Roberto Petrini, la Repubblica 19/09/09, 19 settembre 2009
VIVERE BENE ECCO PERCH IL PIL NON BASTA PIU’
Per il Signor Brambilla, che vive in Lombardia, può rappresentare una cocente delusione: le statistiche ufficiali lo hanno abituato a considerarsi tra i più ricchi d´Italia. L´Istat gli assegna un Pil medio pro capite di 33.400 euro. Forte di questa cifra è convinto di situarsi saldamente al secondo posto tra gli abitanti delle regioni della Penisola, superato solo dai cittadini della Valle d´Aosta. Invece, no. Mai come in questo caso i soldi non fanno la felicità né, tantomeno, il benessere. Infatti, se alla classifica del vecchio Pil, calcolato secondo i parametri tradizionali e sempre più crisi di credibilità, si sostituisce quella del Quars, cioè l´indice della «Qualità regionale dello sviluppo», le cose si modificano radicalmente e quasi si capovolgono.
Il Signor Brambilla precipita all´ottavo posto, superato dagli abitanti del Trentino, dell´Emilia, della Valle d´Aosta, del Friuli, della Toscana, delle Marche e del Piemonte. Nella gara del ben vivere vincono gli emergenti modelli alpino-dolomitici e la tradizionale Italia municipale del Centro-Nord.
questa la nuova mappa della felicità, alla quale in qualche modo dovremo cominciare ad abituarci, se in futuro - come molti indizi fanno pensare - il Pil verrà se non accantonato, affiancato da nuovi indicatori, sociali, ecologici in grado di fornire un quadro molto più attendibile della qualità della vita nel pianeta.
La classifica, elaborata dagli economisti «alternativi» dell´Associazione «Sbilanciamoci» nel rapporto del 2009 che sarà presentato il 3 ottobre a Roma, e che «Repubblica» anticipa, riserva più di una sorpresa: molti che si ritengono ricchi si accorgeranno di aver pagato allo sviluppo un prezzo assai alto in termini di ambiente e sviluppo civile. Qualche regione comunemente ritenuta povera può scoprire di avere un ambiente migliore e più vivibile.
Prendiamo ad esempio una regione come il Lazio, terra del tradizionale pubblico impiego, di servizi e commercio, di rendita e sede degli enti più importanti: con queste caratteristiche il Pil schizza verso l´alto. A guardare i dati ufficiali dell´Istat si collocherebbe al quinto posto in Italia per ricchezza procapite (con ben 30.300 euro medi a testa), ed invece nella classifica del Quars-index precipita al dod icesimo posto, giù nelle posizioni più basse della graduatoria. Se oltre al denaro contante si considera la condizione dell´ambiente il fardello di questa Regione si appesantisce notevolmente facendola precipitare al quartultimo posto.
Cosa fa la differenza? Nel nuovo indice, che piacerebbe al presidente francese Sarkozy che ha affidato ai premi Nobel Amartya Sen e Joseph Stiglitz, il compito di riformare il calcolo del Pil, figurano una infinità di variabili aggiuntive al semplice reddito. In tutto sette: si va dalle emissioni di Co2, alla densità della popolazione, dalla raccolta differenziata alla mobilità sostenibile. Insomma, il concetto è semplice: inutile guadagnare più degli altri se poi ci si ammala di asma bronchiale e si rimane imbottigliati in un autobus affollato e fatiscente. Il Pil suona così come una sonora presa in giro.
Anche il Veneto non regge alla prova qualità della vita. Il mitico Nord Est delle piccole e infaticabili imprese, quando si guarda inforcando le lenti del vecchio indicatore, svetta al sesto posto forte dei suoi 30.200 euro procapite di Pil, ma se si prende la classifica del Quars-Index, slitta mestamente di tre caselle, al nono posto. Non lo trascinano in basso le variabili legate al lavoro (in questa Regione precariato e disuguaglianze vengono ritenute buone tanto da far figurare il Veneto al secondo posto nella speciale sotto-classifica e neanche l´accettabile condizione dell´ambiente), ma lo penalizzano cultura, partecipazione alla scuola superiore, scarse opportunità per le donne.
Se la classifica della qualità della vita per le Regioni ricche può rappresentare una cocente delusione, per quelle già povere il Quars-Index conferma che la somma di sottosviluppo e disgregazione civile, danno vita ad una drammatica miscela. In Puglia, Calabria, Sicilia e Campania dei quaranta indicatori utilizzati per comporre l´indice elaborato da «Sbilanciamoci» solo pochissimi sono sopra la media.
In Campania, ad esempio, il Pil procapite è circa la metà di quello lombardo, questo colloca la Regione al 20° posto, l´ultimo nella Penisola. La lettura del Quars-Index non fa che confermare la maglia nera della patria di Gomorra: maglia nera per gli indicatori ambientali (in buona compagna: perché penultima è la Lombardia) figura tra le posizioni di coda per disuguaglianze e povertà, diritti e cittadinanza, salute, cultura, partecipazione civile (un indicatore dove vengono ponderati la diffusione dei quotidiani, le organizzazioni del volontariato e la presenza dei difensori civici).
Non sorprende che in testa alla classifica domini il modello alpino-dolomitico: qui Pil e Quars si sommano miracolosamente. Il Trentino Alto Adige è il terzo per Pil e il primo in termini di Quars con ottime performance per am-biente, lavoro e partecipazione. La Valle d´Aosta è la regione più ricca d´Italia con un Pil procapite di quasi 34 mila euro e la terza per qualità della vita.
Superano virtuosamente il test del Quars-Index le regioni dell´Italia centrale: qui ad un Pil procapite collocato nelle posizioni di centro classifica corrisponde quasi sempre un miglioramento della posizione in termini di qualità della vita. In questo caso l´utilità dei nuovi indicatori, ai quali ormai stanno lavorando economisti di tutto il mondo e che durante l´estate sono stati posti nell´agenda della Commissione europea, è assai evidente. In Emilia Romagna, Marche, Umbria e Toscana si guadagna mediamente ma si vive bene, tanto da essere collocati ai livelli alti della classifica. Significa che l´apparato pubblico funziona ed è in grado di restituire ai cittadini più di quanto ci si aspetterebbe dalle stime del Pil. In particolare va segnalato il caso dell´Emilia Romagna: quarta per Pil nella classifica generale, ma seconda per Quars.
Anche nelle posizioni di coda, grazie al nuovo indice della qualità della vita, possono emergere piacevoli e confortanti sorprese: come quella che vede la Basilicata, tra le pochissime regioni del Sud, riscattare il proprio basso reddito pro capite con una qualità dell´ambiente che la porta ad essere la terza in Italia (dopo Trentino e valle d´Aosta) e ad affrancarsi dalla schiavitù dei «numeretti» del Pil. La mappa della felicità è solo ai primi passi, ma ha già un´ipoteca sul futuro.