Guido Vitiello, Il Riformista 16/9/2009, 16 settembre 2009
CHE BRUTTA FINE HA FATTO FRANCESCO MERLO
(Francesco appoggia caldamente quest’articolo per il FdF)
Si può anche scrivere da Parigi, citare Stendhal e aver fama di penna sopraffina: ma non ci son santi, quando si riconduce la cattiva politica a malformazioni e difetti fisici - sia pure con un argomentare tortuoso, ellittico, ammiccante - le narici più addestrate avvertono un lezzo antico e tutt’altro che gradevole, che se non è proprio da libellistica "nera" poco ci manca. il caso dell’articolo di Francesco Merlo su Repubblica del 14 settembre, "I ministri dell’Astio e l’assalto alla cultura".
Poco conta che il punto d’avvio di Merlo sia ineccepibile - e cioè che Bondi, Brunetta e altri parlino spesso a sproposito, e con un sovrappiù di bile - e ancor meno conta il merito del dibattito sulla cultura, già che con la sua spacconeria il ministro della Pubblica amministrazione riesce infallibilmente a sabotare anche le mezze verità in cui gli capita di inciampare.
Per l’opinionista di Repubblica il punto è un altro: i due ministri hanno «un conto aperto con la natura e la società» - Brunetta perché è nano, Bondi probabilmente perché è pelato - e questo svantaggio fisico, unito a qualche falla sociale, si traduce in un protervo desiderio di rivalsa, a spese di tutti quelli con cui la natura è stata più generosa (di centimetri e capelli).
Nella galleria di ritratti dei suoi padri nobili la sinistra può dare il benvenuto a un volto nuovo, quello di Cesare Lombroso, ingentilito da un tocco di psicoanalisi. la nemesi del berlusconismo: tanto il Cavaliere ci ha ossessionati con il suo corpo, i suoi trapianti, i suoi lifting, che finiremo per sottoporre i candidati a un esame antropometrico, con in mano il compasso del frenologo - non sia mai che i brutti e i deformi vogliano inquinare la vita pubblica con i loro risentimenti.
La maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo: Bondi e Brunetta sono per Merlo «giganti in esilio dentro corpi politicamente troppo angusti». Specie il secondo, un «sovrauomo» che «non sopporta la bassezza degli indici di produttività» - altra gomitatina di ammiccamento, altra risata - e che come il Giudice di De Andrè deve rivalersi sul mondo per la sua taglia ridotta. Perché stupirsene, d’altronde? La storia, assicura Merlo, è prodiga di esempi: Brunetta attacca la Cultura (o bisognerebbe dire, con Fumaroli, le maestranze dello Stato culturale?) proprio come faceva Goebbels, il quale - guarda caso - «era piccolo, nero e zoppo».
Naturale che Bondi il pelato sia della partita, giacché il coniatore della famigerata espressione "culturame", Mario Scelba, «era calvo e rotondo come un arancino».
Ripreso da tutta una galassia di siti e di blog, l’articolo è stato applaudito dagli stessi che saltan su tutte le furie - spesso a ragione, quasi sempre con un sospetto eccesso di pedanteria - se Berlusconi assesta qualche battutaccia su minoranze e categorie svantaggiate. Spiriti nobili che, senza batter ciglio, non riescono a menzionare il ministro Brunetta senza chiamarlo «nano malefico» e tutti i giorni non riescono a rimproverare di meglio a Giuliano Ferrara se non la sua obesità (anche se il direttore del Foglio, uomo di spirito, continua imperterrito a firmarsi con un elefantino come già fece Otto Neurath).
Finché a pescare in questo arsenale erano uomini della destra più becera gabellati per progressisti come Marco Travaglio, finché questi umori allignavano tra le file di quel Partito Unico dei Rosiconi che è l’Italia dei Valori o erano appannaggio di rozzi propagandisti come Grillo, con i suoi «Alzheimer» e i suoi «nano bavoso», ci si poteva voltare dall’altra parte, tutt’al più con qualche amarezza per le cadute di stile come il «mini-ministro» di Furio Colombo e l’«energumeno tascabile» di Massimo D’Alema.
Ma che sia Merlo a dare l’avallo a tutto questo, senza neppure l’alibi della satira, e a ricamarci sopra una psicopolitica miserella che fa rimpiangere la «teoria dei brevilinei» di Amintore Fanfani, questo proprio no: come si dice, corruptio optimi pessima, nulla è peggiore della corruzione dei migliori. Tanto più che il corollario del ragionamento è un insidioso boomerang: se i nani rischiano di diventare biliosi, bene fa Berlusconi a candidare veline e soubrette, la loro primavera di bellezza certo le preserverà dal rancore.