Marco Conti, Il Messaggero 17/09/2009, 17 settembre 2009
«NON C’ TEMPO PER NUOVI LODI. GIA’ PRONTA LA SENTENZA MILLS»
Nell’entourage del presidente del Consiglio la caccia al colpevole è scattata ieri mattina appena sul tavolo di palazzo Chigi sono arrivati direttamente da viale Mazzini i dati sugli ascolti registrati la sera prima a ”Porta a Porta”, e non è cessata anche quando in serata è arrivato l’allarme dell’avvocatura dello Stato sulle possibili dimissioni del premier in caso di bocciatura del lodo-Alfano.
Nella memoria difensiva presentata alla Corte Costituzionale l’avvocatura dello Stato, per conto di palazzo Chigi, sostiene che se il lodo-Alfano viene bocciato il premier è a rischio. La sortita non solo mette in evidenza le preoccupazioni che serpeggiano a palazzo Chigi per l’appuntamento del 6 ottobre, ma appaiono come un modo per sgomberare il campo dalla possibilità avanzata anche ieri dall’avvocato e onorevole Pdl Giuseppe Consolo, di un lodo-bis. «Non avremmo nemmeno tempo. In tre ore i giudici di Milano tirano fuori la sentenza-Mills», sosteneva ieri sera uno stretto collaboratore del premier.
Oltre alla ”velocità” della giustizia milanese, si coglie a palazzo Chigi anche la scarsa voglia di sottoporsi nuovamente a quell’analogo e non facile percorso che portò alla formulazione dell’attuale lodo. Un iter che inevitabilmente coinvolgerebbe anche il Qurinale e costringerebbe il presidente del Consiglio a nuove trattative con gli alleati, Fini in testa, che l’altra sera a ”Porta a Porta” non ha trattato con particolari attenzioni.
A complicare il clima, le percentuali non certo da prima serata per l’ammiraglia della Rai che hanno inevitabilmente rinfocolato le polemiche iniziate al momento della decisione della direzione generale di rinviare ”Ballarò”. Un fuoco incrociato di responsabilità, che ha investito il direttore generale Mauro Masi, il conduttore della trasmissione Bruno Vespa e lo stesso presidente del Consiglio. Oggetto del contendere, ovviamente, la scelta di porre la trasmissione nella fascia di maggiore ascolto, così come peraltro avvenuto per due altre precedenti puntate che si sono occupate del terremoto abruzzese.
Nel rimpallo di responsabilità e accuse, che ha ovviamente investito anche la presidenza della Rai e la commissione di Vigilanza, l’unico a sembrare meno preoccupato e dispiaciuto per quanto accaduto, è però proprio Silvio Berlusconi. Ovviamente al premier sarebbe piaciuta una gestione meno traumatica dell’intera faccenda, compresa l’enfatizzazione che a suo giudizio è stata data allo slittamento di ”Ballarò” e ”Matrix”, ma sui dati finali della trasmissione non sembra particolarmente insoddisfatto. Infatti a Berlusconi più dello ”share” interessano le ”quantità” di telespettatori che martedì sera hanno visto la sua performance televisiva. Un’ottica completamente diversa da quella dei vertici-Rai, che invece devono fare i conti con una sconfitta-auditel che ha premiato Canale5 e gonfiato le percentuali delle ”altre” (26%).
Gli oltre 3 milioni e duecentomila spettatori sono però più del doppio di quelli che mediamente si incollano davanti al piccolo schermo in occasione delle tante trasmissioni di ”Porta a Porta”. Se poi si valutano i 16 milioni di contatti che ci sono stati nel corso delle quasi tre ore di trasmissione, il Cavaliere trova qualche ragione per consolarsi, visto che ha condiviso appieno la scelta della prima serata rifiutando l’idea - consigliata da qualche arguto collaboratore - di una diretta tv pomeridiana da mandare in onda propria al momento della consegna delle casette alle famiglie di terremotati. Proprio perché la decisione di far smontare in tutta fretta i mezzi per le dirette televisive, è stata pienamente condivisa da Berlusconi, che ha preferito concentrarsi sull’appuntamento serale.
Su quel «farabutti» pronunciato in diretta, il premier si è morso ieri più volte la lingua e ha cercato di ridimensionarlo ai soliti giornalisti di carta stampata. Mentre ieri non sembrava pentito dei modi con i quali ha liquidato il difficile rapporto con Gianfranco Fini. Nelle agende dei due non c’è ancora traccia dell’annunciato incontro.