Peppino Caldarola, Il Riformista, 19/09/09, 19 settembre 2009
Di Pietro uguale a Bossi. Populismo all’italiana - Se il rito dell’ampolla del Po si spostasse un po’ più in basso, per esempio sulle rive del Biferno in Molise, scomparirebbe una delle poche differenze fra Lega Nord e Italia dei Valori
Di Pietro uguale a Bossi. Populismo all’italiana - Se il rito dell’ampolla del Po si spostasse un po’ più in basso, per esempio sulle rive del Biferno in Molise, scomparirebbe una delle poche differenze fra Lega Nord e Italia dei Valori. Giovedì pomeriggio Umberto Bossi e Antonio Di Pietro, a poche ore dall’attentato di Kabul, hanno messo in discussione esplicitamente la partecipazione italiana alla missione internazionale in Afghanistan. Ha detto Bossi che «le missioni costano un sacco di soldi e purtroppo anche delle vite umane. E io sono sempre dello stesso parere, a casa quanto prima, entro Natale. difficilissimo portare la democrazia a casa degli altri». Ha detto Di Pietro: «La nostra missione è davvero e solo una missione di pace o si sta trasformando in un’azione di protettorato a favore di una fazione contro un’altra? Noi siamo andati in Afghanistan per aiutare il popolo afgano e non il tiranno di turno a sbarazzarsi dei suoi avversari». La parola "ritiro", che nei giorni di Nassirya nessuno pronunciò, questa volta è risuonata per iniziativa delle due estreme parlamentari a poche ore dalla morte dei sei militari della Folgore. 
Questa convergenza tra Lega e Idv non è solo una coincidenza né l’avverarsi della vecchia tesi che le estreme in fondo si assomigliano. Quando c’era Rifondazione molti analisti (anche noi) si esercitarono sui punti di contatto fra il partito di Bertinotti e quello di Bossi. In particolare uno: stavano nei rispettivi governi alla stessa maniera, un po’ dentro e un po’ fuori, un occhio sempre attento agli umori dello zoccolo duro della base, un rapporto privilegiato ed escludente con il leader della coalizione. La differenza era però clamorosa. Rifondazione era un partito di sinistra che aveva ancora qualche traffico con il comunismo. La Lega era ed è anticomunista e avversaria della sinistra. Questa barriera fra Di Pietro e Bossi è saltata. Lega Nord e Idv stanno l’uno a destra l’altro a sinistra ma non appartengono idealmente e irrevocabilmente al campo le cui fortune si adoperano di accrescere. 
Siamo di fronte a due partiti che hanno in comune molte cose. In primo luogo hanno una leadership forte e carismatica che costituisce il marchio vincente della ditta. In tutti gli altri partiti è possibile mettere in discussione il capo, persino nel Popolo delle Libertà, nella Lega e nell’Italia dei Valori è inconcepibile. Cavalcano entrambi l’antipolitica. Per la Lega questa battaglia è sintetizzata dallo slogan contro "Roma ladrona", per i dipietristi si traduce nello scontro contro la "casta". Sono due formazioni politiche sostanzialmente anti-istituzionali pronte allo scontro frontale anche con il Quirinale (ma anche il Csm o la Chiesa) ogni volta che l’interesse di partito chiama alla battaglia. Sono due movimenti di popolo sorretti da una continua mobilitazione della gente che li segue. Sono due partiti a forte radicamento regionale, la Lega nel Nord, l’Italia dei Valori prevalentemente nel Centro-Sud. Tutti e due, pur essendo formazioni di media forza, non nascondono l’obiettivo di diventare egemoni o prevalenti nel proprio campo. La Lega immagina un Nord interamente padanizzato per il dopo-Berlusconi, Di Pietro si vede a capo di una alleanza che toglie il primato al Pd. Entrambi i partiti sono privi di alleanze internazionali e indifferenti agli scenari mondiali. Se non ci fossero state le inchieste giudiziarie contro alcune sortite dei padani più arrabbiati (sortite che hanno messo in sospetto la Lega di fronte ad alcuni pm), tutti e due i partiti hanno una profonda ispirazione giustizialista. Sulle politiche della sicurezza dicono pressappoco le stesse cose e condussero la stessa battaglia contro l’indulto. Cappio e manette vanno a braccetto. Tutti e due i partiti hanno la medesima idea della comunicazione politica, fondata su frasi ad effetto, su denunce rabbiose, sull’intimidazione dei contrari. 
La rassomiglianza fra le due estreme introduce una novità profonda nel sistema politico italiano. Stiamo assistendo a un vasto processo di omologazione che riguarda le forze più radicali ma investe il cuore stesso del sistema. Viviamo la contraddizione fra la realtà di un bipolarismo feroce e l’affacciarsi di segni di trasversalismo che abbattono antiche frontiere parlamentari. L’analisi dei comportamenti e dei progetti delle diverse forze politiche ci restituisce orami l’immagine di fronti contrapposti che spesso dicono le stesse cose. Pd e PdL si fanno la scimmia l’uno con l’altro, Lega e Italia dei Valori si candidano a soppiantarli rivolgendosi allo stesso mercato elettorale. Sotto la coltre del berlusconismo, che alcuni elogiano e altri avversano, il ceto politico scopre nuove affinità e prepara nuovi scenari. Il giorno dopo la caduta del Cavaliere (domani o fra ventanni) ne vedremo delle belle.