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 2009  settembre 19 Sabato calendario

A.A.A. CERCASI TATA…

disperatamente. PER VOCE ARANCIO

Lucrezia Lante della Rovere era affezionatissima alla sua tata. «Mi veniva di chiamarla mamma perché stavo più con lei che con mia madre».

Edward Norton decise di diventare attore grazie alla sua babysitter, Betsy True, che faceva l’attrice a Broadway. A 6 anni, lei lo portò a vedere ”If I were a Princess” (la nostra Cenerentola) e lui decise che da grande avrebbe fatto l’attore.

Secondo una stima di Acli Colf (in collaborazione con Inps), le babysitter in circolazione sono 230 mila, hanno meno di 35 anni e provengono per la maggior parte da Sud America, Filippine e Est Europa (Romania, Bielorussia, Ucraina). Molte di loro lavorano in nero (7 su 10 secondo la Cgil).

Tra i motivi personali che costrinsero Caroline Kennedy a ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca ci fu l’assunzione di una babysitter senza permesso di soggiorno.

Il metodo più comune per trovare una babysitter/tata è il passaparola. Simona Ventura è stata aiutata dalla madre. La marchesa Marta Brivio Sforza ha trovato due tate specializzate in gemelli nella maternità di un ospedale. Una era «talmente brava da diagnosticare una stenosi del piloro a uno dei bimbi».

Una tata ha una preparazione professionale, vive in casa con la famiglia, spesso è straniera e a volte fa anche piccoli lavori domestici. La babysitter è di solito italiana, studentessa o casalinga, si occupa ”a ore” dei bambini e la sera se ne torna a casa sua. Tate, educatrici e puericultrici non amano essere chiamate ”babysitter”.

In Inghilterra e negli Stati Uniti è diffuso il nanny-poaching, ovvero il «furto della tata». Elle MacPherson tentò di portar via all’amica Jo Champa la tata australiana. «Elle ha offerto di più, ma a certi livelli non è il denaro che conta: sono i rapporti con il bambino ma anche con i genitori. Da noi lei si sente in famiglia» (Jo Champa). Julia Roberts, con un offerta da un milione di dollari, portò via a Sheryl Crow la superqualificata Marva Soogrim.

Da tre anni, a Parigi, nel mese di settembre, si tiene un ”baby sitter dating”, una sorta di ”speed date” per mamme e tate. L’obiettivo è quello di mettere in contatto genitori alla ricerca di una babysitter e studenti universitari alla ricerca di un lavoro. Il principio è semplice: un genitore si registra compilando una scheda dove indicare le proprie esigenze, il numero e l’età dei bambini. Gli studenti fanno lo stesso: indicano i propri dati, le proprie esperienze e la disponibilità di orari e spostamenti. Poi l’incontro: un’ora e mezzo di tempo (previo appuntamento) per conoscere e intervistare le candidate. Anche a San Diego, Social Sitter organizza eventi simili. A Victoria Muschek, mente dell’agenzia e insegnante alla San Diego State University, l’idea venne quando, alla ricerca disperata di una tata per i suoi tre figli, guardò i suoi studenti e vide davanti a sé dozzine di potenziali babysitter. In Italia, per ora, non sono previsti eventi simili.

Gli eredi dei Borbone, Carlo e Camilla duchi di Calabria, piantati in asso durante le vacanze al Circeo dalla tata di fiducia, misero un annuncio sul quotidiano Latina Oggi: «Cercasi bambinaia, con dormire, disponibile viaggiare. Richieste lunghe referenze. Stipendio altissimo».

«La tata se la possono permettere in pochi. Alla fine costa come un mutuo». Cioè quanto? «Stabilire un unico prezzo è difficile: dipende dal tipo di impegno, se part-time o full time», dice a Voce Arancio Sara Morelli, titolare della famosa agenzia milanese Tate&Nanny. «Generalmente, per una babysitter a ore siamo intorno agli 8 euro, mentre per una tata a tempo pieno, dalle 8 alle 19, lo stipendio va dai 1.000/1.200 euro di una extracomunitaria ai 1.500 di un’italiana. Una tata convivente può prendere dai 1.000 ai 4.000 euro secondo la disponibilità di orario e le mansioni». Se poi c’è l’assistenza notturna o nei weekend, se i bambini sono più di uno e se la mamma è sempre fuori, i prezzi salgono. Aggiungiamo anche le commissioni. «Anche quelle variano a seconda della famiglia e delle sue esigenze. C’è una cifra comune che viene maggiorata a seconda delle richieste».

Nelle agenzie le commissioni per le babysitter vanno dai 20 ai 50 euro per un singolo intervento, dai 150 ai 200 per un abbonamento annuale, mentre un carnet da 10 interventi si aggira intorno ai 150 euro (pagamento anticipato, naturalmente). I prezzi più convenienti sono quelli delle scuole di formazione. Per trovare una tata full time, con vitto e alloggio, si può arrivare a 800 euro di commissione.

Per sua figlia Suri, Tom Cruise cercò una tata esperta di karate e con il porto d’armi: temeva che la bimba venisse rapita.

«Cercare una tata è come cercare una casa e l’agenzia di ricerca del personale è come un’agenzia immobiliare. Pago un’intermediazione, vedo dieci case e se trovo quella giusta per me e per il mio stile di vita la prendo. E’ un paradosso, certo. La tata ovviamente è una persona e non una casa. Occorre tenere in considerazione altri fattori», ci spiega Sara Morelli.

Piero Fassino pianse in diretta tv quando Maria De Filippi, a C’è Posta per te, gli fece incontrare Elsa Isnardi, la governante che quarant’anni fa gli preparava il coniglio alla cacciatora e l’insalata russa. Per lei, quello della tata, è «il mestiere più bello che c’è. A Piero volevo un bene da morire. Oggi le baby sitter sono diverse. Non è più come una volta: tante ragazze lavorano solo per i soldi. Io no. Io ci mettevo il cuore. E passione, insomma tutta me stessa. Per me, era come mio figlio». Ai tempi, pur di non farla andar via, il piccolo Fassino le propose di sposarla. Lei chiamò uno dei suoi figli Piero.

«Una tata deve essere intelligente, preparata, dolce, disponibile, puntuale, solare e amare i bambini», continua la titolare di Tate&Nanny. «Deve essere pulita e decorosa. Una tata che si presenta ad un colloquio con capelli sciolti, tacchi a spillo, gonna aderente, push up e camicetta aperta non va bene. E’ fondamentale che sia in salute: se si ammala spesso non viene a lavorare. Meglio se single: se ha una sua famiglia a cui badare, si rischia che non rispetti gli impegni o non possa accompagnare i nostri figli in vacanza. Se conosce poi una lingua straniera, raggiunge posizioni apicali». E naturalmente, riservata. «In qualunque famiglia lavori la riservatezza è gradita sia per il precedente datore di lavoro, sia per il nuovo. A nessuno fa piacere che si raccontino in giro i fatti propri, indipendentemente dalla notorietà o meno della famiglia».

Abbie Gibson, tata dei Beckham per due anni, a dieci giorni dal licenziamento rivelò ai giornali i dettagli più intimi della coppia, tradimenti compresi. Cherie Blair denunciò Rosalind Mark, l’ ex nanny di Downing Street, per violazione della privacy. I suoi racconti sulla vita della coppia finirono (solo parzialmente) sul Mail on Sunday. Kim Tannahill, la tata di Demi Moore e Bruce Willis, querelò la coppia per offese e maltrattamenti. Accusò lei di essere pazza e paranoica, lui violento e poco attento alle figlie.

Riconoscere quella ”giusta” «è un dono di natura. Ci sono donne manager che sono bravissime a scegliersi un collaboratore, ma negate nello scegliersi la tata». Qualche domanda per capire meglio: «Le si può chiedere perché ha scelto di fare questa professione? Quanto ama i bambini? Da quanto tempo si dedica ai bambini? Sa giocare? Come intrattiene i bambini? E’ creativa?». Meglio non chiedere: «”Ha intenzione di avere figli?” ”con chi vive?”, ”è sposata o single?”. Sono domande irritanti, seppur comprensibili. Per una famiglia che ha bisogno di aiuto, si tratta di sopravvivenza».

Secondo una ricerca dell´Iref (Istituto di ricerche educative e formative di Acli) del 2007 le tate più severe sono quelle che non hanno figli.

Cesara Buonamici è stata cresciuta da una tata terziaria carmelitana. Gabriella e Sergio Dompè hanno confessato di chiedere alla tata di essere severa perchè «noi non sappiamo esserlo».

Miss Parker, l’ istitutrice inglese di casa Agnelli raccomandava sempre al piccolo Gianni: «Don’t forget you are an Agnelli» («Non dimenticare che tu sei un Agnelli»).

Per creare il personaggio della tata più famosa al mondo, Mary Poppins, Pamela Lyndon Travers si ispirò alla sua nanny australiana: si chiamava Hellen Moorhead, era una zitella e aveva sempre la borsa piena di cose strane.

«Non ho mai scelto la tata sulla base di un criterio preciso. Se non quello del feeling e della dolcezza. E mi è andata bene, quando mia figlia aveva un anno ho avuto una donna eccezionale: grazie a lei ho potuto fare il ministro» (Giovanna Melandri).

«Ho avuto fortuna: ho scelto emotivamente. Abbiamo una ragazza stupenda, che è come una di famiglia. Le diciamo sempre: se c’ è qualcosa che non va, dillo » (Ambra Angiolini, mamma di Jolanda).

Le nannies più prestigiose al mondo si diplomano al Norland College di Bath (Inghilterra), dove «per essere ammesse occorre un amore sincero per i bambini, pazienza, buone doti organizzative, affidabilità e un ottimo senso dell’umorismo», ci dice Olivia Goulden del Norland. Durante i due anni del corso le ragazze imparano a pianificare una festa di compleanno, cambiare pannolini, preparare culla e carrozzina, raccontare storie, fare il bagnetto, sterilizzare biberon e cucire. Il loro stipendio, una volta diplomate, va dalle 1.600 alle 3.200 sterline al mese (dai 1.790 ai 3.585 euro), più tredicesima e benefits. Le più esperte sono arrivate anche a guadagnare anche oltre 100mila euro l’anno. Da lì arrivano le nannies della Royal Family e le liste d’attesa durano mesi.

Betsy, la nanny di Brooklyn Joseph e Romeo, i figli di David e Victoria Beckham è diplomata in puericultura e in canto lirico.

Madonna, Gwyneth Paltrow, Jemima Khan e Britney Spears hanno assunto dei ”mannies” (male più nannies), ovvero ”tate coi pantaloni”. Secondo Tinies, la più importante agenzia per l’infanzia d’Inghilterra, il 94% circa delle madri valuterebbe l’ipotesi di assumere un uomo e l’ 80% di loro ha affermato di sentirsi minacciata dall’avvenenza delle tate. «Su 35.000 babysitter registrate con Tinies, meno del 4% sono maschi. Non c’è grande richiesta, ma è un trend in crescita» ci fa sapere Amanda Coxen della Tinies. «Meno del 10% dei nostri clienti chiede dei ”mannies”. Solitamente sono madri single e coppie di lesbiche che vogliono avere una presenza maschile nella vita dei loro figli oppure genitori che credono che un maschio sia più adatto a giocare coi bambini a calcio o a rugby. I maschi sanno essere divertenti, pratici e sportivi». Alla Tate&Nanny di Milano invece «ne abbiamo avuto uno solo. E’ stato richiesto 5 volte in 15 anni di attività. Di solito sono studenti o giovani filippini. Ma in età prescolare, quando il bambino ha ancora bisogno di essere assistito, il tato non funziona».

«Sono così sicuro di me e del mio lavoro che posso andare a una festa e dire con orgoglio: ”Sono una babysitter”» (Kris Pohl, Professional Nanny of the Year).

Nel film "L’uomo che amava le donne" di Truffaut c’è una scena in cui una babysitter suona alla porta e domanda: "Dov’è il bambino?" e un signore risponde: "Eccomi sono io".

Alessandro Cecchi Paone da anni ha una tata francese, Geneviève Maugeri detta Gegé (71 anni): tiene in ordine la cabina armadio, cataloga le camicie (quelle da gemelli e quelle no), lucida le scarpe, fa la spesa, gli sbuccia i chicchi d’uva, toglie la peluria bianca dagli spicchi di mandarino e gli pela i ravanelli uno per uno.

Iole, la tata che da anni lavora per Luca Cordero di Montezemolo, tutte le mattine gli stira i fazzoletti di lino che ha nel taschino.

Sienna Miller sorprese l’allora fidanzato Jude Law a letto con la babysitter, Daisy Wright. Lei fu licenziata e la storia non durò. Ethan Hawke, dopo la separazione da Uma Thurman, si fidanzò con la tata, Ryan Shawhughes. I due ora sono sposati e hanno una bambina, Clementine Jane. Anni fa, al principe Carlo d’Inghilterra venne attribuita una simpatia per Tiggy Legge Bourke, la giovane tata dei piccoli William e Harry. Camilla Parker Bowles la fece allontanare da Buckingam Palace e al suo posto assunse una cinquantenne dai capelli bianchi. La figlia più piccola di Steven Seagal e Kelly LeBrock venne chiamata Arrissa in onore della tata di famiglia. Poco dopo la bambinaia ebbe una storia d’amore con l’attore e lo rese di nuovo padre.

Una volta trovata la babysitter giusta è importante sapersela tenere. «Non bisogna approfittarne. Alcune mamme tendono a delegare tutto alle tate e a chiedere loro l’impossibile. Ricordiamoci che le tate brave possono trovare un altro lavoro in qualunque momento, mentre le famiglie per trovare un’altra persona affidabile devono investire tempo, soldi e fatica» raccomanda la signora Morelli.

Zita Preti, «Ina» (diminutivo di signorina) dei Pirelli, dei Rizzoli, dei Borromeo, dei Mondadori, dei Barilla, disse no a una delle grandi famiglie dell’imprenditoria lombarda perché le chiesero di cucinare e invece «una Ina è una Ina».

Dina, tata di Caterina, figlia di Azzurra Caltagirone e Pier Ferdinando Casini, è solita chiedere le referenze ai datori di lavoro.

L’attrice Stefania Rocca si vantò di aver licenziato la tata del figlio Leone perché sosteneva che il bambino preferiva il parco al set della madre (a suo dire lo faceva solo per andare a chiacchierare con le colleghe). La babysitter di Casa Netanyahu raccontò di essere stata cacciata di casa in malo modo perché aveva fatto bruciare la minestra dei bambini. Un’ex baby-sitter di Brad Pitt e Angelina Jolie dichiarò: «Vivere in quella casa è un inferno».

«Le babysitter " tradiscono" se vengono trattate come serve, non come persone di famiglia» (Barbara Kline, fondatrice e presidente dell’ agenzia White House Nannies, Washington).