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 2009  settembre 19 Sabato calendario

Il cinodonte papà di tutti i mammiferi. Trovato il fossile di 220 milioni di anni fa - 
 
Le Prealpi bergamasche ci hanno regalato un’altra prezio­sa scoperta

Il cinodonte papà di tutti i mammiferi. Trovato il fossile di 220 milioni di anni fa - 
 
Le Prealpi bergamasche ci hanno regalato un’altra prezio­sa scoperta. «Sono ’solo’ alcu­ni denti – afferma Anna Paga­noni direttore del Museo Civi­co di Scienze Naturali-Istituto di geologia e paleontologia di Bergamo – ma rappresentano una pietra miliare della paleon­tologia nazionale ed europea». Appartenevano a un antenato dei mammiferi, un rettile cino­donte che ha abitato il pianeta circa 220 milioni di anni fa.

«Si tratta – specifica Silvio Renesto dell’Università degli Studi dell’Insubria – di un nuovo genere e specie di cino­donte, che è stato battezzato Gornogomphodon caffii, nome che sta a significare il dente gonfodonte (in riferimento al­la struttura tozza del dente) di Gorno, il comune in Valle Seria­na nel cui territorio affiorano gli strati rocciosi che hanno conservato il fossile». Caffi è il nome del primo direttore del Museo si storia naturale di Ber­gamo.

La classificazione del reperti ha richiesto molto tempo. Non c’erano infatti analogie con le migliaia di denti fossili rinve­nuti nella bergama­sca e in Italia. E’ sta­ta un’operazione condotta in tan­dem da Renesto con Spencer Lucas del New Mexico Museum of Natural History and Scien­ces di Albuquerque (Usa). «Il ri­trovamento – sottolinea Rene­sto – è di notevole importan­za in quanto i cinodonti sono il gruppo da cui prendono ori­gine i mammiferi; si conosco­no pochissimi resti di questi animali in Europa. Questo è il primo ritrovato in Italia». 

Paganoni e Renesto ci trat­teggiano un ritratto del rettile. «Era probabilmente un piccolo animale onnivoro di 30-40 cm di lunghezza – raccontano – che si aggirava fra la vegetazio­ne in cerca di cibo e scavava ta­ne in cui cercava riparo dai grandi rettili predatori del suo tempo. Sulla base delle nostre conoscenze sui cinodonti, po­teva già essere ricoperto di pe­lo anziché di squame, anche se deponeva uova e non produce­va latte come i veri mammife­ri ». Bisogna fare un notevole sforzo di immaginazione per pensare come erano Bergamo e i dintorni 220 milioni di anni fa. «A quei tempi – spiega Re­gesto – l’area delle attuali Pre­alpi era coperta da un mare tro­picale basso e caldo con un fon­dale fangoso, che ospitava una varietà di pesci primitivi e retti­li marini, fra cui ittiosauri e sauropterigi. Nel territorio so­no stati trovati anche reperti di animali terrestri come Gorno­gomphodon 

e i Rauisuchi, gran­di rettili carnivori vagamente simili a coccodrilli, ma con zampe lunghe adatte a correre. Probabilmente questi animali vivevano in ambienti emersi non molto distanti. Il mare – conclude Renesto – era per­corso da bacini più profondi, in cui l’acqua ristagnava. Al fondo veniva quindi a manca­re l’ossigeno. I resti degli orga­nismi che finivano in questi ba­cini venivano ricoperti dai sedi­menti e potevano fossilizzarsi , prima dell’intervento degli or­ganismi decompositori».

Ecco spiegato il motivo del­la ricchezza di reperti paleonto­logici delle Prealpi bergama­sche, la maggior parte dei qua­li sono ospitati nel museo di Storia Naturale di Bergamo, co­me Eudimorphodon ranzii il più antico rettile volante rinve­nuto al mondo e un cervo fossi­le di 700.000 anni fa. Da oggi il museo esporrà anche i resti di Gornogomphodon caffii.