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 2009  settembre 17 Giovedì calendario

UNA RAGAZZA ROM UCCIDE UN ANZIANO PER UNA BANCONOTA


Un solo colpo, dritto al cuore, così preciso da non lasciare scampo. Neppure davanti a un pronto soccorso attrezzatissimo, con medici e infermieri che intervengono immediatamente e per un’ora lottano con la morte.

Mariso Mordini, 72 anni, tessitore in pensione, una mo­glie amatissima, un figlio av­vocato, sussurra poche paro­le: «Mi hanno accoltellato, aiu­tatemi, vi prego». Poi, prima di crollare, guarda la porta d’ingresso per indicare l’assas­sino. Che è lì, poco distante, sotto choc, seduto su un’aiuo­la a guardare nel vuoto. una ragazza di 22 anni. Si chiama Aida Halilovic, origini rom, na­zionalità italiana, precedenti penali per furto, tentata estor­sione e un provvedimento di obbligo di dimora nelle ore notturne come alternativa al carcere. Che ogni sera ignora ed esce di casa, infischiandose­ne della legge, con lei assai in­dulgente, per chiedere l’ele­mosina o tentare raggiri. so­la la notte di martedì e decide di portare con sé un coltellac­cio da cucina, 18 centimetri di lama d’acciaio. In tasca ha 500 euro, uno degli strumenti del mestiere. Chiede agli anziani di cambiarle i soldi e quando accettano lei è brava a confon­dere le idee. Ci prova anche con Mariso Mordini che, alle 1.40, sta uscendo dal pronto soccorso dopo aver accompa­gnato insieme alla moglie Sa­ra, la suocera Zelia, 103 anni, colpita da un malore.

Aida lo blocca: «Per favore, è un’urgenza, può cambiarmi questi soldi». Lui dice di non avere soldi e che ha fretta. Lei insiste. Lui risponde che se non la smette chiama la poli­zia. Lei tira fuori il coltello. «Scellerata, ma che cosa fai», urla il pensionato mentre la rom sferra il colpo mortale con violenza.

Ai poliziotti, più tardi, Ai­da racconterà: «Volevo solo spaventarlo, non volevo ucci­derlo, neppure ferirlo». Poi giura di aver preso psicofar­maci: «Sto male di testa, mi sto curando, le medicine me l’hanno consigliate i dottori».

I problemi di Aida du­rano da sempre. E fi­glia di Delija Halilovic, 40 anni, un giostraio di Mostar diventato fa­moso anni fa in città per aver acquistato in contanti per 800 milio­ni delle vecchie lire una villa in via dei Pioppi, pe­riferia sud della città, una cifra altissima al tempo.

La famiglia Halilovic è immi­grata in Italia negli anni Settan­ta ed è rimasta pur non inte­grandosi perfettamente. Aida aveva avuto problemi con il tri­bunale dei minorenni ed era stata seguita dai servizi socia­li. «Aveva rifiutato però ogni assistenza» dice Alberto Avita­bile, dirigente del Comune.

La giovane rom vendeva pa­nini con la sorella e cercava di raggirare i passanti nei quar­tieri a rischio di via Pistoiese, la Chinatown della città.

Il delitto di ieri ha aperto un nuovo fronte di polemiche a Prato, dove gli extracomuni­tari sono il 20% degli abitanti. « una nuova dimostrazione che la città ha un problema di sicurezza – osserva l’assesso­re alla sicurezza sociale Aldo Milone – ed è per questo che abbiamo chiesto e ottenuto l’arrivo dei soldati, 39 per ora».

L’altra notte all’ospedale, una delle zone più a rischio della città, non c’erano né sol­dati né poliziotti. «Non vo­gliamo un ospedale militariz­zato – dice il direttore del­­l’Usl, Bruno Cravedi – ma lo pretendiamo sicuro. Siamo disponibili a pagare un’inden­nità alle forze dell’ordine per controllare il nosocomio». Ora la parola passa alle istitu­zioni.