottobre non concluderà un granché». E la questione morale? Le escort? Non si parla di corde in casa dell’impiccato? «La questione morale che attanaglia il paese e diventa un boomerang politico è al centro della nostra attenzione. Ma a modo nostro, tra riflessione e sberleffo, mettendo dentro anche la questione etica. La nostra forza è trasformare queste realtà in spettacolo». E come vi mettete tra concorrenza e tecnologia? «Decine di partite di calcio e poi Matrix e Porta a Porta. A questo aggiungiamo lo switch-off che ci farà scomparire a due giorni dal debutto. Speriamo solo che la tecnologia sofisticata vada di pari passo con la qualità». Placido alla Mostra di Venezia si è sfogato: «Ma io questi film con chi li devo fare se non con Berlusconi?». Possibile che ci siano così poche alternative? «Un professionista professa la propria attitudine lì dove il mercato te lo consente, senza i limiti degli stupidi snobismi. Berlusconi si occupa a 360 gradi di tutto lo scibile, impossibile non incrociare il suo mondo. Questo non significa che non si possa mantenere la propria indipendenza autoriale. Il problema di Placido si porrebbe se Berlusconi gli censurasse il film. Altrimenti evviva tutti e due. Peraltro conosco segretari di partito duri e puri che pubblicano con Mondadori, altri che fanno programmi con Endemol. Io sono felice di essere un incongruente dichiarato». Un incongruente anche per necessità. La Rai, il suo luogo deputato, non smania per averla... «Dalla Rai mi cacciarono e dopo cinque anni a La7 sono stato invitato ad andare. A Mediaset mi hanno voluto con il mio piglio da privatista, senza le logiche paludate della tv di Stato. Ma allo scadere del contratto, alla fine del 2010, potrei anche tornare in Rai dove ho lavorato per 15 anni e dove resistono grandi professionalità nonostante la deriva progettuale che frena l’Azienda». Ricorderà in qualche modo il suo amico Mike Bongiorno? «Ho ritrovato un’intervista che gli feci per la mia trasmissione L’inviato speciale. Parlammo anche della morte e sarà un piccolo omaggio sentito che Piero farà a un grande della tv».