Pablo Trincia, la Stampa 21/09/2009, 21 settembre 2009
GLI SCIAMIANI SIBERIANI CONTRO LA FERROVIA
Chiedete a un tuvano di evocare uno spirito, di cantare emettendo impossibili suoni gutturali con la laringe o di piantare una tenda addobbata in una pianura spoglia e spazzata da venti gelidi, e molto probabilmente vi risponderà che non c’è problema. Ma proponetegli di far passare un binario e un treno nella terra dove dalla notte dei tempi vengono seppelliti i suoi antenati, e potrebbe storcere il naso.
Quasi tre millenni di isolamento non si rompono così facilmente. Specie quando gli isolati sono una sparuta popolazione della Siberia meridionale appena a nord della Mongolia, in quella che oggi è la repubblica di Tuva: uno dei luoghi più remoti e sconosciuti del pianeta, circondato da montagne, laghi e steppe che l’hanno reso virtualmente immune alla globalizzazione.
I suoi 300mila abitanti sono figli di una cultura nomadica millenaria, che ha trovato la propria ragion d’essere nello sciamanesimo e nel buddismo tibetano, sopravvissuti a un ”900 segnato dal forte impatto della presenza del regime sovietico. Pur avendo chiesto l’indipendenza all’inizio degli anni ”90 dopo il crollo dell’URSS, resta una delle 21 repubbliche della Federazione Russa. Ma a differenza di molte altre zone dell’ex impero, che oggi hanno intrapreso - seppur a fatica - la strada dello sviluppo, i tuvani sono sempre stati gelosi della propria storia e cultura, tenendole al riparo dalle influenze esterne. Niente aeroporti e niente ferrovie (l’unico treno che finora si è visto a Tuva è quello che i sovietici fecero stranamente stampare sui suoi francobolli), nonostante le ricchezze del sottosuolo - come oro, cobalto e carbone - che potrebbero portare più benessere e sviluppo a questa terra. Ma anche trasformarla in maniera irreversibile.
Così, mentre nel resto del mondo si discute su come saranno i prossimi modelli di computer e telefonia mobile, a Tuva ci si chiede se sia davvero il caso di costruire i 415 chilometri della ferrovia Kuragino-Kyzyl, progettata da alcuni anni per collegare la capitale (Kyzyl) con la vicina regione di Krasnoyarsk. E non solo per una questione paesaggistica. Il problema è che il cammino di ferro passerebbe proprio dalle parti di Arzhaan, un’antica necropoli di inestimabile valore archeologico. E’ qui infatti che dal VII secolo avanti Cristo sono seppellite generazioni di Sciti, gli antenati dei tuvani, una delle prime popolazioni nomadiche dell’Eurasia. Il luogo è anche conosciuto con il soprannome di «Valle dei Re», e ha attratto l’attenzione degli archeologi dal 1916, anno in cui un ricercatore siberiano, A.V. Adrianov, cominciò gli scavi.
Le ricerche portarono alla luce una colossale struttura sotterranea lunga circa 120 metri e profonda quattro, e nelle camere mortuarie furono scoperti gioielli e ornamenti di rara bellezza. Negli anni ”70, i lavori di costruzione di una strada danneggiarono alcune tombe. Ma nel 2001 un’altra necropoli simile venne scoperta da una spedizione inviata dall’Ermitage, e ribattezzata con il nome di Arzhaan 2. Oggi non pochi tuvani temono che il passaggio di un treno possa rompere l’armonia tra natura e storia di cui la popolazione si sente custode.
«All’inizio ci sarà sicuramente un beneficio economico dato dall’apertura di un nuovo mercato», ha dichiarato alla BBC Cash-ool Sergheevic, il ministro del lavoro di Tuva. «Ma per quanto riguarda l’aspetto sociale e culturale, questa ferrovia potrebbe colpirci negativamente». Se lo dice il ministro, figurarsi cosa ne pensano gli abitanti. E’ pur vero che un treno non porta solo problemi, ma anche lavoro, e forse qualche visitatore, in una regione segnata dall’alto tasso di disoccupazione e di alcolismo.
«Il progetto di costruzione della ferrovia ha un’importanza vitale per lo sviluppo socio-economico di Tuva», sostiene l’archeologo Konstantin Chugunov, che con i suoi scavi ha fatto venire alla luce Azhaan 2 otto anni or sono. «Anche se resta necessario che la stazione ferroviaria sia in armonia con il paesaggio circostante».
«L’importante è che non si sacrifichi l’eredità storica di questa nazione», dice un funzionario. «Questo luogo testimonia una delle più antiche civiltà e dobbiamo preservarlo per le future generazioni di tuvani».